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Speciale Campiello Giovani – Intervista a Paola Vivian

Creato il 01 luglio 2013 da Sulromanzo
Autore: Elena SpadilieroLun, 01/07/2013 - 11:30

Premio Campiello Giovani 2013Immaginate di essere un uomo che mangia sedici palline di cioccolato ricoperte di cocco. Avete capito bene, sedici palline. Il tutto mentre siete seduti nella vostra Audi A6. Sembra un quadro piuttosto grottesco, all'apparenza semplicemente eccentrico, eppure dietro c'è molto di più: perché il soggetto in questione è uno stupratore seriale e se ne sta lì, seduto nella sua macchina, a osservare le sue ex vittime. Una di queste ha avuto una figlia, una bambina un po' introversa, che riesce ad aprirsi grazie all'incontro con la sua babysitter, una giovane fotografa, la quale ha la capacità di capire le persone, la loro vera essenza. Diciassette e cinquantaquattro è una storia di speranza.

Almeno così la definisce la sua autrice, la giovane Paola Vivian, una dei cinque finalisti del premio Campiello Giovani. Nelle scorse settimane, abbiamo proposto le interviste a Ilaria Catani e Valentina Giuliano, ora è il turno di Paola Vivian, di Marostica (Vicenza), che ci presenta un racconto che parla di violenza, ma anche di felicità. Non si tratta di una felicità perfetta, e nemmeno di una vicenda con un lieto fine: stiamo parlando piuttosto di quei momenti di felicità temporanea, pressoché “trascurabile” (per citare il titolo di un bel libro Einaudi di Francesco Piccolo, Momenti di trascurabile felicità), che quasi non percepiamo, ma ci sono, sono concreti, li viviamo più o meno consciamente e li custodiamo anche quando sono passati, lontani da noi. L'autrice ha confezionato uno scritto cupo, sinistro, permeato da uno strano e angoscioso senso di morte, contro il quale l'esistenza e le sue spinte vitali sembrano trovare sconfitta...

Paola, hai affrontato un tema forte e anche complesso nel tuo racconto. Non è facile delineare la psicologia di uno stupratore e il suo rapporto con le vittime. Ti sei documentata da qualche parte, hai letto del materiale sull'argomento? Ti sei ispirata a qualche fatto di cronaca oppure è tutto frutto della tua fantasia?

Qualsiasi scelta o azione umana è difficile da comprendere e da descrivere. Ciò che più mi affascina nella scrittura è l’indagare, il guardare dentro le persone e cercare di descrivere la loro essenza. Tutti i personaggi sono ugualmente complessi da delineare; descrivere uno stupratore ha richiesto lo stesso sforzo che ho dedicato agli altri protagonisti. Lo stupro è un argomento di cui si parla molto, ma su cui forse si riflette poco. Chi stupra una donna la distrugge, con conseguenze che vanno molto al di là dei danni fisici. Nel mio racconto ho cercato di delineare la personalità non solo della vittima, ma anche del carnefice, concentrandomi soprattutto sui piccoli ed inquietanti particolari che scandiscono la sua vita. Il mio racconto è completamente inventato, e non ho la pretesa di aver scritto qualcosa di “scientifico”, quindi non ho svolto particolari ricerche. Spero, comunque, di essere stata sufficientemente realistica.

So che questo è il tuo primo racconto pubblicato, ma che ne hai molti altri conservati nel tuo computer e nei tuoi quaderni. C'è qualcuno di questi testi che pensi di proporre prossimamente, dopo la bella esperienza del Campiello?

Il mio problema principale è che scrivo troppo, ma concludo troppo poco. Inizio molti racconti, ma raramente una storia mi convince a tal punto da terminarla. Anche perché scrivere richiede del tempo, e io ultimamente non ne ho molto. Dopo la maturità, però, spero di potermi dedicare di più alla mia passione più grande. Vorrei provare a scrivere un testo più lungo, e se dovessi essere soddisfatta dal risultato, sarebbe bellissimo pubblicarlo.

Paola Vivian, Campiello Giovani
Per come la percepisci tu, la scrittura è un mezzo per relazionarsi con il mondo e anche con se stessi, per scavare dentro di sé, facendo emergere il proprio io, le proprie emozioni e i propri pensieri. Quindi comporta anche un arricchimento, personale ed esterno. Eppure, non di rado si ha la sensazione che le logiche di mercato e vendite abbiano la meglio su questa funzione primaria della scrittura. Cosa ne pensi a riguardo?

Senza dubbio la scrittura è influenzata dal mercato, dai desideri degli editori, da ciò che vende di più. La questione però fino ad ora non mi riguarda: scrivo perché mi piace, perché mi fa sentire bene. Non avendo ancora pubblicato, sono completamente libera di scrivere ciò che sento. Ed è bellissimo: posso sfogarmi, vivere centinaia di vite attraverso i miei personaggi, riflettere su quello che mi succede, estraniarmi dai miei problemi o conoscerli più da vicino. Spesso, scrivendo, scopro cose nuove di me. Non conosco ancora le difficoltà della scrittura professionale, l’ansia di dover scrivere qualcosa per vendere.

Come ti vedi “da grande”? Pensi di puntare tutto sulla scrittura o hai qualche altro sogno nel cassetto?

Vivere di scrittura sarebbe quello che desidero di più, ma so che non è facile. Se non dovessi riuscirci, spero di rimanere a contatto con il mondo dei libri: lavorare in una casa editrice o in una libreria, ad esempio, mi piacerebbe moltissimo. Un’altra cosa che mi attira è il giornalismo, che sto sperimentando a livello locale e che ritengo un modo valido per far sentire la propria voce.

Se dovessi fare una top five dei tuoi libri preferiti, cosa mi risponderesti?

È una domanda difficile, leggo molto e tutti i libri, anche quelli meno belli, mi lasciano in qualche modo un segno. Il Piccolo Principe è sicuramente un capolavoro, che non mi stanco mai di leggere. Ha centinaia di significati ed è perfetto nella sua semplicità. Poi mi sono piaciuti moltissimo Orgoglio e pregiudizio, Anna Karenina, L’eleganza del riccio, Mille splendidi soli e molti altri. Ne dovrei citare a decine, ogni libro racchiude un mondo che vale la pena di visitare.

Hai espresso un'opinione favorevole sul Campiello, un premio che incoraggia i giovani «non solo a parole, ma anche nei fatti». Hai la stessa opinione di tutti gli altri premi letterari? Che ne pensi dello Strega, per esempio?

Senza dubbio il premio Strega incoraggia ed incentiva gli scrittori. Non avendo partecipato ad altri concorsi letterari importanti posso raccontare solo della mia esperienza al Campiello Giovani, che mi ha lasciato ricordi ed emozioni bellissime. Infatti i giovani sono realmente i protagonisti e vengono premiati per il loro talento, cosa che purtroppo non succede spesso. Ma per fortuna ci sono delle eccezioni.

 

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