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Speciale Campiello Giovani – Intervista a Valentina Giuliano

Creato il 17 giugno 2013 da Sulromanzo

Autore: Sandro PezzelleLun, 17/06/2013 - 11:30

Premio Campiello Giovani 2013
Valentina Giuliano, con il suo racconto Ibrido di fuoco, è uno dei cinque finalisti alla diciottesima edizione del Campiello Giovani, importante concorso letterario per scrittori under 22 che si concluderà sabato 7 settembre, con la proclamazione del vincitore al Gran Teatro La Fenice di Venezia. «Ho scritto Ibrido di fuoco nel giro di pochi giorni – racconta Valentina – e l’ho inviato il giorno stesso della scadenza del concorso. Essere stata selezionata tra i primi cinque è qualcosa che va al di là di qualsiasi mia aspettativa; non ho mai pensato alla scrittura come a un mezzo per impressionare gli altri, è sempre stata una cosa personale, intima, e tutto questo mi sembra ancora così strano, e bellissimo».

Valentina ha 18 anni e vive a Salzano (VE), frequenta il liceo classico “Franchetti” di Mestre ed è alla sua prima partecipazione a un premio letterario. Ci confida che scrivere, per lei, è più un bisogno che una passione; è il suo modo di sfogare la rabbia, elaborare il dolore, imparare a conoscersi. Tra le sue cose preferite, Valentina sceglie l’azzurro e le fredde giornate d’inverno, ascoltare la musica durante le sue letture e mantenere sempre il controllo su ciò che le accade attorno. Ci racconta il suo Ibrido di fuoco come la storia di Cassie, un’adolescente che rimane coinvolta nel tragico incendio che devasta gran parte del suo villaggio e che uccide tutta la sua famiglia. Lacerata dal dolore, Cassie precipita in un limbo di incubi e di fiamme, costretta a rivivere in continuazione il giorno dell’incendio, ignara delle bruciature che le deturpano il corpo, ignara anche di se stessa. Neppure Edmund, il medico dalle mani bruciate che sembra conoscerla così bene, riesce ad aiutarla, finché la realtà non s’insinua inarrestabile tra i suoi ricordi, e con la consapevolezza di ciò che le è accaduto arriva anche l’agonia, il senso di vuoto e d’abbandono, troppo grandi da sopportare.

La giuria ha ammesso alla finale il suo racconto definendolo come «un affresco stupefacente e perturbante, un quadro reale e metaforico, fors’anche una lettura allegorica della nostra contemporaneità. Potente, scabroso, assolutamente accecante».

Valentina, partiamo da qui. La giuria che ti ha ammesso alla cinquina ha usato 3 aggettivi “forti” per definire il tuo Ibrido di fuoco.

Di sicuro è un giudizio che mi ha molto colpito. Non avrei mai pensato di sentirmi dire cose del genere mentre scrivevo questo racconto. Il solo pensiero che il prodotto di ciò che più amo fare possa essere davvero apprezzato anche da altre persone è tuttora sorprendente per me. Non posso che dirmi soddisfatta del risultato.

E se dovessi provare tu? Con quali 3 aggettivi lo descriveresti?

Sceglierei prima di tutto complicato. Complicato come l’insieme di vicende, situazioni, sentimenti che succedono a Cassie, che la investono in pieno senza che lei riesca più a tirarsene fuori. Per lei tutto questo diventa presto un’ossessione, un tormento. Il secondo aggettivo è irrisolto. Cassie non riesce a ricucire completamente questa ferita; per farlo ha bisogno di tanto tempo, di tanta pazienza e comprensione nei confronti di se stessa. Infine, dico surreale. La protagonista, per difendersi dal dolore, ritorna nel luogo dove sono morti i suoi genitori, un luogo dove si uniscono e confondono sogno e realtà. Tutto il racconto è basato sulla compresenza di queste due dimensioni, che si mescolano in modo inscindibile.

Campiello Giovani, Valentina Giuliano
La protagonista di Ibrido di fuoco è un’adolescente come te. Suppongo ci sia qualcosa in più di una semplice coincidenza. Vuoi raccontarci chi è Cassie e come te la immagini?

Cassie è una ragazza normale, che crede di condurre una vita assolutamente normale fino al momento della catastrofe. Questa tragedia la cambia radicalmente, perché la obbliga a trovare dentro di sé una forza nuova, sconosciuta, che annulla tutto ciò che lei era prima. Nel racconto non riesce a riprendersi psicologicamente; forse si intuisce che un giorno ci riuscirà, ma le servirà tanto tempo. Anche la sua condizione esteriore, il suo corpo per metà bruciato riflette quello che lei sente dentro di sé: una condizione di impotenza che al momento non riesce a sconfiggere.

Posso chiederti come ti è venuta in mente questa storia? Se c’è stato un episodio particolare, qualche libro letto… è senz’altro un racconto forte, impegnato.

Qualcuno mi dice spesso che devo avere una specie di fissazione per trame non convenzionali, talvolta “catastrofiche”. In effetti, non è la prima volta che scrivo un racconto con argomenti piuttosto impegnati; mi piace raccontare storie che restano sempre un po’ a metà, che non vengono risolte completamente. E poi non mi piacciono i racconti a lieto fine. O meglio, ancora non li so scrivere, anche se non nascondo che vorrei riuscirci, prima o poi. D’altronde anche le letture che scelgo riflettono questo mio orientamento: preferisco senz’altro le trame che non si risolvono del tutto, che lasciano spazio per pensare. Non mi piacciono le storie che riempiono tutti i vuoti.

Prima di salutarci, posso chiederti qual è il tuo libro preferito?

Espiazione, di Ian McEwan.

 


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