Mirta ha vent'anni. È intelligente, bella, con una famiglia normale alle spalle. Un giorno conosce Robin, dieci anni più di lei, affascinante, misterioso. È il colpo di fulmine. Gli ingredienti del loro rapporto sono un grande amore e l'eroina. Saranno fatali per entrambi. Si erano giurati di non lasciarsi mai e Mirta mantiene la promessa. Qualche giorno dopo il funerale, esce dalla tomba, ma di Robin nessuna traccia. Lei si accorge di essere cambiata, ormai fa parte della schiera fittissima dei sopramorti, quelli che non trovano pace. Ma per sopravvivere ha bisogno di mangiare. È la carne umana che le dà forza, la carne e il sangue. E la fame aumenta.
Recensione
Della Palazzolo avevo letto "Nel bosco di Aus": la trama non è nelle mie corde, ma lo stile narrativo mi ha intrigata parecchio, con le frasi monche quasi a seguire il flusso dei pensieri della protagonista. Mi ha colpita anche il senso di inquietudine strisciante, la sensazione di un pericolo intangibile eppure vicino, decisamente angosciante. "Non mi uccidere" è nato sei anni prima e, pur immaginando un'opera meno matura, vi ho trovato decisamente poco di quello che mi era piaciuto dell'opera più recente.
Il romanzo si apre su un doppio funerale, quello di Mirta e di Roberto, giovani innamorati morti improvvisamente in un incidente. Il punto di vista si sposta subito dal narratore onnisciente alla prima persona di Mirta, che si risveglia da quello che sarebbe dovuto essere il suo sonno eterno. Ovviamente confusa, cerca di capire cosa le sia capitato, ripercorrendo con la memoria gli avvenimenti del suo passato recente.
Oltre 426 pagine di vaneggiamenti di una rediviva noiosetta e stupidina sono decisamente eccessive: le pecche sono così tante che non so da dove cominciare.
Potrei partire dalla relazione di Mirta con il drogato Robin, che fa tanto "Perchéééé lo faaaai?", Masini docet. Sarebbe stato carino negli anni '80, ma oggi è decisamente un cliché superato: all'io ti salverò non crede più nessuno.
Potrei continuare con l'oscura galleria d'arte che foraggia il nostro Robin, che non si capisce che ruolo ricopra e soprattutto dove vada a pescare i soldi per farsi.
C'è l'ammore di Mirta che la fa scendere allo stesso livello di Robin, se ti buchi tu mi buco anch'io - ma per favore bucami tu perché io ho paura. Tremendo. E di questo ammore il romanzo è pieno, ma a pagina 426 siamo ancora lì a chiederci cosa Mirta trovasse in Robin e perché questo ammore era così grande. Mah.
C'è che la rediviva decide di scomodare, nei suoi sproloqui, nientemeno che Wittgenstein, per gli amici "Witt". Nel 2002, certo, non c'erano mica gli Uàn Dairèscion. Lui sì me lo immagino a rivoltarsi nella tomba per essere stato coinvolto, suo malgrado, in questo delirio.
C'è che non succede niente fino a pagina 130 circa - a parte Mirta che esce dalla tomba, ma è un po' scontato dopo aver letto la trama. E 130 pagine di soliloquio sono come il noto cinghiale sullo stomaco della pubblicità del digestivo.
C'è che per tutto il romanzo Mirta parla come fosse ubriaca, con in aggiunta uno sdoppiamento di personalità stile Dottor Jekyll e Mr Hide, un incubo. Tutto quello che succede avrebbe potuto essere raccontato in metà pagine e ancora sarebbe stato troppo.
E quando finalmente arriva colei che potrebbe essere in possesso delle Risposte, zac, finisce il libro, lasciandoti in sospeso con altre Domande.
Da brividi la trovata del sonno: Mirta non dorme mai, perché non ne avverte la necessità. Arriva un'altra non-morta che le dice Ma sei matta? Devi dormire! E Mirta crolla, nel momento meno opportuno, ovviamente. Per quanto sia curiosa di quello che potrebbe succedere nel prosieguo e per quanto vorrei conoscere le Risposte, rinuncio volentieri alla lettura della trilogia. Tempo perso.
Giudizio:
+1stella+Dettagli del libro
- Titolo: Non mi uccidere
- Autore: Chiara Palazzolo
- Editore: Piemme
- Data di Pubblicazione: 2012 (ristampa della prima edizione del 2005)
- Collana: Paperback Adulti
- ISBN-13: 978-88-566-2723-7
- Pagine: 427
- Formato - Prezzo: Brossura - 11 Euro