In apertura di questo speciale abbiamo affermato che in Julia il rispetto del concept della serie, la densità del caso investigativo e la sua posizione privilegiata rispetto alla linea relazionale nell’economia del racconto, > LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="354" width="270" alt="SPECIALE Julia e il detection italiano Nella mente del mostro: antagonista e concept della serie >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-48512" />fanno di questa serie un modello di impianto drammaturgico che rispetta pienamente il genere di riferimento. Resta da considerare in modo più approfondito l’ultimo elemento in gioco: l’Antagonista.
I primi due numeri di Julia-Le avventure di una criminologa, pubblicati nel 1998 [1] , di fatto possono essere considerati come l’episodio pilota della serie.
Nel pilota la criminologa Julia Kendall incontra per la prima volta Myrna Harrod, una serial killer lesbica che uccide giovani donne per sfogare l’odio nei confronti della madre, che l’ha abbandonata quand’era bambina, costringendola così a vivere con il padre, un sadico ossessionato da una sua particolare interpretazione dalla fede cattolica, che ha tormentato la sua infanzia e l’adolescenza della ragazza con ripetute punizioni corporali e abusi psicologici. Myrna, feroce e spregiudicata, dall’intelligenza sopra la media, riesce a depistare le indagini e a confondere persino Julia, indirizzando i sospetti su suo padre, Tom Harrod, gestore della palestra in cui anche lei lavora e che è frequentata da una delle vittime.
Nel primo episodio Myrna , dopo uno scontro con Julia, riesce a sfuggire a un agguato della polizia durante il quale suo padre, che morirà in ospedale in seguito a delle complicazioni cardiache, resta ferito. Nel secondo episodio Myrna tenta di uccidere la madre, Priscilla Colby, ricoverata in ospedale psichiatrico. In quella occasione ha un secondo scontro ai ferri corti con Julia,
Già nel secondo episodio la retrostoria dell’Antagonista viene curata con grande attenzione.
Il punto di vista della ricercatrice protagonista della serie, infatti, è quello di chi vuole comprendere le motivazioni di chi commette il crimine. Il concept della serie è chiaro, ben strutturato e, cosa essenziale, resta immutato nel corso delle stagioni (se di stagioni possiamo parlare trattando di una storia a fumetti): la comprensione del male, non la sua giustificazione.
La prossimità con i parenti delle vittime, e il conseguente legame morale tra la vittima e il ricercatore, il colloquio con i sospettati, l’interrogazione ostinata della scena del crimine, le riflessioni sugli indizi e le conseguenti ipotesi investigative hanno come scopo il delinearsi di un dibattito tematico profondo: la comprensione dell’abisso del male e delle motivazioni di chi vi precipita dentro.
Julia è il tramite tra il mondo criminale e la giustizia. Nel terzo episodio della serie, intitolato “Nella mente del mostro”, contrariamente a quanto abbiamo potuto constatare nel corso della veloce analisi del modello italiano fornitoci da Donna Detective, mentre la linea di trasformazione relazionale della protagonista è limitata per far spazio alla gestione del caso, il punto di vista del colpevole e la sua storia pregressa diventano protagonisti. Myrna Harrod assume il ruolo di voce narrante, incaricata di farsi portavoce in prima persona dell’esplorazione del dramma del crimine. Questa particolare scelta drammaturgica, espressione di grande efficacia narrativa, ha come esito una narrazione che utilizza la forma del detective inverso ((Augusto Bruni, Luigi Forlai, Detective Thriller e noir, Dino Audino Editore, Roma 2003.)), il quale rende partecipe il lettore fin dall’inizio di tutti i fattori che compongono la storia del crimine: l’identità del colpevole, il suo movente e le circostanze in cui il crimine viene commesso. Myrna Harrod è feroce e spietata, è un carnefice che, però, ci rende partecipi del suo passato di vittima. D’altra parte la profonda comprensione delle abilità dell’Antagonista e la conoscenza dettagliata dei suoi piani contro il ricercatore creano una forte suspense sull’esito del conflitto e un accrescimento dell’empatia nei confronti dell’ignaro ricercatore che sta andando incontro a un avversario che appare ancora più temibile e pieno di risorse. La minaccia non è più una minaccia senza nome che può essere facilmente aggirata dal ricercatore, ma è incarnata in un personaggio solido e ben costruito che contende al ricercatore stesso i favori del pubblico. Dopo queste inquietanti sequenze d’apertura vediamo Julia solo per poche tavole, l’attenzione torna subito a Myrna, ospite a casa di una donna che è divenuta sua amante, senza che il marito di lei sospetti nulla. Il ritmo della storia procede scandito dalla voce fuori campo di Myrna che racconta la sua infanzia da incubo e la sua ossessione per la morte. Un nuovo attacco dell’antagonsita nei confronti di Julia Tornata libera, Myrna viene come sbalzata fuori dalla storia per un tempo indefinito per poi tornare, nei rari episodi che le vengono di tanto in tanto dedicati, utilizzando identità sempre diverse. La belva, il Male senza nome, che cambia volto e sembianze, che pare inarrestabile e che sempre torna ad attaccarci, il Male con il quale Julia ha scelto di confrontarsi, il vero antagonista della storia, viene reso qui in maniera oggettiva nei panni di una donna feroce e spregiudicata, capace di confondersi tra la gente, in grado di manipolare gli altri e di servirsene per i suoi scopi. Il concept della serie è incarnato nella presenza oggettiva della Belva, che deve essere compresa per poter essere fermata. Presente e protagonista dell’arco narrativo della storia, oppure incarnata come minaccia implicita nei panni del criminale di puntata, la presenza della Belva alimenta la linea di racconto sotterranea rappresentativa del dibattito tematico insito nel concept della serie: l’interrogazione ostinata del Male. Lo sviluppo del racconto degli attacchi dell’Antagonista principale, Incarnazione dell’ambiguità e dell’imprevedibilità della belva, Myrna Harrod, il Male che interroga se stesso, ci offre l’esempio concreto di un antagonista solido attraverso il quale è possibile innescare un intreccio che renda conto dell’impianto tematico su cui si innesta una narrazione detection che abbia tutte le carte in regola per definirsi tale. [SPECIALE Julia e il detection italiano - FINE] Note:
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Il ricercatore ricostruisce con meticolosità la storia del crimine andando a ritroso nella delineazione della dinamica del delitto che non appare qui come un episodio irrelato, sbalzato fuori dal contesto sociale e relazionale in cui si è trovato a vivere chi quel crimine lo ha commesso.
Il risultato è da una parte un nuovo processo di immedesimazione che stavolta riguarda il lettore e l’antagonista, ma anche una ancora più profonda immedesimazione del lettore con il ricercatore il quale sta per correre dei pericoli di cui solo il lettore è a conoscenza. Il lettore immedesimandosi con il peccatore riesce a comprenderne a fondo le motivazioni esistenziali.
E’ quanto accade in questo terzo episodio della serie che si apre con una sequenza ambientata in un supermercato dove Myrna Harrod, travestita e con tanto di parrucca ora nei panni di Sophie, una commessa del negozio, attraverso le didascalie che funzionano come voce fuori campo, racconta direttamente al lettore i soprusi subiti dal padre durante l’infanzia e l’adolescenza:
Myrna, la terribile serial killer incontrata nei due episodi precedenti, svela al lettore il suo passato di adolescente inerme nelle mani di un genitore violento e sociopatico. Subito dopo Sophie – Myrna resta vittima di un ricatto sessuale da parte del direttore del supermercato dove lavora e se ne libera facendolo precipitare nel vuoto dall’attico nel quale si era appartata con lui fingendo un adescamento sessuale. Subito dopo il lettore segue ancora Myrna, la vede camminare indisturbata per le vie della città, viene messo a conoscenza delle sue fantasie macabre e la osserva raggiungere la casa di Julia Kendall. Myrna la spia indisturbata, intanto la voce fuori campo rivela al lettore i piani dell’antagonista nei confronti di Julia: Myrna, attratta da Julia, intende rapirla e ucciderla.
Mano a mano che la storia procede il lettore viene a conoscenza di molte informazioni sul passato di Myrna e allo stesso tempo ha una dimostrazione pratica della sua abilità nel manipolare le persone e della sua ferocia omicida. Il cliffhanger seminato all’inizio, la minaccia che incombe su Julia, inconsapevole del fatto che Myrna è ancora a Garden City, si carica di tensione via via che la storia procede mostrando l’escalation di violenza e morte a cui Myrna si abbandona, senza che nessuno possa opporvi resistenza.
Nel frattempo a casa di Julia arriva in visita Norma, la sorella indossatrice alla quale Julia è profondamente legata. La posta in gioco si alza notevolmente, le due storie, quella della ricercatrice e quella dell’antagonista, avanzano su due binari paralleli fino alla resa dei conti. Myrna rapisce Norma e così riesce ad attirare Julia in un luogo isolato dove le confessa ancora una volta il suo amore e minaccia ancora una volta di ucciderla. Il tempestivo intervento di Weeb e della squadra di polizia salva la situazione e Myrna viene arrestata. L’episodio si conclude con la voce fuori campo di Myrna, la quale rende partecipe il lettore dei suoi ultimi pensieri nel momento dell’arresto, che agisce come cliffhanger della linea orizzontale del crimine. Veniamo così a sapere che la partita tra Julia a la Harrod non è conclusa, che ci saranno degli sviluppi, anche se non immediati.
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