Non perdetevi Porco Rosso di Miyazaki Hayao, il film di animazione giapponese prodotto nel 1992. Dovete vederlo perché è un grande esempio di scrittura per il cinema e vi piacerà anche se non avete mai considerato il cinema di animazione (io comunque non entro nel merito dell’animazione e del disegno, non ci capisco).
Il film ha una sceneggiatura molto bella e alcuni personaggi, soprattutto il protagonista Marco Pagot, nel presente della vicenda però conosciuto da tutti come Porco Rosso, sono delle vere perle.
Porco Rosso è un aviatore abilissimo, è stato un asso dell’Aeronautica italiana durante la Grande Guerra e ora – siamo nel 1929 – vive facendo il cacciatore di taglie, ai danni dei piloti-pirati di idrovolanti che infestano il Mare Adriatico.
Porco Rosso è chiamato così perché si è trasformato in un uomo maiale per una maledizione che, dopo la Grande Guerra, è caduta su di lui. Non sappiamo quale sia questa maledizione, né quali siano le cause precise che hanno portato Marco a vivere così, solitario, nei cieli e, quando non è in missione, in una piccola isola della costa dalmata: intuiamo solo che gli orrori della guerra l’hanno trasformato, trasfigurato, appunto. Come ha scritto Paolo Mereghetti sul Corriere del 11 novembre 2010:
l’impermeabile con il bavero rialzato e la cintura stretta in vita sembra uscita dall’armadio di Bogart e il gusto di fare a cazzotti rimanda al John Wayne più epico, quello di La Taverna dei sette peccati o di Un uomo tranquillo.
Soprattutto, come ogni solitario che colpisce e lascia il segno sui lettori (oh, sugli spettatori, scusate) Porco Rosso è uno di quelli che James Wood ha definito “personaggi opachi”1 quelli insomma, che devono il loro fascino ma anche la loro credibilità narrativa al fatto di non esplicitare la spiegazione causale che li muove e che muove l’intreccio. Stephen Greenblat nel suo Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico ha scritto che Shakespeare si rese conto che avrebbe potuto amplificare l’effetto delle sue storie “solo se avesse sottratto dall’intreccio un elemento esplicativo chiave, occultando così il principio logico, la motivazione, o il principio etico che spiegava il dipanarsi dell’azione. Il nuovo principio non era la costruzione di un mistero da svelare, ma la creazione di un’opacità strategica“.
Ecco, fatte le debite proporzioni, il personaggio di Porco Rosso funziona soprattutto per questa sua splendida opacità: sappiamo che è uno dei buoni della storia, ma non sappiamo esattamente cosa lo muova, cosa lo avvicini e allontani da Gina - la donna che vive nell’hotel sull’isola con un passato di amori interrotti dalla morte e che è innamorata di Porco Rosso.
Come ricorda Mereghetti, Porco Rosso assomiglia un po’ anche al Rick Blaine (Humphrey Bogart) di Casablanca e la stessa atmosfera del film di Miyazaki ha il fascino del mondo europeo fra le due guerre, con i fascismi brulicanti per l’Europa, la crisi economica, le folle nazionaliste.
E ovviamente Porco Rosso è antifascista: anche qui, nessuna teorizzazione del perché è antifascista. E’ antifascista e basta; verrebbe da dire per istinto. Come John Belushi in The Blues Brothers diceva: “I hate Illinois Nazis” (odio i nazisti dell’Illinois), Porco Rosso, in un momento memorabile del film, dice all’amico pilota che lo invita a tornare nell’Aeronautica militare italiana per porre fine alle sue peregrinazioni: “Piuttosto che diventare un fascista meglio essere un maiale”.
Oltre alle scene della caccia ai pirati aerei sull’Adriatico, a quelle dei duelli sugli idrovolanti con l’americano Curtis (che si dichiara più volte a Gina ma che Gina respinge solo perché aspetta un altro uomo “che vola quassù ma non si ferma mai”), alla meravigliosa scena del sogno-visione raccontato da Porco Rosso che vede, come in una scia di stelle tutti i piloti – amici e avversari – morti nella carneficina della Grande guerra, oltre a questi momenti, impagabili sono i minuti del film ambientati a Milano.
Una Milano industriale che si snoda sui navigli, ancora non interrati. Milano dove Porco Rosso va con il suo aereo malandato per una riparazione accurata affidata alla ditta Piccolo, dove lavora Fio, ragazzina supervitale specializzata in aerei che seguirà l’eroe nel seguito della storia, esercitando su di lui anche una certa, contenuta, attrazione femminile. Una Milano che, al momento della partenza dell’idrovolante rimesso a nuovo, con la polizia segreta fascista che insegue Porco Rosso, si trasforma addirittura, inventandosi un centro attraversato da un grande fiume.
No, non perdetevi Porco Rosso. E’ un film memorabile: proprio come mi ha detto il ragazzo dietro la cassa del cinema. (Lui per la verità il film l’ha visto molte molte volte, in giapponese, scaricato dalla rete).
Originariamente pubblicato in: Gruppodilettura