Dopo aver letto il libro, visto il film ed essermi documentata sulla vera storia, direi che è giunto il momento di dedicare un'intero post a Mary Broad, passata alla storia come "La ragazza di Botany Bay", ovvero la prima donna che riuscì a fuggire dalla colonia penale australiana.
Sebbene l'idea di questo piccolo speciale mi sia venuta dopo aver letto il romanzo "Ricordati di me" di Lesley Pearse (uscito lo scorso 5 luglio con Mondadori, e del quale trovate scheda e recensione più sotto), devo precisare che molti, moltissimi sono i libri che riportano - in versione più o meno romanzata - questa incredibile storia. Al termine del post, l'immancabile iniziativa legata a Puntometro.
Mary Broad, una storia vera:Originaria della Cornovaglia (Fowey) Mary Broad nasce nel lontano 1765 in una famiglia di pescatori. Ha circa diciotto anni quando lascia la propria casa e i genitori - William e Grace - per trasferirsi a Plymouth in cerca di lavoro. La speranza di trovare un impiego sfuma rapidamente e, per sopravvivere, Mary si rende complice di alcuni piccoli furti.
Verrà arrestata quasi subito, insieme a Cathrine Freyer e Mary Haysoning, per aver rubato una cuffietta di seta. Il reato di furto - indipendentemente dal valore dell'oggetto rubato - era generalmente punito con l'impiccagione. Tuttavia, come per altri detenuti, la pena capitale venne commutata con la condanna a sette anni di deportazione in Australia.
La nave "Charlotte"
Siamo nel 1786, e il capitano James Cook ha da poco fatto ritorno dall'Australia, dove ha esteso il dominio britannico reclamando il cosiddetto "Nuovo Galles del Sud". Il governo inglese, per sbarazzarsi dei molti detenuti - decise di istituire in quelle terre lontane una colonia penale. Fu così che nel maggio del 1787 la Prima Flotta - costituita da ben 11 navi - salparono dall'Inghilterra alla volta del continente australiano. Tra gli oltre ottocento detenuti - di cui circa 200 donne - vi era anche la giovane Mary, imbarcata sulla nave Charlotte.Fu un viaggio lungo e devastante: per oltre dieci mesi i prigionieri furono costretti a vivere in condizioni spaventose, ammassati nelle stive, affamati e sporchi. I numerosi decessi furono rimpiazzati da alcune nascite (figli avuti da altri detenuti o in certi casi da relazioni con i membri dell'equipaggio: non era infatti raro che, spinte dal desiderio di sopravvivere, le recluse si concedessero agli ufficiali in cambio di cibo o vestiti puliti). Durante il viaggio, nei pressi di Città del Capo, Mary partorì una bambina, che chiamò Charlotte, come la nave-prigione sulla quale viaggiava.
L'arrivo della Prima Flotta a Botany Bay
La flotta giunse a Sydney Cove, nella Botany Bay, il 26 gennaio 1788. Pochi giorni dopo lo sbarco in un luogo apparentemente arido e inospitale, Mary sposò Will Bryant, un giovane detenuto arrestato per contrabbando, anch'egli originario della Cornovaglia. Il primo figlio della coppia - Emmanuel - naque nel maggio del 1790. Will si rese molto utile nell'attività di pesca, occupazione che garantiva alla sua famiglia una vita di poco migliore rispetto a quella degli altri coloni. I tentativi di coltivare la terra si rivelarono inutili e, dopo aver esaurito tutte le scorte alimentari, l'intera colonia rimase quasi senza sostentamento. Will fu beccato a rivendere parte del pescato di nascosto agli altri detenuti - invece che consegnarlo interamente alle autorità come da regolamento - e per punizione gli vennero inflitti ben cento colpi di frusta. Non vedendo davanti a sè altra possibile via d'uscita, Mary e Will iniziarono a pianificare la fuga.L'articolo sull'impresa della Prima Flotta
Convinsero un capitano olandese a cedere loro alcune carte nautiche e un minimo di strumentazione, quindi si impossessarono di nascosto della piccola barca del governatore. Nella notte del 28 marzo 1791, Will, Mary, i due bambini e altri sette uomini presero il largo verso l'ignoto.Dopo un viaggio durato sessantasei giorni e lungo oltre cinque mila chilometri, durante il quale rischiarono più volte di morire a causa del maltempo, oltre che per la carenza d'acqua e di cibo, giunsero finalmente a Kupang, sull'isola di Timor (Indonesia), che all'epoca faceva parte delle Indie Orientali Olandesi.
Per evitare di essere ricondotti nella colonia penale, raccontarono di essere sopravvissuti al naufragio della nave sulla quale viaggiavano. Vennero accolti molto bene dalla popolazione e in breve tempo - grazie anche al clima favorevole e all'abbondanza di cibo - riacquistarono forze e salute. Will però cominciò a bere sempre più frequentemente e, ubriaco fradicio, una sera si lasciò sfuggire la verità su sè stesso e i compagni di viaggio. Il gruppo venne quindi nuovamente arrestato e imbarcato sulla nave Pandora, che trasportava tra l'altro i sopravvissuti del famoso ammutinamento del Bounty. Dopo circa un mese raggiunsero la colonia di Batavia (l'attuale Jakarta). Fin da subito la situazione apparve disperata: il clima umido e malsano dell'isola favoriva l'insorgere di epidemie. Will e il piccolo Emmanuel morirono per la febbre, e la stessa sorte toccò poco dopo a Charlotte. Era il maggio del 1972 quando Mary rimase sola, senza più famiglia, in attesa di essere nuovamente spedita in Australia.
La prigione di Newgate
Venne invece imbarcata per l'Inghilterra e, una volta arrivata, fu rinchiusa per un anno nella prigione di Newgate. Nel frattempo la sua storia era diventata di dominio pubblico, rendendola famosa come "La ragazza di Botany Bay". Questa improvvisa fama, unita all'aiuto dell'avvocato e scrittore James Boswell, le permisero alla fine di ottenere il perdono nel 1793. La grazia fu concessa anche agli altri quattro membri sopravvissuti alla rocambolesca fuga.Mary lasciò quindi Londra, probabilmente per fare ritorno a Fowey, il suo paese di origine: aveva solo 28 anni e da quel momento in poi di lei si perse ogni traccia. Nonostante le numerose ricerche non si è mai riusciti a scoprire dove si sia trasferita, se si sia sposata e abbia avuto altri figli, nè quando o dove sia morta.
Il romanzo:Titolo: Ricordati di meAutore: Lesley PearseEditore: MondadoriData uscita: 5 luglio 2011Pagine: 448Prezzo: 10,50 euro
Nel 1786 la figlia di un pescatore, Mary Broad, venne condannata all’impiccagione per furto, ma la sentenza fu poi commutata nel carcere da scontarsi in Australia. Mary fu una delle prime galeotte a esservi trasportate, e da qui iniziò la sua avventura: la fuga dalla dura esistenza della colonia, l’incontro con il vero amore, infine la nuova cattura e il viaggio di ritorno verso Londra, in catene, dove subì un secondo processo che la riconobbe innocente. Una storia vera, una grande vicenda sulla forza dell’animo umano che commuove ed entusiasma.
RECENSIONE: L'incredibile avventura di Mary Briant (nata Broad), tra viaggi e sofferenze, fughe e arresti, fame e speranza: il racconto di una vicenda così sorprendente da essere più reale che romanzata...
Questo non è il primo libro che leggo di Lesley Pearse, e ancora una volta l'autrice conferma la sua passione per i romanzi storici incentrati su protagoniste avventurose e dal destino travagliato. Sorprende un po' che il libro sia stato pubblicato nella collana economica: pur non essendo un capolavoro merita certamente di più rispetto a titoli - la cui fama più che altro è frutto di strategie pubblicitarie - che giungono nelle nostre librerie ben rilegati e con tanto di sovracopertina.Detto questo, la Pearse tratteggia con cura la vita di Mary Broad, restando in gran parte fedele a quelli che sono i fatti realmente accaduti. La vicenda è di per sè così incredibile che non ha davvero bisogno di essere romanzata. Qualche licenza è stata presa, ovvio, ma per il resto l'autrice è stata in grado di ricostruire l'avventura vissuta dalla giovane ragazza nel modo più completo possibile. I fatti sono dettagliati (prova di studi accurati e ricerche svolte prima e durante la stesura del romanzo), le descrizioni impeccabili e la trama strutturata con abilità. Due cose mi colpiscono sempre di questa autrice: lo stile e i personaggi.Per quanto riguarda i personaggi, è innegabile l'amore della Pearse per le eroine sofferenti e a lungo provate. Non risparmia loro grandi pene e ogni più piccola speranza è costretta - ripetutamente - a sfociare in un'ulteriore situazione dipserata. Le misere condizioni in cui Mary nasce e cresce peggiorano dopo l'arresto, diventano insostenibili durante la detenzione sulla Dunkirk, per poi peggiorare ancora durante il viaggio in nave. Sembra davvero non esserci limite alla fame, al dolore e alla sporcizia con le quali un essere umano deve imparare a convivere. O alle quali sopravvivere, sarebbe forse il caso di dire. Lo sbarco - piccolo e tenue barlume di speranza dopo mesi di agonia - si rivela essere l'ennesimo inferno.
La fuga - molto probabilmente verso la morte - si rivelerà l'unica alternativa possibile. Ho perso il conto del numero di volte in cui Mary rischia la vita, patisce la fame e arriva vicina a darsi per vinta: la sua determinazione, il suo coraggio e in buona parte la fortuna l'aiutano - di volta in volta - a superare i momenti peggiori. Anche se non avesse dovuto seguire i fatti realmente accaduti sono convinta che la Pearse, notoriamente parca di sorrisi, avrebbe inflitto alla giovane tutte le sofferenze possibili, incluso il dolore per la perdita del marito e dei figli.
Le splendide descrizioni di un'Australia incontaminata si alternano ai dettagli raccapriccianti della lunga detenzione. Sono scene forti dove non si va tanto per il sottile: stupri, sporcizia e pidocchi, piaghe e odori nauseabondi.
Lo stile è corposo, scorrevole ma non troppo. Le storie di questa autrice non scivolano via come l'acqua, dando la sensazione di una semplicemente piacevole e veloce. Al contrario, è una scrittura ruvida e densa, con pagine piene di sensazioni, fatti ed emozioni. Un bel mattoncino che supera le 400 pagine ma che riesce comunque a tenere il lettore incollato alle pagine, in un modo o nell'altro. Dico così perchè in alcuni punti non si è colti tanto dalla curiosità o presi dal ritmo incalzante della narrazione, quanto dal desiderio di trovare una svolta positiva. Svolta che viene puntualmente rimandata.
In questo senso è un romanzo insolito, non la classica trama con ostacoli insormontabili che a un certo punto si risolvono... No, qui nuovi ostacoli vengono accantonati di fronte all'insorgere di ostacoli ancora maggiori. I personaggi, poi, non sono mai totalmente buoni o totalmente cattivi. L'amore non è quello puro e incontaminato, quel grande amore in grado di sconfiggere qualsiasi cosa. E' un amore reale, fatto di tempismo e compromessi. A volte si tratta di affetto, altre ancora di amicizia oppure desiderio, di affinità.
Devo ammettere che, proprio per questo motivo, le mie sono state quattro stelline molto combattute. Forse perchè, nonostante si dica di odiare i personaggi stereotipati, quando si incappa in qualcosa di un po' diverso si resta stupiti, diciamo anche impreparati, al punto da non riuscire a decidere se la cosa piace o meno.
A conti fatti, però, sono proprio questi elementi che fanno del romanzo qualcosa di veramente particolare e insolito, come lo sono un po' tutti i libri di questa singolare autrice. Se non sono a tutti gli effetti quattro stelline pienissime, ci andiamo comunque molto - ma molto - vicino.
Il film:
Si tratta in realtà di una mini-serie girata per la televisione australiana e suddivisa in due puntate. Risale al 2005 e il titolo originale è "The incredible journey of Mary Bryant". Da notare il cast, veramente di tutto rispetto, nel quale spiccano i nomi della bravissima Romola Garai (qui nei panni di Mary), Sam Neill e soprattutto Alex O´Loughlin (l'affascinante protagonista del telefilm "Moonlight", per intenderci).Purtroppo non è ancora stato trasmesso in Italia, sebbene sia possibile reperire in internet la versione in lingua originale sottotitolata in italiano. Una fiction veramente ben fatta, che vi consiglio però di guardare solo a lettura ultimata (bene o male è la regola che seguo sempre: prima il libro e poi - eventualmente - la trasposizione cinematografica).
L'iniziativa legata a Puntometro di oggi è davvero molto semplice, ma non per questo meno interessante. Dovrete semplicemente suggerire uno o più romanzi - che avete letto e trovato soddisfacenti, oppure non letti ma che vi incuriosiscono - basati su storie realmente accadute e incentrati sulla vita di donne che hanno lasciato - chi più e chi meno - una traccia nella storia.
Personalmente, non può che venirmi subito alla mente il romanzo "Una carezza nella polvere" di Robert Hicks (al quale per altro abbiamo dedicato uno speciale qualche mese fa), che narra la storia - seppur a tratti molto romanzata - di Carrie McGavock, passata alla storia come "La vedova del Sud".Oppure la storia di Trudi Birger, tanto per dirne un'altra ("Ho sognato la cioccolata per anni" e il seguito, "Da bambina ho fatto una promessa").
Avete tempo per partecipare fino a domenica 18 settembre. Detto questo, lascio la parola a voi...