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Speciale: Viaggio nell'oscuro Oriente di Massimo Soumaré - 2° Parte

Creato il 02 aprile 2012 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Speciale: Viaggio nell'oscuro Oriente di Massimo Soumaré - 2° Parte
Seconda e ultima parte dello speciale dedicato all'oscuro Oriente, curato da Massimo Soumaré, traduttore, scrittore, editor, insegnante di lingua giapponese, uno dei massimi esperti della cultura e letteratura giapponese. Massimo Soumaré ci propone un misterioso viaggio nell'Oriente dal punto di vista dell'immaginario e della produzione dark fantasy e horror, dalla letteratura al cinema, dal mito e dalle leggende per arrivare ai nuovi scenari del fantasy, del manga e del J-Horror. Per chi ha perso la prima parte dello speciale, pubblicata la scorsa settimana, può leggerla qui. Vi lascio con l'attesa seconda parte di Orrore inquieto dal lontano Oriente.
Orrore inquieto dal lontano Oriente - 2° Parte
di Massimo Soumaré
Nell’“horror japanesque” possiamo inserire Freak Out Collection (Igyô korekushon), la più importante raccolta antologica di letteratura fantastica giapponese nata nel 1997 grazie allo scrittore Masahiko Inoue che ne è anche il curatore. Ogni volume di circa seicento pagine ospita i racconti realizzati appositamente di una ventina di famosi autori ed è impreziosito dai disegni d’illustratori e mangaka. Letteratura, cartoni animati, manga e media sono, nel mondo dell’intrattenimento giapponese, fortemente legati tra loro, così da generare spesso un proficuo interscambio. L’antologia è pubblicata dalla casa editrice Kôbunsha con scadenza trimestrale. Vi contribuiscono scrittori del calibro di Hideyuki Kikuchi, il creatore di Vanpaia hantâ “D” (Vampire Hunter “D”), e di Miyuki Miyabe, una delle maggiori autrici nipponiche contemporanee con al suo attivo un grande numero di best-seller. 
Speciale: Viaggio nell'oscuro Oriente di Massimo Soumaré - 2° Parte
Dal punto di vista letterario, il fatto stesso che a scrittori di letteratura fantastica come Masako Bandô, Natsuhiko Kyôgoku, Hiroko Minagawa e Miyuki Miyabe che hanno venduto milioni di copie dei loro romanzi e godono di una grandissima popolarità sia stato conferito il Premio Naoki e a Yoriko Shôno il Premio Akutagawa per un’opera di fantascienza (si tratta dei due massimi riconoscimenti letterari giapponesi) è significativo del successo e dell’importanza che il genere ha ottenuto nel paese.
Quanto al fantasy nipponico, può essere, a grandi linee, suddiviso in due gruppi. Uno che trae ispirazione principalmente da quello americano e inglese, ben rappresentato dal ciclo di Guin sâga (La saga di Guin) di Kaoru Kurimoto (1953-2009), dalla serie di Arusurân senki (La leggenda di Arslan), seppure vagamente ispirata dall’epica persiana, di Yoshiki Tanaka, da Rôdosutô senki (Cronache della guerra di Lodoss) di Ryô Mizuno e dai romanzi di Reiko Hikawa. Il secondo gruppo che trae invece ispirazione dalla storia e dal mito sia giapponese sia cinese ed è rappresentato da romanzi come quelli dei cicli di Jûnikokuki (I dodici regni) di Fuyumi Ono e di Seirei no moribito (Il guardiano dello spirito) di Nahoko Uehashi e dalle storie di Tôya Tachihara. Probabilmente più difficili da affrontare per un occidentale a causa dell’ambientazione inusuale, possono però rivelarsi molto interessanti e affascinanti. Frequente nelle storie fantasy di entrambi i succitati filoni è la presenza di temi “dark”.
Speciale: Viaggio nell'oscuro Oriente di Massimo Soumaré - 2° Parte
I vampiri hanno conosciuto il successo in Giappone inizialmente non grazie ai libri, ma per merito delle pellicole degli anni ’50 e ’60 della britannica Hammer Film Productions e sono stati spesso rielaborati in letteratura in modo molto originale. Troviamo quindi il non-morto che vaga dalla Palestina del periodo di Cristo fino al Giappone del ciclo di Ryû no mokushiroku (L’apocalisse di Ryû) della scrittrice Mayumi Shinoda e il romanzo Shiki (I demoni cadaveri), con una considerevole quantità di personaggi e dove un intero villaggio isolato si trova a fronteggiare la minaccia di pericolosi revenant, di Fuyumi Ono, il cui marito Yukito Ayatsuji è un apprezzato autore di letteratura mystery che ha anche scritto un bel romanzo dell’orrore di ambientazione scolastica quale Another.
Speciale: Viaggio nell'oscuro Oriente di Massimo Soumaré - 2° Parte
È qui da notare come siano numerose le opere che non sono ascrivibili a un solo genere, ma che, piuttosto, sono il risultato di contaminazioni tra diversi filoni. Lavori come Vampire Hunter “D” di Kikuchi con un malinconico dhampir che si aggira in un decadente mondo futuro o Toriniti buraddo (Trinity blood) del compianto Sunao Yoshida (1969-2004), entrambi ibridi tra fantascienza e orrore, oppure la serie di Kyôgokudô di Natsuhiko Kyôgoku, misto di mystery, romanzo psicologico, horror e dark fantasy, si collocano tutti in un confine non facilmente distinguibile. Ugualmente differenti sono pure gli argomenti trattati all’interno dello stesso horror puro. Baku Yumemakura nelle sue opere ha associato spesso eros, occultismo e violenza ottenendone un mixer esplosivo. Particolare successo ha ottenuto la sua serie Onmyôji (Il maestro di onmyô) incentrata sulla figura del mago Abe no Seimei (X-XI secolo d. C.); molti suoi romanzi sono stati trasformati in fumetto per mano di famosi mangaka.
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Al contrario, lo scrittore e regista Yumeaki Hirayama ha pubblicato storie basate sulle leggende metropolitane, Shimako Iwai ha seguito una sua particolare e molto personale via, mentre Nanami Kamon recupera brillantemente le atmosfere tradizionali adattandole alla modernità. Ken Asamatsu, che ha ricoperto un ruolo importante nella presentazione in Giappone sia dei miti lovecraftiani sia dell’esoterismo occidentale e che oggi sta riscontrando con i suoi lavori ottimi apprezzamenti sul mercato editoriale inglese e americano, ha come ciclo fondamentale della sua carriera la serie di Ikkyû Sôjun, monaco della setta buddista zen Rinzai vissuto nel periodo Muromachi. Il personaggio creato da Asamatsu è collocato in uno sfondo storico preciso nel quale gli elementi sovrannaturali sono numerosi e dove permane un’eco profonda dell’atmosfera cupa dei miti di Cthulhu.
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Chiaki J. Konaka, scrittore e sceneggiatore di serie animate e film che la creazione dell’orrore cinematografico giapponese l’ha vissuto in prima persona, ha giustamente affermato che «è stato il “Japanese horror” a esprimere il concetto che il semplice stare in piedi di un’entità sia terrorizzante. Ha descritto l’apparizione di una creatura che non è né un assassino massacratore, né un mostro che attacca le proprie vittime; di una creatura dalla forma non dissimile da quella di una persona ma contemporaneamente assolutamente diversa da un essere umano, priva persino dell’istinto di sopravvivenza. Riflettendoci, il successo del nuovo horror giapponese si trova proprio in questo», successivamente sottolineando anche come per lui e per i creatori dei film dell’orrore giapponesi della sua generazione la produzione cinematografica italiana degli anni ’60 e ’70 sia stata una presenza importante.
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