Concepito per essere a tutti gli effetti un sequel di Skyfall, Spectre è il quarto James Bond di Daniel Craig, il secondo del regista Sam Mendes e il ventiquattresimo film su 007 (4,2,24). Un numero palindromo che suonerebbe come una predestinazione alla grandezza, per non dire alla ricerca del Bond perfetto fin dai tempi non sospetti di Goldeneye del 1995. Chi confida nel potere della numerologia stavolta resterà deluso, poichè Spectre si candida a film peggiore dell’era Craig, in un testa a testa finale con l’annacquato Quantum of Solace.
Il quarto Bond comincia a pesare a Daniel Craig, il quale ha definito estenuante il lavoro affrontato per prepararsi al ruolo e disgustosa la sola idea di ritornare nelle vesti della spia più famosa di sempre. Questo senso di inadeguatezza al ruolo, manco a dirlo, in Spectre si percepisce alla perfezione, così da mostrare un 007 diverso dai precedenti, meno motivato, meno atletico, stanco. Non corre più sui tetti, non picchia sicari sui treni in corsa, incassa i pugni ma senza accusare il colpo, come fosse d’acciaio, come fosse Superman.
In Casino Royale tutta la sua vulnerabilità era principalmente fisica e il villain Le Chiffre ne dava spettacolo torturando un James nudo con sferzate sui testicoli. Era debole e sapeva provare dolore, di quelli che ti gettano per ore in uno stato di incoscienza. In Spectre, Bond prende le più sonore botte dal corpulento (e pessimo) Mr Hinx senza accusare il minimo disagio, la minima costola rotta o ferita al viso, il minimo cedimento fisico; viene torturato dal “malvagio” Blofeld nel modo più eccentrico e patetico possibile, eppure riesce a riprendersi in pochi istanti, radere al suolo un intero comparto industriale e fuggire indisturbato. Inoltre apre tutte le porte con un unico calcio, salva la bella di turno in soli tre minuti da un palazzo in demolizione e soprattutto tromba, o almeno ci prova. Se c’è una femmina che gli rivolge la parola, lui la tromba. Anche se stavolta lo fa svogliatamente, con un pizzico di schifo, forse stanco o semplicemente annoiato.


Delusione cosmica per Bond 24. Craig firmò per 5 film e dunque ne mancherebbe uno. La speranza è una regia futura affidata a Christopher Nolan che riuscirebbe a dare una sterzata tematica e rimettere nella giusta direzione il franchise, ormai diventato più una costante introspezione dell’animo di Bond e non più il trhiller spionistico di un tempo, dove la geopolitica alla Mission Impossibile governava la scena e dove la spia di sua maestà cercava di salvare il mondo dall’ennesima minaccia globale.