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Spectre – Il peggior bond di Craig

Creato il 14 novembre 2015 da Paopru

spectreConcepito per essere a tutti gli effetti un sequel di Skyfall, Spectre è  il quarto James Bond di Daniel Craig, il secondo del regista Sam Mendes e il ventiquattresimo film su 007 (4,2,24). Un numero palindromo che suonerebbe come una predestinazione alla grandezza, per non dire alla ricerca del Bond perfetto fin dai tempi non sospetti di Goldeneye del 1995. Chi confida nel potere della numerologia stavolta resterà deluso, poichè Spectre si candida a film peggiore dell’era Craig, in un testa a testa finale con l’annacquato Quantum of Solace.

Il quarto Bond comincia a pesare a Daniel Craig, il quale ha definito estenuante il lavoro affrontato per prepararsi al ruolo e disgustosa la sola idea di ritornare nelle vesti della spia più famosa di sempre. Questo senso di inadeguatezza al ruolo, manco a dirlo, in Spectre si percepisce alla perfezione, così da mostrare un 007 diverso dai precedenti, meno motivato, meno atletico, stanco. Non corre più sui tetti, non picchia sicari sui treni in corsa, incassa i pugni ma senza accusare il colpo, come fosse d’acciaio, come fosse Superman.

In Casino Royale tutta la sua vulnerabilità era principalmente fisica e il villain Le Chiffre ne dava spettacolo torturando un James nudo con sferzate sui testicoli. Era debole e sapeva provare dolore, di quelli che ti gettano per ore in uno stato di incoscienza. In Spectre, Bond prende le più sonore botte dal corpulento (e pessimo) Mr Hinx senza accusare il minimo disagio, la minima costola rotta o ferita al viso, il minimo cedimento fisico; viene torturato dal “malvagio” Blofeld nel modo più eccentrico e patetico possibile, eppure riesce a riprendersi in pochi istanti, radere al suolo un intero comparto industriale e fuggire indisturbato. Inoltre apre tutte le porte con un unico calcio, salva la bella di turno in soli tre minuti da un palazzo in demolizione e soprattutto tromba, o almeno ci prova. Se c’è una femmina che gli rivolge la parola, lui la tromba. Anche se stavolta lo fa svogliatamente, con un pizzico di schifo, forse stanco o semplicemente annoiato.


spectre
In una storia che si ambienta da un capo all’altro del mondo (Messico, Austria, Italia, Inghilterra, Marocco) James è contemporaneamente cacciatore e preda della Spectre, la poliposa e tentacolare organizzazione segreta che muove il destino del mondo controllando tutto. A sua guida c’è Ernest Stavro Blofeld, il genio criminale col gattone bianco a cui si ispira il personaggio del Dott. Male di Austin Powers e le cui vesti sono indossate dall’attore Christoph Waltz. Blofeld ha avuto molte reincarnazioni nel corso della saga di 007 grazie alla bravura recitativa di celebri attori del passato (Anthony Dawson, Telly Savalas, Max von Sydow) che hanno declinato il personaggio sempre in differenti modi. Waltz dipinge un Blofield indigeribile, gigione e per nulla spaventoso. Dovrebbe essere la testa di una potente organizzazione come la Spectre, ma appare soltanto un megalomane egocentrico alla Steve Jobs le cui azioni sono animate da un trauma emotivo che, senza spoilerare troppo, lo lega a 007. Dietro a tutte le morti, a tutti i nemici e tutte le disgrazie accadute a Bond c’era apparentemente sempre lui, un burattinaio che tirava i fili. Peccato che nel film si sono dimenticati di darci una spiegazione valida di come i ruoli di Le Chiffre, Dominic Greene, Raul Silva, M e Vesper possano essere le tessere di questo unico puzzle.


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Spectre è un film che tradisce la profondidità di Skyfall ma che si eleva a film action grazie alle sue scene d’azione. Stupenda è la corsa in macchina per il centro di Roma con Mr.Hinx, che riesce a dire una battuta in tutto il film (- Oh Cazzo!) riducendo l’interpretazione di Dave Bautista ad una messa in scena solamente muscolare. Scelta discutibile, come quella di inserire ancora una volta Monica Bellucci nel ruolo di femme fatal nonchè sensuale amante italica, la cui vecchiaia incessante la rende quasi ridicola (sicuramente non eccitante) e fonte di schifo per  un Bond chiamato a trombarsela. Le scene action riescono a sollevare le sorti di un film verboso e dai tempi morti, di quelli che ti fanno osservare ripetutamente l’orologio al cinema nel tentativo di capire quanto manchi alla fine. Non ci sono parole per definire l’inutilità dell’altra bond girl Lea Seydoux nell’orrendo ruolo della donzella costantemente da salvare ed insacrificabile.


Delusione cosmica per Bond 24. Craig firmò per 5 film e dunque ne mancherebbe uno. La speranza è una regia futura affidata a Christopher Nolan che riuscirebbe a dare una sterzata tematica e rimettere nella giusta direzione il franchise, ormai diventato più una costante introspezione dell’animo di Bond e non più il trhiller spionistico di un tempo, dove la geopolitica alla Mission Impossibile governava la scena e dove la spia di sua maestà cercava di salvare il mondo dall’ennesima minaccia globale.


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