Magazine Diario personale

Sperimentale

Creato il 18 gennaio 2014 da Povna @povna

A margine del progetto “Comunità del libro” (che procede molto bene, e ad ampi passi – non fosse che stare dietro ai millemila bandi costringe la ‘povna e Hal9000 a un tour de force incessante), anche nella scuola della ‘povna è iniziata la sperimentazione del registro elettronico, un po’ come dappertutto (anche perché dal prossimo anno scolastico diventa obbligo di legge). “Cominciamo in maniera soft” – ha detto Barbie. “E dunque, finché non siamo a regime, si fa senza le famiglie almeno per il primo quadrimestre, in modo che tutti si possano esercitare con agio, calma, e senza paura di sbagliare”.
Così è stato fatto (da alcuni, per lo meno) e il primo monitoraggio è fissato per la fine del primo quadrimestre. Perciò, oramai vicini alla scadenza, la ‘povna approfitta del sabato di calma e influenza per rendere collettivo il suo bilancio, e un principio di semi-riflessione.
Se dovesse riassumerlo in una parola, la ‘povna direbbe: “Fichissimo!”. Perché il registro elettronico, là dove i supporti ci siano, e funzionino (condizione necessaria, sufficiente, ma, va detto, banalissima), non può essere definito altrimenti. Per una come lei, che detesta scrivere a mano, che ha una grafia che dire “pessima” è ancora farle un complimento, che già di per sé lo delega agli alunni, avere finalmente un supporto digitale al giornale di bordo significa una cosa, e una soltanto: molto lavoro in meno. Non solo: poiché gli scrutini sono gestiti da un software online (lo stesso) da parecchi anni, lei non osa immaginare (ma lo verificherà a brevissimo) quanto possa essere più semplice avere tutto correttamente archiviato in formato digitale, giorno per giorno: significa avere già voti, medie, assenze, annotazioni squadernate e pronte da esportare sul tabellone del consiglio di classe. Significa, in altre parole, molto più tempo per pensare agli alunni e meno per compilare le scartoffie. Significa proiettare finalmente anche le attività scolastiche sullo stesso piano in cui si svolge, nel terzo millennio, la vita reale.
Se a questo si aggiunge che, per chi ama smanettare, la classe registrata online non è altro che un più serio social network (perché il principio è esattamente lo stesso: ci si connette e si fanno cose, interagendo), con in più il privilegio di poter ricontrollare da qualunque postazione che cosa si è assegnato e scritto in tutta sicurezza, il quadro è completo, e (quasi) perfetto. E la ‘povna non nasconde il suo entusiasmo rispetto a uno strumento che già ora le rende la vita più semplice e, passato in tutte le classi, non può che, in tutta evidenza, andare ulteriormente a migliorare.
In questo quadro idillico, le uniche note stonate sono rappresentate dai colleghi, ovviamente. I quali, attardati per definizione, inerti, e passatisti, oppongono alla miglioria una strenua resistenza. Non tutti, certo, ma comunque troppi. Perché, a due settimane dalla conclusione del primo quadrimestre, si stanno rifiutando di partecipare all’esperimento MonteOre, Barbalbero, S(t)olida, tutti i prof. di Laboratorio tranne Pluto, e alcuni altri. E la ‘povna ha un bel ripetere loro: “Mi raccomando, il registro”; così come ci provano, indomite, le Giovani Marmotte: “Prof., lo abbiamo detto alla prof. MonteOre di mettersi al computer, ci siamo offerti di aiutarla” – spiegano delusi Faline e Gringo (che sono i suoi segretari, ai quali la ‘povna ha già spiegato come tenere la contabilità elettronica, perché le buone abitudini non vanno perse) – “ma lei si è rifiutata”.
Rifiuto. Incapacità. Obiezione di coscienza. Metà consiglio ancora, nei fatti, latita. “Capisci? Perderei tempo!” – spiega sussiegosa MonteOre. (“E invece quando te ne stai a chiacchierare con Byker?” – vorrebbe dirle la ‘povna). “Poi mi tocca mettere i voti a casa, se non voglio riaprirlo in classe” – motiva S(t)olida (dalla cui borsa spunta, blu, il giornale del professore, quello che mai dovrebbe abbandonare i locali della scuola, per legge). “Non so se sono capace” – dice il professore di Informatica, lasciando la ‘povna a bocca aperta e incapace di proferir parola.
Per ora va così, a confermare la pessima opinione che della scuola ha la società tutta. La ‘povna ascolta, si raccomanda, e poi tace e lascia perdere. E non perché sia diventata all’improvviso accomodante. Ma, tanto (febbraio è imminente), ci penserà ben presto Barbie a fare le sue vendette in maniera burocratica e ufficiale.


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