Magazine Diario personale

(s)piacevoli sorprese

Da Guchippai
(s)piacevoli sorprese
con Lucca di mezzo e i miei pensieri orientati in tutt'altra direzione, la settimana scorsa mi sono dimenticata di leggere l'oroscopo di Rob, e così l'ho fatto ieri, con un pizzico di curiosità, probabilmente perchè pensavo a Daffo e al suo indovino. nel mio caso di azzeccato non ci vedo granchè, a parte che andare a Lucca è di per sè qualcosa che porta a esplorare le frontiere della follia (anche se non saggia). sulle sorprese però non so che dire... nel senso che gli ultimi giorni sono stati il solito circo a tre piste, ma niente di che in fondo, da un lato ci sono abituata e dall'altro potevo aspettarmele. mi sento un po' come i newyorkesi in attesa di Sandy, che mettono tutto il possibile al riparo ma che, fino a che la furia dell'uragano non è passata, non sono in grado di prevedere che cosa si salverà e che cosa andrà perso. di sicuro non andrà persa per me quel genere di ricchezza che non è fatta di denaro e beni materiali. proprio ieri mattina me ne andavo a zonzo in collina, a bocca aperta per la bellezza che mi circondava: le foglie gialle e rosse splendevano sotto il sole e contro l'azzurro del cielo, e non importa se ho fatto un casino con la macchina fotografica e non sarà venuto niente, quelle immagini le porto nel cuore, e difatti pensavo che finchè sarò in grado di godere di tanta bellezza, di emozionarmi e di provare dentro questa grande pace interiore (effetto che la natura mi fa sempre) la mia ricchezza sarà immensa, malgrado stia per entrare ufficialmente nel circolo di quelli che sono sul lastrico. mi veniva anche in mente una frase che ho letto in Edera, e che purtroppo ho scordato di copiare prima di riportarlo in biblioteca; quindi non ricordo le parole esatte, ma c'era un personaggio che si lamentava di aver perso tutto, e la nonna ribatteva "perso che? dei soldi hai perso, non certo te stesso". insomma, una cosa così... e io l'ho detto ancora che, in tutto quello che ho perso, ho ritrovato la cosa più importante, ovvero me stessa. per questo non mi sento una perdente nè una fallita; mi sento, sì, vittima di una grande ingiustizia, e per questo può darsi che un giorno mi decida a raccontarvi una storia, ma per il momento ancora non mi va.

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