Sempre più frequentemente, nelle dinamiche scolastiche e sociali, emerge un peculiare tipo di genitore che è stato per la prima volta definito dagli anglosassoni con il termine di “genitore spazzaneve”. Il termine si riferisce al fatto che questi papà e mamme cercano in ogni modo di “ripulire” la strada dei propri figli da qualsiasi ostacolo, fallimento o insuccesso che gli stessi potrebbero affrontare. Questo viene fatto sia in maniera preventiva, attivandosi vigorosamente affinché “tutto vada sempre bene”, che in maniera successiva, cercando di porre celermente rimedio a quelle situazioni sfuggite al loro controllo. Alcune domande sorgono spontanee. Si può ritenere questo comportamento immune da rischi per gli adolescenti? Per quali motivi questi genitori sentono così fortemente gravare su di loro il peso e le conseguente delle scelte e di quello che accade ai figli? E’ possibile far rientrare tale atteggiamento nella normale premura e apprensione che caratterizza il rapporto genitori-figli oppure sono consigliabili tipi differenti, e più utili, di approccio?
E’ importante evidenziare che esempi di tale comportamento sono rinvenibili in molte situazioni attuali e quotidiane nelle quali moltissimi genitori si affannano per fare in modo che i figli non incontrino mai nessun tipo di difficoltà arrivando, in molti casi, ad interferire in ambiti che dovrebbero, a ragione, rimanere strettamente personali come quello delle relazioni sentimentali. Pensiamo inoltre a tutti quei casi in cui i figli vengono eccessivamente guidati, fino ad essere condizionati, nella scelta del percorso di studi da intraprendere o delle attività sportive da seguire. Al di là poi di queste situazioni, tipiche della vita di tutti i giorni, è possibile citarne altre, anch’esse frequenti ma a tratti estreme. Si pensi ad esempio a quanti genitori difendono, oltre misura, i loro figli di fronte alle istituzioni scolastiche affermando la buona fede dei loro pargoli, il loro assiduo impegno e l’assoluta ingiustizia delle valutazioni e dei provvedimenti presi dagli insegnanti. In molti casi l’attività di difesa si spinge oltre la semplice oratoria, si arriva infatti nelle aule di tribunale con ricorsi contro bocciature e provvedimenti ritenuti ingiusti. Che dire poi dell’attività sportiva e di tutti quei genitori impegnati, in occasione di ogni manifestazione, ad inveire ad esempio contro l’arbitro di turno, colpevole di aver ammonito o espulso il figlio dal campo di gioco?
E’ da sottolineare fin da subito come sia fondamentale che i ragazzi acquisiscano la capacità di riconoscere i propri errori e i propri limiti al di là delle prese di posizioni e delle difese di parte dei genitori. Queste ultime infatti, nella totalità dei casi, ostacolano la crescita perché non aiutano a sviluppare il ragionamento critico. I figli di questi genitori, supportati eccessivamente in qualsiasi situazione, anche in quelle in cui magari servirebbe invece un approccio maggiormente responsabilizzante, daranno per scontata l’idea di essere sempre nel giusto.
Analizzando la situazione ad un livello più globale, è da rilevare che i genitori che agiscono nel modo sopra descritto, sono caratterizzati da una forte impreparazione ad affrontare gli insuccessi dei figli, e si può inoltre ipotizzare che vivono queste difficoltà come se loro in prima persona ne fossero le vittime. Ritengono pertanto necessario eliminare qualsiasi possibilità che questo accada, in molti casi per non doversi trovare, loro stessi, nella circostanza di dover porre rimedio alla situazione. Si potrebbe in tal modo sostenere che il problema risieda proprio all’interno di questa dinamica. La stessa conduce a quello che lo psicologo e psicoterapeuta Paolo Gambini ha definito come atteggiamento esplicativo iperprotettivo all’interno del quale i genitori, per evitare ogni sofferenza ai figli, si sostituiscono a loro, inibendoli nell’espressione delle loro risorse e lasciandoli in una condizione di minorità.
A fronte di tale panorama è da porre in evidenza come la famiglia, oltre ai compiti di accudire ed educare la prole, deve necessariamente avere anche quello di consentire un adeguato e sufficiente sviluppo della stessa favorendo in tal modo una sostanziale autonomia dei figli. Gli stessi dovrebbero pertanto nell’adolescenza incontrare quella necessità di distacco dal mondo dei genitori e quella volontà di guadagnarsi uno spazio di autonomia e di azione. Gli adulti d’altra parte dovrebbero favorire questo processo, consentendo soprattutto ai giovani di crescere e maturare e dandogli la possibilità, attiva, di affrontare le difficoltà e gli insuccessi della vita. In questo modo i figli non saranno sicuramente immuni da ulteriori e futuri insuccessi ma avranno acquisito alcuni elementi chiave, come la possibilità e la consapevolezza di saperli affrontare e le modalità per farlo.
E’ da sottolineare che l’insicurezza che predomina nella società attuale e che incombe sul futuro dei giovani non aiuta certo a risolvere o ad attenuare queste dinamiche. Come può un genitore preoccupato non cercare di spianare la strada ai figli? Come si può chiedergli di dosare il supporto e gli aiuti facendo in modo che i ragazzi imparino a cavarsela da soli? Bisogna ammettere che non è facile e a tratti potrebbe apparire anche insensato biasimare genitori che si comportano in tal modo. L’aiuto, il sostegno e il supporto sono essenziali ed indispensabili e non deve esserci dubbio alcuno ma questi non devono rendere impossibile, né prevenire, l’emergere nel ragazzo di autonome possibilità e modalità di affrontare la vita. Come affermato infatti da autorevoli studiosi, come Gustavo Pietropolli Charmet ed Elena Riva, è importante che i genitori si ricordino sempre che loro “non sono tutto” e che si comportino di conseguenza, facendo attenzione a non minare, con atteggiamenti eccessivamente protettivi, la fiducia dei figli nelle proprie capacità e nelle risorse dell’ambiente extrafamiliare che li circonda. Agire in tal modo, soprattutto in momenti non floridi dal punto di vista socio-economico, si tradurrebbe nel vincere una grande sfida. E’ infatti proprio in questi momenti, caratterizzati da un’alta insicurezza sociale, che i ragazzi, se non spaventati eccessivamente né troppo sollevati da altre mani, hanno la grande possibilità di trovare da soli, e sentire crescere dentro di loro, le capacità migliori e le energie più forti per potersi costruire un ruolo nella vita che sia loro, solo loro, e non di qualcun altro.
Davide Cardilli
Bibliografia:
Palmonari A. (a cura di), Psicologia dell’adolescenza, Il Mulino, Bologna, 1997
Pietropolli Charmet G. – Riva E., Adolescenti in crisi genitori in difficoltà, Franco Angeli, Milano, 1994
Gambini P. , Adolescenti e famiglia affettiva, Franco Angeli, Milano, 2011