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SpiderTruman e associati

Creato il 20 luglio 2011 da Db @dariobonacina

SpiderTruman e associati

Ieri è emerso che I segreti della casta di Montecitorio non è l’iniziativa di un “Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo” (come si autodefiniva l’autore della pagina di Facebook, del blog e dell’account Twitter creati con il nome di SpiderTruman), bensì un’operazione di marketing politico:

“Questa è un’operazione della Rete, non di un gruppo”, puntualizza Mascia. “Sfruttiamo la nostra visibilità per un progetto di cambiamento più ampio che culminerà nella manifestazione di settembre, per cambiare le logiche di cooptazione che affliggono il nostro paese”

In effetti la pagina Facebook e il blog di SpiderTruman, per realizzazione e manutenzione (post che colpiscono e ottengono numerosissimi consensi e commenti, a cui l’autore poi non partecipa), sono paragonabili ai blog di Beppe Grillo e Antonio Di Pietro (curati dalla società Casaleggio Associati).

E tutto questo mi sembra che già sia sufficiente a smorzare gli entusiasmi e gli orgasmi mentali di chi vedeva, nel sedicente precario licenziato da Montecitorio, un comunicatore rivoluzionario: poiché se è vero che l’iniziativa è stata condotta attraverso la Rete come strumento, è altrettanto vero che è il frutto di un progetto politico preciso e orientato ad ottenere il massimo dei consensi per veicolare altre iniziative.

E questo, a mio avviso, è stato un errore: certe iniziative possono avere i più nobili obiettivi di questo mondo e le più valide argomentazioni (sensibilizzare sui privilegi e abusi della “casta” politica in momenti in cui ai cittadini si impongono sacrifici è validissimo), ma devono essere organizzate con altri – più sinceri – biglietti da visita.

La bufala del povero tapino “Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo”, che calamita l’attenzione del popolo facendo leva su sentimenti di compassione e solidarietà, toglie valore alla nobiltà di intento e alle potenzialità di comunic azione offerte dalla Rete ai suoi utenti. Perché la prossima volta che un “vero” precario licenziato – o un’altra persona in una situazione particolare – tenterà di alzare la propria voce in Rete per farla sentite a quanta più gente possibile, rischierà di ottenere innanzitutto diffidenza.


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