I
Novità dagli Archivi segreti americani
di Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino
Heinrich Himmler, capo delle SS
Il 25 luglio 1943 Galeazzo Ciano (ministro degli Esteri per molti anni e all’epoca ambasciatore del Regno d’Italia presso la Santa Sede) vota l’“Ordine del Giorno Grandi” durante una drammatica seduta notturna del Gran Consiglio a Palazzo Venezia, un evento che provoca la caduta del regime e l’arresto di Mussolini.
In agosto Ciano cade nelle mani dei servizi segreti nazisti e poco dopo, alla fine di settembre, è rinchiuso nel carcere degli Scalzi (Verona) con l’accusa di alto tradimento verso il fascismo. Condannato a morte dal Tribunale speciale della Rsi, viene fucilato l’11 gennaio 1944.
Dopo aver inutilmente tentato di salvare il marito tramite l’Operazione Conte allestita dall’intelligence tedesca (la fuga di Ciano all’estero in cambio della consegna ai nazisti delle sette agende autografe), Edda Mussolini entra clandestinamente in Svizzera il 9 gennaio 1944. Ha con sé cinque dei sette quaderni del Diario, corrispondenti agli anni 1939-1943.
È a questo punto che lo Sichereitsdienst predispone le operazioni “Roderich” (il nome in codice che i tedeschi affibbiano ai coniugi Ciano) e “Felicitas” (è Hildegard Burkhardt, alias “Felicitas Beetz”, la spia messa accanto a Galeazzo Ciano dal settembre del 1943 fino alla sua fucilazione a Verona).
L’Ss Ernst Kaltenbrunner, uno dei massimi gerarchi del Terzo Reich a Berlino, segue personalmente l’affaire per molti mesi. Il suo obiettivo è duplice: impadronirsi delle agende del defunto conte livornese prima che cadano in mano agli americani, nonché utilizzarle per provocare la caduta di Joachim von Ribbentrop, il ministro degli Esteri tedesco più volte citato nel Diario.
È in atto uno scontro durissimo tra Heinrich Himmler, il capo delle Ss, e Ribbentrop, accusato da molti gerarchi di essere tra i maggiori responsabili dello scatenamento prematuro del conflitto mondiale nel 1939. Le Ss mirano a metterlo in cattiva luce dinanzi a Hitler e a sostituirlo con Walther Schellenberg, uno dei massimi esponenti dello Sichereitsdienst (Sd), lo spionaggio del partito nazista. La guerra è ormai persa e i vertici delle Ss puntano ad aprire un negoziato segreto con gli Alleati per arrivare a un armistizio che eviti la catastrofe.
Edda raggiunge prima Neggio, nel Canton Ticino, poi Ingenbohl (Canton Svitto), sul lago dei Quattro Cantoni. A metà gennaio del 1944 le autorità svizzere la rinchiudono nella “Casa Madre delle Suore di Carità della Santa Croce”. Rimarrà nell’antico convento per sei mesi.
Ma i nazisti non demordono: la caccia al Diario continua in territorio elvetico e nella Rsi. Lo racconta l’Ss viennese Klaus Hügel, alias “Dott. Hübner”, un alto ufficiale dell’Sd agli ordini di Kaltenbrunner.
Catturato e interrogato dagli americani nel dopoguerra, Hügel rivela che all’inizio del 1944 aveva ricevuto l’ordine “di prendersi carico delle operazioni Felicitas e Roderich”. La conduzione di entrambe era stata affidata al tenente altoatesino Walter Segna (Ss), un assistente del generale delle Ss Wilhelm Harster, il responsabile della Sichereitspolizei (Sipo) e dell’Sd nella Rsi, con base a Verona.
Hügel aggiunge che “l’Operazione Felicitas puntava a stabilire un contatto tra un agente dell’Ufficio VI del Rsha – Frau Beetz (nata Burkhardt), alias ‘Felicitas’ – e la Contessa Edda Ciano, che risiedeva all’epoca in Svizzera in seguito alla sua fuga dall’Italia”.
Al contempo, l’Operazione Roderich mirava “a stabilire un contatto tra don Pancino e la Contessa Ciano, in Svizzera”. Nei documenti dello spionaggio nazista, precisa l’ufficiale, “Herr Roderich” e “Frau Roderich” designavano rispettivamente “il Conte Galeazzo Ciano e la contessa Edda Ciano”.
Intrigante il riferimento di Klaus Hügel al sacerdote italiano. Se non proprio sorprendente in bocca a una spia tedesca di prima grandezza. Basti dire che è proprio a don Giusto Pancino che si rivolge Benito Mussolini per riattivare i contatti con la figlia in Svizzera.
Il sacerdote ha 36 anni ed è una vecchia conoscenza della famiglia Mussolini. Nei primi anni Venti abita con i genitori non lontano dalla loro casa milanese. Suo padre gestisce l’edicola dove il leader del fascismo (all’epoca direttore de “Il Popolo d’Italia”) acquista i giornali ogni mattina. Il tredicenne Giusto Pancino diventa così un compagno di giochi di Edda. I due si rivedono nel 1941. La signora lavora nella Croce Rossa e assiste i feriti sul fronte albanese, mentre lui è uno dei tanti cappellani militari dell’esercito italiano. Quando il Duce lo convoca a Villa Feltrinelli a Gargnano sul Garda, a fine febbraio 1944, don Pancino è il giovane parroco di Erto, un paesino del bellunese.
Mussolini gli affida una missione delicatissima: raggiungere Edda al convento della Santa Croce, a Ingenbohl, e convincerla a non consegnare il Diario agli Alleati. Tantomeno ai nazisti. Le agende sono zeppe di giudizi al vetriolo espressi dal dittatore su Hitler e altri gerarchi del Terzo Reich.
In poche settimane, tramite la Santa Sede, il prete ottiene il visto per recarsi in Svizzera. Arriva a Berna all’inizio di marzo del 1944 e incontra per la prima volta la vedova Ciano il giorno 23, all’interno del convento. La figlia del Duce vive sotto la stretta sorveglianza dei servizi segreti elvetici.
Ha un sapore decisamente spirituale la versione di questo primo colloquio narrata dal prelato al giornalista Renzo Allegri, nell’estate del 1973:
Edda si trovava a Ingenbohl, nel convento della Santa Croce. Portavo con me le ultime lettere di Galeazzo Ciano, i suoi oggetti personali e una lunga lettera di Mussolini. Era una lettera umile, dolce, piena d’affetto, la lettera di un padre spaventato all’idea di perdere l’affetto della figlia prediletta. Edda era in uno stato di terribile disperazione. Ogni parola era un’accusa contro il padre e una minaccia di vendetta. Se tentavo di dirle che Mussolini chiedeva il suo perdono, l’odio di Edda si rivolgeva contro di me. Rimasi con lei una ventina di giorni cercando di confortarla, ma senza ottenere niente di quanto mi aveva chiesto Mussolini. Quindi tornai a Gargnano.
Stando alle cronache, il sacerdote Giusto Pancino incontra la contessa Ciano per la seconda volta il 16 maggio 1944, sempre a Ingenbohl. E questa volta non nasconde al reporter i veri motivi della sua missione:
Allen Dulles capo OSS in Europa 1942-1945
Edda Ciano era in possesso dei famosi Diari del marito, che facevano gola a [Heinrich] Himmler, il capo delle Ss. Himmler sapeva che nei Diari Ciano aveva trascritto i lunghi colloqui avuti con Ribbentrop. Il ministro degli Esteri tedesco aveva espresso giudizi negativi su Hitler. Himmler voleva accusare Ribbentrop di fronte al Fuehrer ed era disposto a tutto per avere quei Diari.
Le Ss sapevano dei miei viaggi in Svizzera e mi davano una caccia spietata. Più volte fui avvicinato da emissari di Himmler che mi offrivano denaro, libertà e qualunque cosa desiderassi, in cambio dei Diari di Ciano. L’ultima offerta furono cento milioni di lire in contanti, da ritirare in Svizzera, e la possibilità di scappare in qualunque parte del mondo. Alle offerte aggiunsero anche le minacce. Nei miei viaggi in Svizzera dovetti ricorrere ad astuzie di ogni genere per sfuggire alle trappole degli emissari di Himmler. I miei spostamenti diventavano sempre più pericolosi e avventurosi.
Ed è nelle stesse settimane che il prete afferma di aver ricevuto in consegna da Edda le cinque agende di Galeazzo degli anni 1939-1943:
Quei famosi quaderni restarono nelle mie mani per parecchi giorni. Edda me li consegnò nel convento della Santa Croce perché li portassi al sicuro. Li tenni nascosti nella mia stanza per un po’, e quando si presentò l’occasione buona andai a Berna e li depositai al Credit Suisse. Poteva ritirarli solo chi avesse pronunciato una parola d’ordine dai tre numeri della data di nascita di Edda Mussolini.
In un’altra intervista, all’inizio degli anni Sessanta, don Pancino dà una versione leggermente diversa:
Fu nel corso di quella visita [del 16 maggio 1944 al monastero] che Edda mi affidò i manoscritti del Diario di Ciano, autorizzandomi anche a pubblicarli in favore dei figli se ella fosse morta prematuramente. I Diari vennero chiusi in una cassetta di sicurezza del Credit Suisse di Berna sotto il duplice nome mio e di “Emilia Conti Marchi”, uno pseudonimo scelto da Edda.
Vi saranno molti altri incontri nel corso del 1944, e fino alla primavera del 1945. Il sacerdote fa la spola tra Gargnano e Ingenbohl. Instancabile e fedele alla famiglia Mussolini. Sempre e comunque.
Ma le cose stanno veramente così? In buona sostanza, perché Edda decide di correre il rischio fatale di privarsi delle cinque agende del consorte, nel maggio del 1944? La contessa Ciano è tutt’altro che ingenua. I Diari, è evidente, potrebbero finire nelle mani del padre, se non addirittura delle Ss.
Fin qui la storia ufficiale, fatta di tradimenti, colpi bassi, giochi doppi e tripli. Ma la desecretazione nel 2005 di decine di documenti top secret redatti dall’intelligence statunitense nel 1945-1946 ci consente ora di tracciare un’ipotesi diversa sul ruolo giocato dal religioso milanese nell’affaire del Diario. Diversa e senz’altro più inquietante.(continua)