Possono sembrare improvvisate, affrettate e dettate dall'impeto ma le mie dimissioni sono ponderate anche se la decisione è stata presa in pochi minuti. Sono ponderate e sofferte in quanto questa soluzione l'avevo già vagliata attentamente come una delle possibili vie d'uscita, l'ultima, da una situazione che ormai si stava trascinando da troppo tempo e soltanto ieri sera si è palesata nella sua reale gravità.
Di calci nel sedere grazie a Città Vecchia ne ho presi in quantità, molti più di quelli che chi mi ha attaccato ieri sera possa immaginare. Ma non mi aspettavo certo di essere messo alla corda da coloro che da me hanno avuto la massima fiducia, stima e affetto (sincero, che lo si creda o no). Sono stato accusato di essere un accentratore ed un dittatore proprio da coloro che per mesi hanno gestito l'associazione come fosse cosa propria senza che nessuno ci mettesse bocca perché io stesso ho preteso (sbagliando) che avessero temporaneamente carta bianca. Sono stato accusato di non riuscire a gestire l'Associazione, di non portare gente al suo interno, di essere inconcludente nelle iniziative. Non mi soffermo ad analizzare da che pulpito.
Vorrei soltanto ricordare che Città Vecchia l'ho fondata io e prima non c'era nulla, solo qualche fantasma di associazione passata distrutta dai litigi. In un anno e mezzo credo di aver contribuito nel mio piccolo a farla crescere e posso affermare che ora è una delle associazioni più rilevanti della città. Mi piace pensare che sia anche un po' merito mio. E se lo è dipende anche dall'impostazione che è stata data all'Associazione: un movimento di critica costruttiva, di denuncia, di cooperazione prima che un'associazione culturale. Mi è stato contestato anche questo: di essere stato troppo critico e di essermi fatti troppi nemici. Forse è vero. Ma se si conosce profondamente quali siano i problemi del centro storico di Montegranaro (le ultime cronache lo testimoniano) non si può certo andare avanti a sorrisi e pacche sulle spalle.
Quello che è accaduto ieri sera mi ha messo nella condizione di fare una scelta tra due opzioni: accettare la sfida (perché di questo si è trattato: una sfida portata avanti scientemente col chiaro intento di demolire) di chi vuole trattare lo Statuto come carta straccia e governare l'associazione lasciando però agli altri la responsabilità trasformandola in qualcosa di molto diverso da quello per cui è nata. Questo avrebbe comportato la convocazione dell'Assemblea, votazioni ed aspri scontri interni che avrebbero potuto protrarsi per mesi. Oppure potevo dimettermi. Ho preferito la seconda perché sono stanco di fare la guerra e certamente non mi piace farla contro la mia gente. Ma che non mi si accusi di voler danneggiare l'associazione. Questo lo stanno facendo altri, ed è ora che ognuno si assuma la responsabilità dei propri gesti. Io l'ho sempre fatto.
Luca Craia