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Spifferi Assordanti – The Italian Job 2

Creato il 19 febbraio 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

Spifferi Assordanti – The Italian Job 2

Continua la carrellata di cablogrammi che ci accompagnerà per un bel po’ di tempo. Questa volta riguardano il pre e il post G8 dell’Aquila. I funzionari statunitensi fotografano con schiacciante realismo la situazione politica italiana.

La carriera politica di Berlusconi fin dai suoi esordi nel 1994 è stata funestata dalle accuse di corruzione e di altre imputazioni. Il premier parla di una persecutoria caccia alle streghe politica operata ai suoi danni della magistratura di sinistra. E rinnega ogni accusa. Sebbene siano stati condannati alcuni tra i suoi più stretti collaboratori, il premier non è mai stato condannato in via definitiva. In diversi casi i suoi avvocati per evitare il giudizio sono riusciti a far cadere in prescrizione il reato, rimandando continuamente il processo. In un’occasione, un parlamento ormai controllato dal premier ha ridotto la prescrizione di alcuni reati per cui Berlusconi era sotto processo.
A quanto sembra, i tanti sostenitori di Berlusconi non danno molto peso alle accuse contro di lui nello stesso modo in cui passano sopra le sue frequenti scappatelle sessuali e le continue gaffe in pubblico.

Il premier ha dichiarato che il 72% della stampa italiana è controllata dalla sinistra (nonostante il fatto che lui detenga la maggior parte dei media italiani), e ha criticato i programmi televisivi che prendono in giro il primo ministro per la sua condotta sessuale poco ortodossa.

Notoriamente, i sondaggi politici in Italia non sono attendibili, e il divario tra quanto Berlusconi dichiara essere il suo indice di popolarità (68%) e quanto il suo principale avversario tra la stampa – il quotidiano La Repubblica – dichiara (49%) è davvero troppo ampio.

Berlusconi non ha reali oppositori né all’interno, nella sua coalizione di centrodestra, tanto meno nel PD, il principale partito di opposizione, che ha per l’appunto iniziato un tortuoso e lungo dibattito per designare il suo prossimo leader. Walter Veltroni (uno dei fondatori del PD) ci ha detto che l’obiettivo del suo partito è di ritornare competitivo entri i prossimi 4-5 anni, e ha ammesso che attualmente non rappresenta una valida alternativa a Berlusconi. Per ora Berlusconi è il leader indiscusso del centrodestra, ma a causa di questi presunti scandali il suo prestigio è un po’ offuscato.
Il giornalista di centrodestra Giancarlo Loquenzi ci ha detto che l’antico desiderio di Berlusconi di diventare presidente della Repubblica è ormai sfumato, e ora il Premier deve concentrarsi sulla sua immagine per cercare di riconquistare la fiducia dell’elettorato. Secondo Loquenzi la strada migliore potrebbe essere il matrimonio e la conduzione di una vita privata tranquilla. L’assistente di un alto parlamentare del PDL ci ha detto che Berlusconi non ha oppositori interni, ma che i politici del PDL hanno anche capito che a causa del premier la reputazione italiana all’estero è in declino, soprattutto in Europa, dove invece l’Italia combatte per ottenere le prime posizioni.

La forza politica di Berlusconi risiede nella sua capacità di saper riconoscere i desideri dell’elettorato, e nell’affrontare velocemente e in modo concreto i problemi specifici, come la spazzatura di Napoli e il terremoto in Abruzzo. La sua debolezza, invece, è la mancanza di una strategia politica di lungo corso o l’incapacità di affrontare i problemi strutturali del Paese

La stampa internazionale tratteggia una figura caricaturale del presidente Berlusconi, che tuttavia solo pochi commentatori politici riconoscono in Italia. La popolarità del premier è in calo rispetto al picco dell’autunno 2008; questo indebolimento è da ricondurre alla stanchezza di parte dell’elettorato – anche di centrodestra – davanti alle immagini che ritraggono Berlusconi insieme ad altri (politici) che se la spassa nelle sue ville con ragazze decisamente più giovani di lui.

L’Italia ha presentato un’agenda troppo ambiziosa per il G8 2009, che va dalla stabilità finanziaria globale (nel riconoscimento del primato del G20 in questo settore), allo sviluppo sostenibile (in particolare per quanto riguarda l’Africa), al clima, alla sicurezza energetica, l’Afghanistan/Pakistan, la non-proliferazione, la pirateria, la sicurezza alimentare fino al commercio internazionale. Il processo di creazione del consenso attorno a questi temi è stato faticoso e l’Italia ha fatto del suo meglio per incanalare le sue troppo ingombranti ambizioni in un risultato accettabile per i suoi partner G8, e che fosse anche in grado di preparare il terreno per un’efficace azione futura. Detto questo, lo sforzo italiano, si è concentrato su una quantità eccessiva di temi e su una lista di ospiti troppo estesa, a discapito della coesione stessa dell’evento e persino dell’obiettivo finale dell’Italia: garantire la rilevanza internazionale del G8.
Berlusconi potrebbe apparire all’opinione pubblica italiana come incapace di affrontare i reali problemi economici del Paese.

La crisi economica mondiale si farà sentire più duramente in Italia che altrove – alcuni osservatori prevedono una recessione «double dip», a ricaduta doppia. I risparmi si stanno già esaurendo; il credito al consumo è allo stesso tempo costoso e difficile da ottenere; la disoccupazione continua ad aumentare; e il tasso di crescita dell’Italia – già poco rilevante prima della crisi – si è abbassato vertiginosamente per la contrazione delle esportazioni e della domanda interna. Com’era prevedibile, le entrate fiscali sono fuori controllo. Inoltre, il deficit pubblico già elevato dell’Italia e il tetto massimo di debito che implica l’adesione all’euro limitano in modo significativo la capacità del governo di fornire stimoli fiscali all’economia.

G8:

La realtà è che gli sforzi di definire l’agenda e di offrire un focus chiaro sono arrivati troppo in ritardo: la quantità eccessiva di temi che ha caratterizzato la presidenza italiana, ha fatto sì che ogni eventuale messaggio del G8 si disperdesse nella proliferazione di temi affrontati. Il fallimento di una focalizzazione del summit in parte è dovuto alla disorganizzazione interna italiana, ma anche al tentativo di occuparsi di tutte le principali questioni di rilevanza globale. Quando le iniziali speranze italiane su temi considerati (ad es. l’anti-pirateria) facilmente risolvibili sono naufragate davanti alle obiezioni irremovibili, è emersa l’assenza di obiettivi specifici sui temi del G8, e la loro funzione è apparsa solo quella di condurre le discussioni in accordi.

La quantità eccessiva di temi è stata accompagnata da una lista di invitati troppo estesa [..] facendo sì che questo sia diventato il più grande G8 che ci sia mai stato. La sua dimensione ha sorpassato persino quella del G20.

Molti dei partecipanti al G8 ne hanno criticato la «dimensione» e gli scopi, la spiccata preferenza per la forma a discapito della sostanza, manifestata dall’Italia, e il tono fiacco dei comunicati. Un’agenda così ambiziosa, invece, probabilmente deriva dalla paura italiana che il G8 potesse perdere importanza sotto il proprio mandato.


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