Gli americani si preparano ad assistere alle elezioni del 2008 e dettano la linea per i due candidati, Veltroni e Berlusconi. Facciamo un gioco: all’interno di queste parole c’è uno scandalo mica da ridere, trovatelo e postatelo nei commenti. Indizio: si era venuto a sapere, ma non ha avuto molta risonanza e tutti hanno proceduto a negare.
Le prossime elezioni e il periodo che copre la formazione del nuovo governo in Italia ci forniranno la possibilità di rafforzare i nostri piani con rinnovato vigore dopo un periodo di un governo di transizione di quattro mesi e oltre due anni di un governo ostacolato da alleati di estrema sinistra. Nonostante i buoni rapporti con il governo Prodi, i rapporti con il prossimo governo promettono di essere migliori, forse molto migliori. La nostra previsione è quella di potenziare i nostri piani, indicati qui di seguito, nel caso in cui si verificasse una vittoria inaspettata di Veltroni, e di ottenere eccellenti progressi nel caso si verificasse un ritorno al potere di Berlusconi. Chiunque dei due vinca, intendiamo cominciare a incontrare i probabili membri del futuro governo subito dopo le elezioni, durante il periodo della formazione dell’esecutivo tra l’aprile e l’inizio di maggio, per stabilire le nostre priorità politiche e la direzione che vorremmo venisse presa dalla politica italiana. Sollecitiamo anche la visita in Italia di figure importanti del governo statunitense per sostenere i nostri piani durante il periodo tra le elezioni e la formazione del nuovo governo. Noi vogliamo affrontare i nostri rapporti rispetto a: Iran; Afghanistan; la sicurezza energetica/Russia; L’Iraq; MEPP; Libano/Siria; Basi militari/Pol; competitività economica; sostegno alla politica estera; cambiamenti climatici; collaborazione giudiziaria.
Nonostante il governo Prodi sostenesse una politica complessivamente condivisibile da parte nostra, c’era da parte del governo un’esigenza di esprimere critiche anti-Americane per accontentare gli alleati di estrema sinistra. Alcune critiche riguardavano importanti questioni in relazione al Medio Oriente, i Balcani e l’Iran. Entrambi i candidati dei due schieramenti nelle prossime elezioni sono filo-americani, tuttavia è necessario far capire al nuovo governo l’importanza del miglioramento dei rapporti bilaterali e di evitare critiche retoriche dannose.
L’Italia si è sentita marginalizzata rispetto alle discussioni chiave sull’Iran sin dai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, e potrebbe avere un ruolo “dannoso” nei confronti dell’Iran a meno che non gli venga riconosciuta una posizione importante rispetto alle decisioni da prendere. Chiunque vincerà le elezioni, noi vogliamo coinvolgerlo in anticipo e frequentemente per incoraggiare l’Italia a condividere la nostra impellenza sull’Iran e per dimostrare che la strategia di colpire le istituzioni finanziarie iraniane ha funzionato. Questo sarà agevolato attraverso una condivisione delle informazioni che riguardano il collegamento tra banche iraniane e le agenzie iraniane che si occupano di proliferazione in modo da convincere l’Italia a sostenere misure più rigorose contro l’Iran sia all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell’Unione europea. Cercheremo di convincere il nuovo governo a non organizzare nè a partecipare a visite di stato tra l’Italia e Teheran, e inoltre a non effettuare nuovi investimenti significativi nel settore energetico iraniano.
Un governo Berlusconi oppure un governo Veltroni potrebbero essere più interessati alla questione Iran rispetto al governo Prodi. Tuttavia nessun governo italiano può trascurare il significativo rapporto commerciale che già esiste con l’Iran. Sarà difficile convincere gli italiani ad abbandonare gli interessi nel settore dello sviluppo energetico nell’Iran, considerando la forte richiesta di altri paesi per rimpiazzare eventuali aziende italiani che lascino l’Iran, e che il fatto che alcuni tra i fornitori di idrocarburi scelti dall’Italia sono “ambigui”.
Ci aspettiamo una approccio più disponibile rispetto all’Afghanistan con il nuovo governo Italiano. Tuttavia sia Berlusconi che Veltroni non saranno disposti ad esporre i soldati italiani ad un rischio ancora più elevato. Sarà una nostra prerogativa convincere l’Italia ad assumere un ruolo ancora più importante rispetto alla Regione Ovest, dove si sta registrando un peggioramento delle condizioni di sicurezza, e inoltre ha il livello più basso di truppe tre le cinque regioni affidate alla forza multinazionale ISAF. Convinceremo l’Italia ad autorizzare le truppe ad intraprendere un approccio più attivo contro le iniziative degli insorti nelle province di Herat e di Farah, e di ridurre oppure eliminare i caveat geografiche che impediscono alle truppe Italiane di raggiungere la Regione Sud. Esprimeremo la nostra contrarietà alle procedure precedenti sui i pagamenti di protezione e sui negoziati per il rilascio di ostaggi. Il prossimo governo Italiano continuerà a trovarsi di fronte a limiti costituzionali e finanziari riguardo alle missioni italiane all’estero, e qualunque ulteriore dislocazione significativa nell’Afghanistan potrebbe richiedere un ridimensionamento altrove.
Incoraggeremo gli Italiani ad aumentare il contingente destinato all’addestramento della polizia afghana, un campo in cui sono eccellenti, aumentando l’impegno della Guardia di Finanzia nella formazione della Polizia di frontiera afghana. Un rafforzamento della missione addestrativa dei Carabinieri è in via di esame (destinata assieme ai marines statunistensi alla formazione della Polizia afghana e ai corpi speciali della stessa) ed è già al vaglio anche una maggiore partecipazione italiana nella missione d’addestramento europea EUPOL. Infine, incoraggeremo il nuovo governo ad incrementare la presenza in Afghanistan per le riforme nel settore della giustizia e gli impegni nel settore dell’edilizia e ad avere un ruolo importante nella ricerca di donazioni per il settore della riforma delle giustizia e per il Fondo della Ricostruzione Afghana.
Il governo Prodi è stato poco disponibile ad affrontare molte questioni che riguardano la Russia a causa della dipendenza energetica dell’Italia (dalle risorse russe). Solleciteremo il nuovo governo italiano a porre come priorità la formazione di una politica energetica nazionale che affronti in modo realistico il problema della dipendenza energetica con la Russia. Dovranno essere considerate come parti integranti del piano, l’energia nucleare e le fonti d’energia rinnovabili. L’Italia dovrebbe esercitare un ruolo di leadership a livello europeo, sostenendo l’esigenza di una politica energetica Ue che affrontasse il problema della dipendenza dell’Unione europea verso la Russia.
Faremo capire l’importanza di usare l’influenza della quota di Eni posseduta dal governo italiano per fare finire il ruolo della azienda come “punta di lancia di Gazprom”. Questo potrebbe risultare da un cambio di leadership nell’Eni. Inoltre cercheremo di convincere Eni a collaborare maggiormente a progetti (come quelli che riguardo l’energia rinnovabile e i rigassificatori), destinati a ridurre la dipendenza dell’Italia rispetto alla fornitura di gas russa, e a favorire l’influenza del governo italiano sull’Eni allo scopo di costringere l’azienda a collaborare con gli sforzi italiani ed europei per diversificare le fonti di energia.
In privato Veltroni ha espresso la volontà di affrontare la questione della dipendenza dell’Italia nei confronti della Russia. Tuttavia recenti dichiarazioni ufficiali suggeriscono che potrebbe non essere disposto a sfidare la Russia. Berlusconi ha una rapporto personale di amicizia con Putin. Il precedente ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha informato l’Ambasciatore che a causa di questo rapporto di amicizia, tutta la politica russa sarebbe gestita personalmente da Berlusconi, il quale recentemente ha espresso solidarietà alla Russia che si sente “accerchiata dalla Nato”. Ottenere un approccio italiano migliore sarà molto difficile indipendentemente dai risultati elettorali.
Sia Berlusconi che Veltroni sarebbero più favorevoli ad adottare una politica filo Israeliana rispetto al precedente Primo Ministro Prodi. Faremo capire al nuovo governo (GOI) l’importanza dell’Italia di continuare a lavorare attraverso il processo del Quartetto della Pace e di non rilasciare dichiarazioni ufficiali di solidarietà nei confronti di Hamas. L’atteggiamento filo israeliano di Veltroni potrebbe essere danneggiato se Massimo D’Alema fosse ancora il Ministro degli Esteri.
La maggioranza del partito di Berlusconi è contraria al ruolo italiano nella missione Onu in Libano UNIFIL poiché la missione venne lanciata dal centro-sinistra, criticando le regole di ingaggio deboli in una zona a rischio, che creano diversi problemi alle truppe italiane per difendersi in modo adeguato e per condurre una missione forte in modo efficace. Nonostante la partecipazione italiana sia stata confermata da Berlusconi, il quale ha anche ribadito la necessità di rinforzare il disarmo di Hezbollah, trasmetteremo a lui personalmente, e anche a Veltroni se dovesse vincere, il nostro giudizio positivo riguardo al contributo italiano nella missione UNIFIL in Libano, e il nostro augurio che l’Italia possa portare avanti il suo impegno. Incoraggeremo il prossimo governo italiano a sollecitare la Siria e l’Iran a non interferire negli affari interni libanesi, e a bloccare il flusso di combattenti stranieri che entrano in Iraq. Un governo Veltroni dovrà capire che le visite di stato che coinvolgano l’Italia con Damasco, possono essere dannose rispetto agli impegni internazionali e saranno considerate negative da parte degli Stati Uniti e di altre nazioni.
Portare i tassi di crescita del prodotto interno lordo almeno alla media dell’Unione europea dovrà essere un obiettivo principale della politica economica per il nuovo governo. Non sta a noi imporre al governo le misure da intraprendere, ma i problemi sono noti: un mercato di lavoro non flessibile, una burocrazia complessa, un sistema giudiziario inefficiente, la corruzione, il crimine organizzato, un sistema d’istruzione inadeguato, un ambiente ostile verso nuovi mercati e solo parzialmente favorevole all’innovazione ecc.
Legare le promozioni e la destinazione dei fondi per la ricerca a criteri di merito nelle università italiane è qualcosa che noi e gran parte degli italiani riteniamo vada fatto immediatamente, ma che è probabilmente politicamente impossibile. Tuttavia incoraggeremo il nuovo governo ad intraprendere passi importanti per promuovere l’innovazione, per esempio, incentivando le università ad assegnare crediti paritari per brevetti e per pubblicazioni, considerando inoltre l’esigenza specifica di dare spazio alle start-up e agli investimenti per la ricerca nel sistema fiscale e normativo italiano.
Esiste la possibilità che il nuovo governo possa nominare un nuovo responsabile che si occuperà dei negoziati delle economie principali (ME) che riguardano la sicurezza energetica e il cambiamento climatico. Faremo capire l’importanza di nominare una persona che sia in grado di svolgere un ruolo attivo, e di portare avanti il sostegno italiano riguardo alle nostre priorità, in previsione del summit con i leader ME che si svolgerà nel periodo del summit del G8 a giugno, in Giappone. L’Italia avrà l’incarico della Presidenza del summit G8 2009 e quindi avrà un ruolo principale riguardo all’accordo globale sui cambiamenti climatici da raggiungere entro dicembre 2009. Nel momento in cui dovremo negoziare eventuali impegni vincolanti, e dovremo trovare accordi con l’Unione europea compatibili con le esigenze del Congresso Americano, avremo la necessità di un interlocutore affidabile nel governo italiano, con competenze nel settore economico oltre a quello ambientale.
Solleciteremo il nuovo governo a compiere atti di estradizione e ad applicare gli accordi assistenza giudiziaria MLAT firmati nel maggio 2006. La condivisione dei nostri database che riguardano le applicazioni legislative sarà ampliata in seguito all’accordo HSPD-6, firmato dal governo Americano e da quello Italiano. Sarà una nostra priorità affrontare immediatamente le problematiche che riguardano l’anti-terrorismo.