Magazine Ciclismo
Nasce in Italia la prima startup di indoor training virtuale: un rullo, da collegare ad una normale bicicletta, e un visore 3D bastano a proiettare il ciclista negli scenari più incredibili. Per un allenamento diverso dal solito
di Camilla Pisani
Pedalare rinchiusi tra quattro mura è terribilmente noioso. Ma con l’arrivo dell’inverno, per ciclisti e appassionati delle due ruote, una valida alternativa ad interminabili sessioni di allenamento al chiuso, ancora non esisteva. Grazie al 3D, diventa possibile non solo uscire di casa ma anche raggiungere i luoghi più impensabili, a bordo della propria bici. Percorrere la Grande muraglia cinese o destreggiarsi nel traffico di Downtown a San Francisco, partecipare ad una tappa del Tour de France o attraversare un paesaggio di montagna ammantato di neve. Widerun è una neonata startup che si affaccia un po’ al mondo dell’indoor fitness e un po’ a quello del gaming, dedicata a ciclisti con il pallino dell’hi-tech. Consiste in un sistema di allenamento composto da un rullo «smart», da agganciare ad una qualsiasi bicicletta, e da un visore 3D, connessi l’uno con l’altro via Bluetooth. L’utente può accedere alla realtà virtuale tramite un dispositivo come Oculus Rift o, e questa è una delle recenti soluzioni, tramite smartphone (Samsung GearVR). Nel primo caso, i possibili set in cui allenarsi si possono scaricare dalla App di Widerun sul proprio pc, nel secondo si utilizza direttamente il telefono. I luoghi ricreati al momento sono nove, uno più avvincente dell’altro.
Non manca nemmeno la componente fantasy, con opzioni come la città fantasma o lo scenario dell’Apocalisse, nel quale il ciclista, oltre a correre, si ritrova a dover superare diverse prove come in un vero videogame. È possibile anche sfidare un amico, dotato dello stesso dispositivo, in una gara di velocità o di abilità ciclistica in versione 3D. A rendere l’esperienza ancora più immersiva sono le sensazioni fisiche che il rullo applicato alla bicicletta è in grado di riprodurre, adattando la resistenza in base alla salita o alla discesa che si sta percorrendo: i movimenti compiuti pedalando nel mondo virtuale vengono riprodotti in quello reale e la percezione della fatica o del sollievo è la stessa che si proverebbe in condizioni normali.
I primi test su Reddit e alle fiere di settore
Gli ideatori di Widerun, cresciuta all’interno di TechPeaks, acceleratore di imprese di TrentoRise, sono cinque ragazzi provenienti da tutta Italia, con ruoli e competenze diversi e complementari. I tre founder sono Alessandro Scipioni, informatico e Ceo, Riccardo Avanzi e Tiziano Piccardi, entrambi game designer. Più tardi si sono aggiunti Daniele Genovesi, project manager, e Jasmin Mair, community manager. «Widerun è nata in palestra, in un giorno di pioggia», spiega Alessandro, il Ceo, «eravamo tutti piuttosto affranti dall’idea di fare sport al chiuso e lì è arrivata la decisione di portare la realtà virtuale nel mondo del fitness: sul mercato non esiste un altro prodotto di questo genere e i nostri unici competitor si basano sull’utilizzo di uno schermo esterno, quindi non regalano un’esperienza totalmente immersiva». La maggiore difficoltà sembra quella di essere una startup basata sulla messa a punto di un hardware: «La validazione è stata complessa e costosa, dato che c’era bisogno di un prototipo e di un posto preciso dove farlo provare», sottolinea Alessandro, «alla fine, per testare la risposta del pubblico, abbiamo caricato una demo su Reddit e solo il primo giorno si sono registrati mille download. Siamo poi stati presenti in alcune fiere di settore e molte persone hanno voluto provare Widerun sostenendo di poter fermarsi solo un qualche minuto e restando in sella per dieci chilometri. Questo ci ha fatto capire di aver fatto un buon lavoro».
Non manca nemmeno la componente fantasy, con opzioni come la città fantasma o lo scenario dell’Apocalisse, nel quale il ciclista, oltre a correre, si ritrova a dover superare diverse prove come in un vero videogame. È possibile anche sfidare un amico, dotato dello stesso dispositivo, in una gara di velocità o di abilità ciclistica in versione 3D. A rendere l’esperienza ancora più immersiva sono le sensazioni fisiche che il rullo applicato alla bicicletta è in grado di riprodurre, adattando la resistenza in base alla salita o alla discesa che si sta percorrendo: i movimenti compiuti pedalando nel mondo virtuale vengono riprodotti in quello reale e la percezione della fatica o del sollievo è la stessa che si proverebbe in condizioni normali.
I primi test su Reddit e alle fiere di settore
Gli ideatori di Widerun, cresciuta all’interno di TechPeaks, acceleratore di imprese di TrentoRise, sono cinque ragazzi provenienti da tutta Italia, con ruoli e competenze diversi e complementari. I tre founder sono Alessandro Scipioni, informatico e Ceo, Riccardo Avanzi e Tiziano Piccardi, entrambi game designer. Più tardi si sono aggiunti Daniele Genovesi, project manager, e Jasmin Mair, community manager. «Widerun è nata in palestra, in un giorno di pioggia», spiega Alessandro, il Ceo, «eravamo tutti piuttosto affranti dall’idea di fare sport al chiuso e lì è arrivata la decisione di portare la realtà virtuale nel mondo del fitness: sul mercato non esiste un altro prodotto di questo genere e i nostri unici competitor si basano sull’utilizzo di uno schermo esterno, quindi non regalano un’esperienza totalmente immersiva». La maggiore difficoltà sembra quella di essere una startup basata sulla messa a punto di un hardware: «La validazione è stata complessa e costosa, dato che c’era bisogno di un prototipo e di un posto preciso dove farlo provare», sottolinea Alessandro, «alla fine, per testare la risposta del pubblico, abbiamo caricato una demo su Reddit e solo il primo giorno si sono registrati mille download. Siamo poi stati presenti in alcune fiere di settore e molte persone hanno voluto provare Widerun sostenendo di poter fermarsi solo un qualche minuto e restando in sella per dieci chilometri. Questo ci ha fatto capire di aver fatto un buon lavoro».
I social media e la community per migliorare l’idea
Per Alessandro e il suo team, tutti nativi digitali, è stato naturale costruire intorno alla start up una strategia di comunicazione improntata sul massiccio utilizzo dei social media e sull’interazione con la community, chiamata ad intervenire sull’idea con osservazioni e proposte. Così è accaduto che da Twitter sia nato il problema della sudorazione sul visore 3D, segnalato da un utente, ma dallo stesso canale è spuntata anche la soluzione: il reclutamento «in diretta» di un esperto nella produzione di fascette igieniche di spugna, traspiranti e intercambiabili. Ma anche da Facebook arrivano contributi: è dalla pagina di Widerun, infatti, che vengono lanciati contest e sondaggi per la scelta e la valutazione dei nuovi scenari virtuali in cui pedalare. La startup ha appena terminato la realizzazione del secondo prototipo e, per raggiungere la cifra necessaria ad avviare la produzione, sta per lanciare una raccolta fondi attraverso una campagna Kickstarter, in partenza a febbraio.
Fonte: @corriere.it
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