Chiesa, ieri mattina durante la messa. Il turibolo emana nuvole di incenso che si alzano fin sotto la volta e vanno ad incrociare un raggio di sole che entra dalla finestra in alto, sopra il cornicione. Un bambino alza la mano, indica in alto; forse, come me ha seguito con lo sguardo quella nuvola di fumo ma non riesce a staccare lo sguardo.Forse pensa che ci sia qualche angelo a volteggiare lassù, dove nessuno può toccarlo, o forse pensa come me che sia suo nonno o lo spirito santo di qualche avo; e resta imperterrito a guardare anche se la mamma, di fianco, lo richiama.
Io, subito mi schermisco perché mi sento sciocca guardando quella nube; sciocca perché le persone attorno potrebbero pensare che son strana, ebete, o che non seguo la celebrazione; e distolgo lo sguardo.Ma subito, in un repentino cambiamento d’opinione, rialzo gli occhi verso quel punto, verso quella finestra: perché noi adulti non ci permettiamo di pensare che una nuvola d’incenso forse possa essere il vestito santo di un angelo? Perché queste cose le può vedere o dire solo un bambino?
Forse della nostra programmatica realtà dovremmo vergognarci, non dei voli pindarici dello spirito…
Santa Felicita, sala capitolare angeli (Photo credit: Wikipedia)
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