Titolo: Splendido visto da qui
Autore: Walter Fontana
Sottogenere: Fantascienza distopica/satira
Casa Editrice: Giunti Edizioni
Pagine: 281
Anno: 2014
Formato: Cartaceo
Trama:
I decenni dai ’60 al 2000 si susseguono in aree ricostruite per far vivere l’illusione di un presente eternamente ripetuto. Lo spazzino Leo e i suoi compagni di lavoro garantiscono la pulizia di tutti i settori e il loro isolamento da contaminazioni temporali, punite dal governo con severità.
In un grigiore quotidiano fatto di abitudini e certezze, Leo fa un incontro che gli scombussola la vita e le sue prospettive pre-confezionate faranno i conti con il risveglio di un pericoloso avversario, la propria coscienza.
Giudizio:
La boa del 1984 l’abbiamo passata da un pezzo, eppure la presenza del Grande Fratello sembra oggi più attiva che mai, nonostante il mascheramento finto innocuo da guardone, sguinzagliato in un mondo di narcisisti compulsivi. La distopia di Orwell non è stata sgonfiata dalla realtà, ha solo cambiato aspetto scivolando in un mondo che ha scelto di abbandonare la dimensione del tragico per abitare, con buona pace di tutti, in quella più confortevole del grottesco.
Il palinsesto della nostra memoria storica è riempito da un accumulo di nostalgie emotive e acritiche, in cui ci si rifugia stancamente per sopprimere la responsabilità che il futuro ci impone.
A questo punto, nell’incapacità di disegnare o solo immaginare un domani, il passo successivo è quello di rifugiarsi nel rassicurante mantra della ripetizione, più efficace per la salute di uno psicoterapeuta o di un gastroprotettore. Precisamente il tempo in cui si decide di vivere l’umanità incitrullita di Splendido visto da qui, il caustico, divertente e profetico romanzo di Walter Fontana.
L’Italia divisa in zone temporali è il grande laboratorio a cielo aperto di questo esperimento sociale destinato a diventare un format d’esportazione. Di area in area, le sue frontiere hanno confini geografici e cronologici costituiti da decenni riprodotti come tante scenografie, in una sequenza che parte dagli anni ’60 arrivando fino alle colonne d’Ercole del 2000, punta avanzata della modernità e termine di corsa del ciclo.
Lo scorrere del pensiero non viene impedito dal sistema, ma instradato. Gli anni si susseguono nei loro distretti offrendo la certezza di un copione immutato, di gran lunga preferibile alle incognite di un futuro estraneo e carico di minacce. Il tempo è così trasformato in folklore, un bric-à-brac privato di significato da un establishment che rende contento e docile il suo gregge facendo tesoro dell’esperienza delle “period rooms”, l’artefatto museale che ricostruisce gli ambienti storici. L’illusione che ricrea una bolla di tempo in cui potersi immergere funge da modello alla società di Splendido visto da qui, parabola dal tono ironico (ma anche amaro e umanamente partecipe) lontano dalla tensione allucinata delle storie di Dick, o dal sottofondo pessimistico delle tragicommedie di Vonnegut.
Attraverso la lente deformante dell’umorismo Fontana disseziona le debolezze del nostro presente con un linguaggio brioso e acuto, ritraendo l’oggi come un adolescente alla ricerca del proprio ombelico, in un accumulo ingordo di memorabilia, ricordi televisivi e revival pilotati da mode a consumo rapido e pericolosamente ricorsivo.
Il punto di vista del racconto è quello privilegiato, e suo malgrado complice, di Leo, spazzino e simbolica rotella del grande ingranaggio statale, di cui custodisce l’integrità attraverso il controllo dei rifiuti. Ogni trasgressione cronologica, ogni sconfinamento di merce, infatti, sono ritenuti reati gravissimi di cui il potere si occupa con paternalismo e durezza.
Solo nel momento in cui Leo incontrerà Maia, la “traveller” in fuga da un decennio all’altro, il suo percorso sarà costretto a prendere posizione tra l’inerzia del sopore quotidiano e l’insorgere di una consapevolezza nuova.
Non è difficile non riconoscersi in questo tipo di inganno. Il Truman show è dietro l’angolo e la cosa più terribile è che ci piace da morire.
Sull’autore:
Walter Fontana (Abbiategrasso, 1957) è un umorista, attore, autore di romanzi, testi televisivi e sceneggiature cinematografiche. Ha pubblicato romanzi graffianti con Bompiani come “L’uomo di marketing” e “La variante limone”, mentre con Rizzoli ha prodotto “Non ho problemi di comunicazione” e “Visto che siete cani”. Ha scritto per la rivista “Comix” delle Edizioni Panini.
Per la televisione è tra gli autori di “Mai dire goal”, mentre per il cinema ha collaborato a film del trio Aldo, Giovanni e Giacomo e del duo Ale & Franz.
Fabio Lastrucci