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Spoleto e la cintura di santità

Creato il 03 gennaio 2013 da Berenice @beneagnese

 

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È fresca la nomina di monsignor Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto, a membro di uno dei più prestigiosi Dicasteri della Curia Romana, la Congregazione delle Cause dei Santi.

E quale migliore biglietto da visita potrà esibire il presule se non quello di detenere la cattedra in una città che forse come nessun’altra può vantarsi di una particolarità molto singolare? Basta, infatti, fare un giro intorno al suburbio per scoprire quanto in questa cittadina umbra siano fitte le tracce di una sacralità che si è sedimentata nei secoli e che ha rappresentato l’essenza stessa della presenza umana, della nascita delle comunità.

Senza neppure considerare il Monteluco fittamente punteggiato da grotte eremitiche, ormai ampliate e trasformate in panoramiche ville, lo sguardo passa veloce sulla mappa geografica e sui nomi delle tante frazioni che compongono lo spazio suburbano. Basta uscire dalle porte di Spoleto e sui cartelli stradali di indicazione appaiono i nomi di una curiosa e serrata cintura di santità che si manifesta ripetutamente nei nomi più vari.

Varcata la porta Leonina e proseguendo lungo l’asse della Via Flaminia ci si imbatte nella Madonna di Lugo, località che prelude al popoloso abitato di San Giacomo, castello di pianura, ‘profanamente’ conosciuto come ‘piccola Parigi’.

Disposti a raggiera intorno alla civitas spoletana ci sono il Colle san Tommaso con le sue case dotate di giardinetto, la vicina Croceferro e  la sottostante San Sabino, che prende il nome dalla chiesa edificata nel VI secolo. Verso sud-ovest si incontrano la frazione di San Nicolò, estensione popolare del centro storico, quelle di San Venanzo e di Sant’Anastasio anch’esse abbondamente popolate ed edificate in verticale.

Imboccando l’antica viabilità romana che porta ad Acquasparta, conosciuta anche come strada delle pecore perché tracciato di transumanze, si incrociano ancora abitati con nomi sacri: Santo Chiodo, fatta di case e piccole industrie, San Giovanni di Baiano, la Madonna di Baiano, San Vito e Crocemarroggia confinanti con un grappolo di prediali di origine romana come Messenano, Rapicciano, Fogliano, Meggiano, Rubbiano, Uncinano.

Deviando per brevi o lunghi tratti dalla direttrice principale, ecco che si arriva a Sant’Angelo in Mercole, memoria di un tempio dedicato a Mercurio, a San Martino in Trignano, a San Filippo, a San Gregorio di Ocenelli e a Terzo San Severo posto alle pendici del monte Cucco, sulla catena dei monti Martani.

Ma la cintura di santità spoletina è ancora più ampia e annovera San Silvestro, Santa Croce, Terzo la Pieve alto e basso, toponimi, questi ultimi, posti lì a ricordare l’antica distanza stradale dalle pietre miliari.

Andando verso Castel Ritaldi, appena sopra un’altura che si affaccia nel rettilineo sottostante, la frazione di San Brizio sorge intorno al tempio romanico dedicato al primo Vescovo di Spoleto, evangelizzatore e martire proveniente dalla Siria.

Case in pietra miste a case di epoca più recente si scorgono a Sant’Agnoletto, a Santa Maria in Campis e a San Paolo di Beroide, proprio in mezzo alla piana spoletina. E le  ‘sante’ località non finiscono qui. Ce ne sono ancora: come Valle San Martino nei pressi del Valico della Somma o Santa Maria di Reggiana lungo la via della Spina oppure i Cappuccini appena fuori dalla porta cittadina esposta a sud. E probabilmente qualcuna sarà sfuggita a questo elenco.

 

 


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