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Spotlight di Thomas McCarthy: la recensione – #Venezia72.

Creato il 08 settembre 2015 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

Spotlight è un film che rasenta la perfezione. Mette d’accordo tutti, convince senza se e senza ma, in una lezione che è di cinema e giornalismo allo stesso tempo. E persuade tutti scegliendo però quel tema di cui (quasi) nessuno vuole parlare: la pedofilia “tra le panche” della Chiesa.

spotlightSpotlight punta i fari del cinema, con onestà e rigore intellettuale oltre che narrativo, sul tema degli abusi sessuali ai danni di bambini compiuti da un cospicuo numero di preti all’ombra della chiesa americana. Ma non è uno di quei film di denuncia che sale sul pulpito degli accusanti e punta il dito adunco con faziosità. Spotlight è un film inchiesta nel senso più stretto del termine, opera di fiction ispirata a fatti documentati e ripercorsi con scientificità giudiziaria. Sostenuto da una linearità temporale da pieno e grande cinema classico hollywoodiano, il film scopre e rivela i misfatti interni alla Chiesa in contemporanea allo spettatore. Il nostro stupore e la nostra indignazione sono gli stessi dei personaggi e della regia. Ed è qui che si compie il doppio miracolo: il cinema si fa giornalismo e il giornalismo si fa cinema.

La regia osserva con calma i fatti e la storia, con occhio denso e asciutto, proprio come i giornalisti del film scartabellano con attenzione i faldoni di carte alla ricerca della verità. Spotlight funziona anche perché non cede mai all’action né ad epicismi di molto cinema contemporaneo. Rimane duro e puro come uno stoico giornalista. Allo stesso modo la macchina da presa non si prende mai la licenza di “colpi di testa”. Il risultato? L’illusione di realtà è così profonda che lo spettatore ci scivola letteralmente dentro.

Insomma, Spotlight ha la solidità di un film d’altri tempi, sorretto con forza da una vera e propria sceneggiatura di ferro e d’acciaio, oltre che da una sorprendente prova corale dell’intero cast artistico (tutti intensi e morigerati, da Mark Ruffalo a Michael Keaton, da Rachel McAdams a Stanley Tucci).

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