Spread e valutazione

Creato il 17 gennaio 2013 da Pedagogika2

Ieri "Tuttoscuola"ha pubblicato un rapporto relativo al periodo2007-2012 che mette in evidenza la situazione scolastica della regione Lombardia.

Secondo il rapporto gli studenti lombardi portano a casa pagelle meno brillanti, escono dalla maturità con punteggi più bassi e devono fare salti mortali per conquistare la lode. Anche se risultano più preparati. C'è uno spread della valutazione che poi pesa quando presentano il curriculum, quando vanno ai concorsi, quando cercano lavoro, il teorema non è nuovo, la novità sono i dati. I ragazzi di Milano e dintorni brillano ai test Invalsi e nelle rilevazioni Ocse Pisa, prove standard, uguali per tutti, ma quando le valutazioni sono soggettive, scrutini ed esami di maturità, la partita la stravincono i colleghi del Sud a partire dai calabresi, che però restano indietro nei test nazionali.

Lo storico mensile del settore, che ha già consegnato due rapporti nazionali - 2007 e 2011 - in questa indagine sulla Lombardia per la prima volta ha valutato le scuole comune per comune (per le paritarie non tutti i dati erano disponibili). Che cosa è stato pesato? Molto. Per esempio: patrimonio delle scuole, spese per l'istruzione degli enti locali, dotazione di pc e laboratori, tempo pieno, numero di alunni per classe, servizi mensa e trasporto, numero dei precari, profilo degli insegnanti, dispersione scolastica, livelli di apprendimento e risultati di scrutini e diplomi. Un centinaio gli indicatori, 35 mila i dati incrociati, pescati negli archivi di Miur, Istat, Ragioneria dello Stato. Per arrivare a una valutazione su: strutture e risorse, organizzazione e servizi, personale, risultati. E per concludere: la Lombardia è sempre sopra la media nazionale, era al secondo e terzo posto e resta ancora in alto.  L'indagine è stata pensata per rispondere alla domanda «dove la scuola funziona meglio». Adesso la mappa c'è. E ci sono spunti da salvare. In ordine sparso: gli istituti migliori sono nei comuni più piccoli; le scuole più ricche sono i tecnici e i professionali; gli insegnanti sono più giovani che altrove ma si considera «moderatamente giovane» chi è sotto i 45 anni (!) e in cattedra ci sono meno uomini; diminuiscono i trasferimenti, aumenta l'assenteismo. Poi le «classi pollaio», dolente nota. «Alle superiori anche in 33, troppi. Ma c'è stato un problema di distribuzione delle risorse, Milano è stata penalizzata», ha detto De Sanctis, in carica da due mesi. E poi c'è il tema della valutazione. «Sacrosanta la serietà nei giudizi. Ma agli studenti lombardi si chiede di più».
Analizziamo il fenomeno.Se facessimo questa ricerca regione per regione ci accorgeremmo da subito che esite quasi ovunque quello che è stato definito spread della valutazione. Valutazione che penalizza solo gli studenti, valutazione che si paga a caro prezzo quando si sostiene un concorso o si cerca un lavoro. Il motivo? Semplice quanto banale e, scusate, intriso di sana ignoranza. Mai sentita la frase: " Il mio sei vale un otto?", oppure " Sei da dieci ma ti do 7". No sette è sette, dieci è dieci. Non sono pochi gli insegnanti che "valutano" in questo modo. Le motivazioni sono principalmente, la credenza che il proprio operato sia superiore a quello degli altri e quindi essere più severi nei voti equivale ad essere più "seri". L'altra motivazione è da adurre a dei metodi non oggettivi di valutazione. Se si adoperassero delle griglie di valutazione un sei sarebbe sempre un sei, ma invece le valutazioni sono spesso "soggettive", quindi il sei diventa qualsiasi altra cosa -verso il basso o verso l'alto. Insomma, per dirla in breve, c'è da una parte l'arroganza da parte di chi valuta di dire: "tu non sei al mio livello" ( e vorrei vedere! Se sono un ragazzo/a di 16 anni non posso avere le conoscenze di te che per essere, qui in cattedra hai un diploma, laurea e quant'altro!), e c'è anche un fattore di tipo didattico. Vedo che c'è nella classe insegnante chi, si attiene ad insegnare un "livello minimo degli apprendimenti", senza andare oltre le indicazioni nazionali; questo fa si che gli studenti abbiano una concezione distorta (in questo caso verso il basso) delle loro capacità di apprendimento e ragionamento, questo li induce poi ad avere pessime prestatzioni nei test, aggiungiamoci un altro fattore: i test che si effettuano ad esempio per gli Invalsi sono differenti dalle normali prove di valutazione. Non è, a parer mio solo un problema Lombardo è un problema generalizzato ed è, comunque vero che in alcuni contesti si tende a "regalare il voto". Il motivo? A voti più alti, a numero di maturandi con voti elevati all'esame finale di stato, corrisponde per l'istituto un aumento dei finanziamenti e premi di produzione. Non tutti lo sanno!

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