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Per comprendere le dimensioni del campione, occorre partire dal palmares del belga: stiamo infatti parlando di un signore che ha vinto un bel numero di corse di un certo prestigio. Su tutte brillano il Giro di Lombardia 2009 e 2010 e la Liegi - Bastogne - Liegi 2011. A queste, si aggiungono gare nobili quali la Freccia Vallone 2011, la Clasica San Sebastian 2011, la Parigi - Tours 2008 e 2009, l’Het Volk 2006 e 2008, il campionato nazionale belga 2011. In più, ha vinto tappe in tutti i suoi grandi giri.
L’anno d’oro di Gilbert è senza dubbio il 2011, quando ancora corre nella Omega Pharma - Lotto. Protagonista da febbraio ad ottobre, fa saltare banco sulle Ardenne, ove fa man bassa di tutto, conquistando in seguito anche San Sebastian, i campionati nazionali su strada e a cronometro e la tappa di Mont des Alouettes al Tour de France, per non citare le corse minori. A tali successi si aggiungono buoni piazzamenti alla Milano - Sanremo (3°), al Giro di Lombardia (8°), al Giro delle Fiandre (9°). Alla fine dell’anno, cambia casacca, passando alla BMC, pare con un contratto faraonico. E qui, del nostro Gilbert, si perdono le tracce.
L’inizio del 2012 e decisamente deludente. Ai limiti dell’impresentabilità alla Tirreno - Adriatico, si ritira per influenza; alla Sanremo fa capolino prima di ritirarsi per una caduta; al Fiandre non si vede (sarà 75°, in netta involuzione rispetto ai podi del 2009 e del 2010). Sulle Ardenne, un po’ meglio, con il 3° posto della Freccia Vallone, ma comunque alla Liegi prima cede di schianto al forcing di Nibali sulla Roche aux Faucons, e dopo non riesce ad accodarsi all’azione di Rodriguez e Iglinsky, che porta quest’ultimo al successo. Anche al Tour de France è sotto le attese. Si dice che paghi le fatiche dell’anno prima e che, dopo l’intensità del 2011, un calo sia fisiologico. Arrivano anche voci di un inverno non proprio esemplare, tra premi e cene (e il corridore si “fa” d’inverno, come dice Ernesto Colnago).
Poi, ad agosto, va alla Vuelta, ed è la svolta. Vince a Bracellona e a La Lastrilla, dicono che voli, al Mondiale di Valkenburg sarà di certo il faro. E al Mondiale, non sbaglia: se ne va sul Cauberg a 2 km dall’arrivo, gli altri lo rivedono sul podio mentre veste la maglia iridata. Partecipa anche al Giro di Lombardia, ma la gamba forse è già calata, insieme alle motivazioni. Ad ogni modo, si ritira cadendo nella discesa di Sormano.
Ci sono le basi per un 2013 da prim’attore, lui spiega a VeloNation che la Sanremo ed il Fiandre sono in cima ai suoi pensieri poiché non le ha mai vinte, afferma di sentirsi pronto e di non essere preoccupato per il flop primaverile dell’anno prima.
A gennaio le cose vanno discretamente, in Australia arriva un piazzamento di tappa al Down Under Tour. Ad inizio marzo, alla Parigi - Nizza, è 2° nell’ultima tappa bruciato da Chavanel in volata, anche se non sembra esattamente quello di due anni prima.
Poi, la nuova sparizione: alla Classicissima nevica, e vabbè, ci sta che abbia influito sulla prestazione non esaltante. Pochi giorni dopo, però, l’assaggio con il pavè ad Harlebecke non è buono, il campione del mondo finisce nelle retrovie ed è il primo, vero campanello d’allarme. Anche alla Gand - Wevelgem del 24 marzo non tiene il ritmo dei migliori, in una corsa che peraltro non presenta difficoltà altimetriche di gran rilievo. Nel frattempo, arriva la notizia che non farà il Giro delle Fiandre, causa raffreddore. Un malanno che spesso è conseguenza di uno stato di forma non eccellente. I due obiettivi dichiarati ad inizio anno sfumano quindi in malo modo.
Per preparare al meglio il trittico ardennese, si schiera al Giro dei Paesi Baschi, una corsa che abbonda di salitelle di 3-4 km, spesso ripide, insomma, su misura per uno con le sue caratteristiche. E lui si muove nella tappa di Vitoria, ma la gamba non è quella – per dire – del Montjuic della scorsa Vuelta e l’azione sfuma. Poi, purtroppo, se ne deve registrare il ritiro, forse anche a causa del freddo persistente nelle ultime tappe.
A questo punto, tutto è possibile: che la forma sia lì, ad un passo, e che alla Liegi esploda nel suo notorio potenziale, come che sia ancora ben lontana e che se ne riparli a luglio.
L’unica cosa certa è che due tappe alla Vuelta ed Mondiale 2012 sono un credito che non può considerarsi illimitato, per questo ragazzo molto genuino e molto disponibile, che a 30 anni è nel pieno della sua maturità. Adesso, urge portare a casa risultati che giustifichino le aspettative in lui riposte, ben felici di essere smentiti nelle prossime settimane.
Marco Bottai
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