Magazine Bellezza
Io non capisco.
C'è stato un momento della mia vita in cui non ho desiderato nulla. Era una sensazione immensa e rasserenante, la certezza di avere tutto ciò di cui avessi bisogno lì, a portata di mano.
E poi è ricominciata, la scontentezza. Il lamentarmi, il desiderare altro. Non so nemmeno perchè.
Non so come io sia arrivata a non desiderare più niente e come io sia ricaduta nella scontentezza.
La gente si lamenta di tutto, e invece, forse, dovrebbe fermarsi di più a pensare quante cose belle ha.
Non voglio fare un discorso ipocrita, non mi interessa paragonare me e la mia vita fortunata con
un tetto sopra la testa e del cibo in cucina con la vita di chi invece non ha nè casa nè cibo.
Una delle prime cose che ho imparato nella mia vita è che i propri problemi sono sempre i più grandi e i più dolorosi. Posso rimpicciolire il mio dolore quanto voglio, paragonandolo a dolori più grandi, ma resterà sempre il mio dolore e sarò io a portarlo addosso e a me sembrerà sempre il più insopportabile.
Io mi lamento tanto, lo so.
Vorrei non essere quella che sono, vorrei essere già laureata, vorrei non essermi impantanata, vorrei avere più soldi, vorrei essere più bella, vorrei avere più tempo per leggere, per uscire, vorrei non avere problemi con la mia famiglia, vorrei essere circondata solo da persone sane.
E lo so che sono stronzate. Perchè in realtà non mi manca nulla. Potrei ancora non desiderare nient'altro.
Eppure sono insoddisfatta.
Succedono tante cose.
Tante piccole cose che si compongono, come in un puzzle assemblato al rallentatore.
E' morta Wendy, ed io ascoltavo Branduardi e mi ha fatto pensare a quando ero piccola, a gente che non è più nella mia vita, a tutte le cose che sono cambiate, in peggio, che ci hanno fatto soffrire. Ho pensato ad una rana dentro un ginocchio, a brevissimi flash che tornano, ogni tanto e non mi spiego come io sia diventata questa, non mi spiego come tutti siano diventati quelli che sono.
E' spaventoso iniziare a pensare al tempo a 25 anni eppure lo faccio, a volte mi consolo, mi dico "non sono neppure a metà della mia vita" e altre volte invece penso che altre persone alla mia età sono già adulte, hanno già costruito delle cose.
Il problema sono le mie aspirazioni, credo.
Non mi basta pensare che avrò un lavoro o che avrò una famiglia. Io non posso accontentarmi di qualsiasi lavoro, di qualsiasi compagno, non dopo quello che ho visto. E questo mi fa paura, perchè il resto del mondo impara l'accontentarsi, ed io ho paura di non impararlo mai. Non ci sono mezze misure nel mio modo di guardare al futuro e questo restringe al massimo le mie possibilità: potrò avere successo o potrò fallire miseramente. Io non posso finire dietro una scrivania, non posso finire a vendere vestiti o scarpe, non posso finire a timbrare scartoffie in un ufficio di periferia o a badare ad una classe di adolescenti che vuole solo scappare da me. Io non lo posso fare, mi dispiace, non sono in grado.
E non posso chiudermi dentro una relazione che mi toglie il respiro, io non so come facciate tutti voi, con i vostri miseri ricatti amorosi, con tutta l'infelicità repressa e la voglia di scappare che affonda puntualmente dentro i vostri sensi di colpa. Non posso fare neppure questo, mi dispiace.
Ho visto troppe vite finire dentro i compromessi. Ho visto troppe persone invischiate in relazioni frustranti che andavano avanti per mille ragioni fuorchè l'amore.
In realtà piano piano sto smettendo di credere alle cose.
Non ho mai creduto in un dio, per un certo periodo ho creduto nella famiglia, poi nell'amore però mi accorgo che i miei valori sono tutti al contrario e non li condivido con nessuno. Per me amare è diverso da quello che è per gli altri. Non si fa del male a chi si ama. Si pensa sempre al bene di chi si ama, anche se è un bene che ferisce noi. Non me ne importa niente se stiamo abbracciati, quello che conta è che tu sia felice, penso.
Questo post non ha alcun senso, penso potrà capirlo solo Claudia perchè sa di cosa sto parlando, per tutti gli altri sarà uno sproloquio notturno, magari qualcuno penserà che io sia ubriaca. Dentro lo stomaco ho una tazza di latte e cereali, niente di più inebriante, niente di più infantile.
Non so perchè sto scrivendo pubblicamente tutto questo, non si può certo dire che io sia una persona riservata.
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