
I.basato sulla Verità
un buon sottotitolo sarebbe stato l’enciclopedia del malessere. c’è di tutto e di più. tutta la paccottiglia, il lerciume, la spazzatura- l’apoteosi degli ultimi anni svuotati di senso. macchine scassate, funzioni corporali alterate, cuochi e distillatori di meth (che poi sarebbe la benzina che fa girare il film), spogliarelliste incatenate per quattro giorni a un letto, viaggi avanti e indietro senza capo né coda, roulotte al margine della dignità, speed-addict in tutte le salse, sesso telefonico, sesso a pagamento, sesso desiderato e poi frustrato, pornoshop fornitissimi e glitteratissimi, spacciatori gay, amori perduti, cani verdi. (fenicotteri rosa?)
II.‘senza esserne schiavo’
la cosa tremenda è che i personaggi pensano di essere sfuggiti alla vita standardizzata. alla piccola morte quotidiana, a quel metafisico mondo delle persone normali. invece, no: sono fantasmi, eppure sono ancora qui. ad infestare città rimanendo invisibili, consumando le loro vite ai margini, ogni giorno stringendo i denti per il dolore, ricacciando giù in gola la sensazione di vuoto che lo speed gli oblia. i loro giorni sono raccontati con uno stile iperbolico, tracimante, videoclipparo, che straborda dai confini precisi del genere per finire un po’ ovunque, zampettando irruento su tutta la gamma delle emozioni umane- in questo rendendosi, simbolicamente, un film molto vitale. anche se, dopo l’ultimo fotogramma, la sensazione che pervade lo spettatore è d’aver assistito a un lungo, frenetico, iper-dinamico funerale: l’istinto di morte è dietro, davanti e attraverso tutta la pellicola, che finisce come una ballata country ma, nel frattempo, fa in tempo a diventare qualsiasi cosa noi vorremmo vedere. un esorcismo carnevalesco, un trip circense, un sogno da cui faremmo meglio a svegliarci.
Extra:
nel film compaiono, in diversi cameo, svariate figure legate alla cultura pop contemporanea: Billy Corgan (che è anche l’autore delle musiche) nei panni di un dottore, Rob Halford come commesso del pornoshop, Debbie Harry nell'azzeccatissimo ruolo della vicina "salvatrice", Tony Kaye come annunciatore in uno strip-bar, e il pornodivo Ron Jeremy come barista.

titolo originale: Spunun film di JonasÅkerlund 2002