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Spunti di vita 1

Creato il 31 marzo 2014 da Marvigar4

Spunti di vita

MARCO VIGNOLO GARGINI

SPUNTI DI VITA

   Ripercorreva quel tratto di strada lungo il colle dove abitava il suo vecchio maestro spirituale. Da lontano si riconosceva sul balconcino la bandiera bianca e celeste del popolo ellenico, il vessillo della patria del professore, il vecchio insegnante che impartiva agli studenti le sue libere lezioni di filosofia. Stanos Vanatis, ateniese, molti anni prima s’era stabilito nella stessa città di Dante Dati Atzori. Rifugiato politico, pur non essendo stato perseguitato direttamente da alcuna autorità ufficiale, Stanos Vanatis professò un pensiero anarchico radicale, ma non fu mai un sostenitore della violenza rivoluzionaria. I suoi libri, pubblicati durante la dittatura dei colonnelli, sconfessavano l’oscena volontà di controllo totale del regime militare e, nel contempo, sottolineavano le contraddizioni degli oppositori. Comunque fosse andata, sosteneva in sommi capi Vanatis, la scelta politica non dipendeva dai cittadini greci ma dai loro bizzarri rappresentanti.

Gli intellettuali occidentali di sinistra mostrarono all’inizio un certo interesse per questo strano e non allineato pensatore, figlio della terra di Pericle, però in seguito, con la fine della dittatura e il ritorno della democrazia in terra greca, la loro attenzione svanĂŹ. Stanos Vanatis fu trascurato, abbandonato al suo isolamento accademico, “confinatoâ€� in quella casetta che Dante stava per visitare di nuovo a distanza di quasi tre lustri.

L’intellettuale, con la sua inconfondibile voce baritonale, accolse l’ospite rivolgendosi con la seconda persona plurale. Vanatis dava del voi anche ai sedicenni che andavano a ripetizione solo per capire a sufficienza le prime lezioni liceali sui presocratici.

« Sicuro! Rammento benissimo il tempo quando voi, efebo, venivate qua ad apprendere… Dante Dati Atzori! Promettente allievo e giudizioso ragazzo. Rammento. Vi prego, accomodatevi. Non sarete qui per un consiglio, no? Non v’è più nulla di utile ch’io possa comunicarvi… »

« Professore, mi consenta di non essere d’accordo con lei… Io ho ancora bisogno del suo consiglio. Vede, la mia vita è a un bivio, sto per compiere un atto che potrebbe fare di me un personaggio pubblico‌ Mi hanno proposto di candidarmi alle elezioni politiche, ma non so se accettare. Lei, professore, è per me un punto di riferimento, ha tantissime cose da dirmi, da insegnarmi, e deve insegnarmele in nome del suo antico compito, della sua missione sacra, del suo esilio dalla terra di Aristotele e di Platone… »

« Parakalò, a nessuno io permetto di ricordarmi il mio esilio. A nessuno! Sono cittadino greco, il drappo lo dichiara, il mio animo lo ripete ogni ora, ogni minuto, ma non può esistere niente legato alla mia lontananza dalla Hellas. Hellas non è lontana, Hellas sta con me, oggi, ieri e domani! Però io ho fuggito i greci, la ipocrisia, la decadenza dei greci moderni… Ho detto addio a un popolo che voleva soltanto ubbidire senza conoscere, che voleva sentirsi sottomesso… Un popolo stanco il mio… »

Vanatis per la prima volta dopo tanti anni si mostrava ferito, la sua collera improvvisa era lĂŹ che covava da tempo, sin dal giorno del suo arrivo nel suo nuovo paese che l’avrebbe accolto per sempre, e mai nessuno aveva eccitato cosĂŹ bene questa sua collera, poiché nessuno gli aveva detto apertamente che lui era un esule.

Dante Dati Atzori, anche lui per la prima volta, dichiarava la sua debolezza, il suo stato di sbandamento, l’incertezza che lo minava da quando aveva preso in considerazione la proposta della candidatura.

« Credo di sapere chi c’è dietro quella richiesta… Io non ho mai stimato quel vostro amico, quell’avventuriero vezzoso, quel… »

« Si chiama Giovanni Battista Nusuelli, Bitti per gli amici… »

« Vorrei concludere la mia considerazione. Voi non dovete assolutamente accettare l’offerta. Voi, se avete ben appreso la lezione di vita che io vi ho donato a suo tempo, non dovete provare una simile triste esperienza; voi potete restare fuori, pulito, estraneo a questi impolitici trastulli ed esistere in relazione alla vera vocazione per la quale vi eravate tanto sacrificato. »

« Eppure io desidero vagliare le mie doti, confrontarmi con i metodi attuali della politica… »

« Non v’è metodo per questa follia dell’odierna politica! L’unico requisito è essere un caso clinico che si sviluppa, si sviluppa, e si sviluppa fino a diventare un tale imbarazzo per sé, per il paese, per la decenza. Un caso clinico che cresce in un ambiente ricco di incongruenze, di incompatibilità, di ottenebramento… »

« Mi perdoni se le dico che il suo idealismo, caro professor Vanatis, le ha impedito di diventare un esempio vivente, un punto di riferimento visibile per il suo popolo. Ăˆ facile fare la parte del genio politico incompreso, eh? »

« Voi mi offendete e vi chiedo di rivolgermi le vostre scuse, altrimenti qua non avete che fare! »

In una frazione di secondo la decisione da prendere: scusarsi con il maestro o andarsene.

« Le mie umilissime scuse, professore. Chiedo perdono per averla offesa‌ »

Mentre parlava, Dante Dati Atzori seguĂŹ un altro suggerimento del tutto istintuale: la sua mano cercava l’oggetto adocchiato su di un mobile accanto al professore, un vaso di terracotta, greco anch’esso, decorato con procedimenti e disegni che ricordavano quelli dei vasi antichi con fregi neri su sfondo rosso. La sua mano agguantò il vaso e senza pensarci due volte lo fracassò sulla testa di Stanos Vanatis…



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