Ascoltatemi! La televisione non è la verità! La televisione è un maledetto parco di divertimenti, la televisione è un circo, un carnevale, una troupe viaggiante di acrobati, cantastorie, ballerini, cantanti, giocolieri, fenomeni da baraccone, domatori di leoni, giocatori di calcio! Ammazzare la noia è il nostro solo mestiere. (Sidney Lumet, Quinto Potere, 1976)
La mia enfatica e del tutto non richiesta apologia della televisione ha fatto sì che il gorgo infernale della stessa mi imprigionasse senza apparente via di scampo.
Sono uno degli insignificanti ingranaggi della macchina mediatica, sono l’ombra fuori campo a cui fa riferimento Maria quando nomina “la redazione”, (r)esisto tra improbabili video di sfilate e altrettanto improbabili “registi” che creano robaccia che su YouTube si trovano prodotti migliori.
Smonto e rimonto tali capolavori rendendoli inguardabili ma vagamente appetibili.
Anche il mio amore originale, il cinema, ne soffre.
Negli ultimi giorni sono a malapena riuscita a guardare Lucy – e a farmi piacere la Johansson, e questo è un miracolo che meriterebbe un post a sé – e a farmi accompagnare in Vietnam per l’ennesima volta da Stanley Kubrick.
Però ho in dotazione delle cuffie fighissime da cui ascolto musica che mai avrei pensato di ascoltare.
E guardo Modern Family, che dovrebbe farmi ridere e rilassarmi se non passassi il tempo della visione a chiedermi perché il “regista” non sia in grado di avvicinarsi neanche un po’ a quella qualità.
E insomma si soffre e si producono brutti prodotti, rileggendo per l’ennesima volta Ritorno a Peyton Place (foto d’archivio – ossia di una lontana estate in cui avevo ancora il tempo di vivere. Ah, era solo pochi mesi fa?).
E va beh che ormai è martedì e un terzo della settimana lavorativa è quasi finito, ma una #instaweek non si nega a nessuno.
Ho comprato un berretto nel reparto uomo di LC Waikiki e non lo tolgo neanche in casa. Lo uso persino per asciugarmi i capelli.
Sapori di casa: chi sono io per dire di no agli spaghetti con le polpette? Posto che ho sempre pensato che non fosse un vero piatto italiano, non sono venuti così male.
Cuffie meravigliosissime e un miserrimo pranzo fruttariano. Che ragazza fortunata.
Un interessante soggiorno nella sala trucco, con tanto di make up televisivo per sopperire ad una mancanza di comparse.
Sembravo più vecchia di cinque anni e ho impiegato dieci minuti abbondanti a rimuoverlo. Credo che inserirò il latte detergente e i dischetti struccanti in conto spese all’azienda.