Sputi e schiaffi, multe e squalifiche: cosa sta diventando il futsal femminile italiano?
Creato il 23 gennaio 2014 da Shefutsal
Di temi scottanti questa Serie A di calcio a 5 femminile ne offre veramente a volontà. E così ieri dopo aver letto il Comunicato Ufficiale N.435 della Divisione Calcio a 5 sono rimasta ancora senza parole. Domenica ho letto le cronache di una partita finita con un punteggio ampio, all’apparenza tranquilla, senza alcun accenno ad errori arbitrali o a scorrettezze in campo. Intervisto una giocatrice e non si parla di falli cattivi nè di errori di valutazione della terna arbitrale. E tre giorni dopo nel comunicato trovo una cospicua multa alla società e la squalifica di 3 anni ad un dirigente. Motivazione: insulti, sputi ed uno schiaffo ad un arbitro. Un altro precedente in questa stagione ancora lo ricordiamo, anche perché risale a poco più di due mesi fa ed è riportato nel Comunicato Ufficiale N.183. Insulti e due colpi lievi ad un arbitro puniti con ammenda e squalifica di due anni, poi ridotta di sei mesi dal Comunicato Ufficiale N. 134/CGF
Se siete curiosi i link li ho messi e potete leggere di quali partite e persone stiamo parlando, o forse già li sapete o li immaginate. Il ragionamento si estende oltre i colori, le città ed i nomi. Non credo nella malafede degli arbitri, nei poteri occulti che esercitano pressioni sui fischietti per favorire qualcuno o sfavorire qualcun’altro, né che ci sia un accanimento contro certe società o a tutela di altre. Altrimenti avrei già abbandonato con sdegno questo sport, per dedicarmi ad altro.
Ho seguito tantissime partite di serie A ed ho visto arbitri validi ed altri meno, sia tecnicamente che caratterialmente. Ho visto arbitri capaci tenere in mano gare tirate, fisiche, ad alta intensità e pressione emotiva. Arbitri indisponenti, altri autoritari. Arbitri sconcertanti e deboli. Gli arbitri sono esseri umani, possono sbagliare ed hanno un loro carattere. Sono indispensabili ad ogni competizione sportiva agonistica e sono soprattutto degli appassionati del loro sport e della loro “professione”. Che poi è una passione prima di tutto, perché ognuno di loro durante la settimana fa un lavoro diverso, e sceglie di dedicare la domenica al futsal. E prima di questa scelta molto spesso ha già praticato questo sport, ne ha studiato il regolamento, ha fatto stage di aggiornamento, sedute atletiche e test fisici. Gli arbitri sono come la maggior parte di noi, degli appassionati e degli sportivi, ma il più delle volte vengono scambiati per dei pungiball, messi li con un fischietto in bocca per prendere insulti, sputi e schiaffi. Per fare da parafulmine alle nostre frustrazioni o ai più beceri istinti. Non è così. Non deve essere così. Nei palazzetti del futsal se c’è rispetto, c’è per tutti: avversari, giocatrici ed arbitri.
E ad alzare le mani verso altre persone, perché è di questo che parliamo, sono dei dirigenti, persone tesserate e che rappresentano una società sportiva, a volte la presiedono. Che esempio diamo? Non c’è nulla che possa giustificare la violenza, ed ancora meno prendersela con un arbitro che ha solo una penna per difendersi. Sedersi a fine gara sulla sedia e scrivere un referto.
Esagerazioni o verità lo sanno in pochi, a volte solo i protagonisti. Resta poi un comunicato, freddo e triste a comminare multe ed anni di squalifica. Mi sembra puerile dire che non è successo niente, che nessuno ha fatto nulla, che l’arbitro ha inventato tutto. L’arbitro racconta la sua versione dei fatti, secondo la sua sensibilità. Se nessuno lo cerca, l’arbitro a fine gara va nello spogliatoio e dopo se ne ritorna a casa dalla sua famiglia. Chi lo aspetta dovrebbe farsi prima due domande di cosa cercava e voleva da quel ragazzo che neanche conosce. E la prossima volta farsi due passi a piedi o una doccia fredda prima di aggredirlo.
di Letizia Costanzi
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