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Squinzi e Monti: la truffa della produttività

Creato il 14 ottobre 2012 da Albertocapece

Squinzi e Monti: la truffa della produttivitàCome tutti i truffatori che si rispettano il premier e il presidente di Confindustria approfittano del disorientamento e della paura per rubare ancora soldi e diritti ai lavoratori. Lo fanno con uno dei cavalli di battaglia dello stupidario berlusconiano, quel separè che molti anni ha diviso il Paese dall’intelligenza e dalla buona informazione, rendendo possibile agli imprenditori di investire il meno possibile e alle caste dirigenti di sembrare moderne creando le premesse della precarietà e dei ricatti sul lavoro: la produttività.

Ancora oggi, visto che i media di regime evitano di spiegarlo, il gatto e la volpe ci vengono a dire che la ripresa passa per un aumento della produttività e dunque per maggior lavoro a parità di salario. Purtroppo non è così perché tutto questo aumenta il prodotto e non la produttività. Quest’ultima infatti, detta in soldoni, è  il rapporto tra il valore creato e il fattore lavoro in un certo arco di tempo. Se  per esempio  dieci operai producono un valore x in 8 ore, in 10 produrranno x+ 2/8: la produttività oraria rimane esattamente la stessa. Se la voglio aumentare devo investire perché i dieci lavoratori nelle 8 ore dell’esempio creino un valore maggiore che può essere dato sia dalla maggiore quantità che dal maggior valore aggiunto.

Scambiare la produttività con il numero di ore lavorate è una pura truffa, però talmente ribadita per anni che è diventata una verità. Ed è un equivoco mortale per l’economia del Paese perché aumentare la produttività significa investire in processi più efficienti e dunque meno costosi, progettare e sfornare merci più innovative e avanzate che abbiano un maggior valore aggiunto oppure merci di alta qualità che allunghino i tempi di permanenza sul mercato o ancora un mix di questi fattori insieme. E last but not least pagare salari che rendano possibile l’acquisto delle merci prodotte. Tutte cose che implicano sapere, buone scuole, buone università, insomma un sistema- società, se così lo vogliamo chiamare,  dove i privati investano e non giochino alla roulette finanziaria, sperando che i governi falcino diritti e salari per restare a galla e dove investa anche lo Stato nei suoi compiti vitali senza farsi mezzano, spesso prezzolato, di interessi privati leciti o illeciti che siano, dei potentati economici.

Certo aumentare l’orario di lavoro a parità di costi aumenta un qualche  tipo di produttività, ma solo quella del capitale quindi va vantaggio esclusivamente dell’imprenditore: non ci vuole molto a capire perché Squinzi e Monti premano in questa direzione facendo finta che questa sia la soluzione del problema, mentre invece è il problema, un altro passo verso una società priva di diritti e oligarchica dal punto di vista della politica, povera e inefficiente da quello dell’economia. Del resto produrre di più e non meglio dentro una crisi che è essenzialmente una crisi di domanda è una pura idiozia che ci immette direttamente nel circolo vizioso della recessione. Ma questo accade quando l’ideologismo ozioso e ottuso si coniuga agli interessi in solido: aumenta la produttività degli errori e dei massacri.


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