Sruttamento sessuale commerciale infantile

Creato il 18 gennaio 2011 da Janz

Intervista con Maritza Diaz e Pedro Andrés Gonzalez, consulenti esterni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro della Colombia. L'ILO ha pubblicato una ricerca sullo sfruttamento sessuale infantile in America Latina "Uno studio qualitativo sulla domanda nello sfruttamento sessuale commerciale di adolescenti (ESCI)". Maritza Diaz e Pedro Andrés Gonzalez sono due dei quattro investigatori che hanno composto l’equipe che si è occupata del caso della Colombia.

Ci potete spiegare come è articolato lo studio?

Maritza Diaz: Lo studio fa parte del programma IPEC (International Program for the Erradication of Child Labour) che comprende il progetto "Tessendo reti" contro lo sfruttamento commerciale sessuale infantile di bambini, bambine ed adolescenti in America Latina e che si sta portando avanti in 4 paesi: Paraguay, Cile, Perù e Colombia. Il progetto ha una componente investigativa che ha cercato di esplorare il fenomeno a partire dalla domanda, cercando di comprendere il modus operandi dei clienti e la situazione di vulnerabilità dei minori. In ogni città, due per ogni paese, sono stati individuati due scenari di sfruttamento sessuale: uno femminile ed uno maschile. Lo studio, mirato ad identificare il cliente, si articola in 4 prospettive: una prospettiva di potere, una prospettiva culturale, una prospettiva psicologico-descrittiva ed una prospettiva normativa.

Qual è il contributo di questa ricerca e come si colloca rispetto agli altri studi?

Pedro Andrés Gonzalez: Si tratta praticamente del primo lavoro di questo tipo in Colombia, infatti negli studiprecedenti l’aspetto della domanda non era stato quasi preso in considerazione. Il fatto poi che abbiano partecipato allo studio ricercatori con profili distinti ha permesso scoperte da ogni prospettiva e ci ha fornito una descrizione dei clienti. Abbiamo scoperto che a in Colombia molti clienti hanno anche un ruolo di intermediazione come, per esempio, i tassisti. Abbiamo inoltre visto che i clienti presentano caratteristiche di dipendenza: stabiliscono con i minori delle relazioni che hanno un carattere consumistico e di dipendenza, nel senso che sono relazioni compulsive stereotipate e stabiliscono vincoli aggressivi, cambiando costantemente persona e la maniera di sfruttarla. Ci siamo resi conto che questo tipo di relazioni si stabilisce a volte congiuntamente al consumo di droghe ed alcool e questo ci sembra un punto importante che varrebbe la pena continuare a studiare.

Cosa differenzia lo sfruttamento sessuale da un altro tipo di sfruttamento?

M.D.: Per prima cosa chiariamo in che si somigliano. Come nell’ordine sociale ed economico, il tipo di relazione nell'ESCI è di dominio, di sottomissione. La maniera in cui si esercita il controllo ed il potere si riflette nel profilo di uno sfruttatore. Su dieci sfruttatori nove sono uomini e questo risponde già ad una logica di società patriarcale. La relazione tra un uomo ed il suo oggetto sessuale riproduce l'ordine patriarcale della società e l’ordine economico associato alla merce secondo cui la transazione economica è fonte di legittimità. In questo senso, al pagare la prestazione sessuale, gli sfruttatori considerano che non stiano commettendo un abuso. Le stesse vittime ritengono che ci sia un abuso nella transazione sessuale solamente quando non ci sia il pagamento della prestazione. In generale, questo è il risultato a cui si è arrivati con abbastanza chiarezza: come nell'ordine sociale ed economico, le relazioni di iniquità e di dominio si riflettono nella costruzione della situazione e negli aspetti più intimi, come la transazione sessuale. Abbiamo trovato una quantità di analogie tra l'ESCI ed altri ambiti della società dove c'è lo stesso schema di sottomissione e di controllo. Però, fondamentalmente, ciò che marca la differenza riguarda gli aspetti psicologici centrati nella sfera sessuale.

P.A.G.: Nella relazione di coppia, questi individui cercano degli oggetti, cioè persone di cui fare uso o consumo, si cerca cioè di utilizzare l'altro come una cosa. C'è effettivamente una forma di sfruttamento, che non colpisce solamente il corpo ma tutta la struttura psichica. I minori sono oggetti di un desiderio estremamente degradato e probabilmente, se non esistesse lo sfruttamento sessuale e commerciale, non ci sarebbe spazio per soddisfarlo.

Nella prospettiva di potere ricorrete alla definizione di Bourdieu, secondo cui il potere è una relazione dove individui distinti attuano con dinamiche differenti, ognuno con una strategia propria inserita in un ordine sociale. A quali conclusioni vi porta questa impostazione?

M.D.: Per molto tempo, le ricerche si sono incentrate sulle patologie presenti nello sfruttatore. Considerare lo sfruttatore solo dal punto di vista patologico comporta il rischio di giustificarlo in quanto malato. A questa posizione ne è seguita un’altra secondo cui lo sfruttatore è un sintomo dei mali della società: è la società ad essere malata, non l'individuo. Ognuna delle due impostazioni, presa da sola, finisce finalmente per togliere responsabilità a tutti. Le responsabilità della società e della persona risultano vaghissime. Si è cercato allora d’intraprendere un percorso che non si trovasse in nessuno dei due estremi. La conclusione cui arriva lo studio è che non c'è un profilo unico di sfruttatore: è molto chiaro che si tratta di un'opzione inserita in un sistema di riproduzione sociale, di potere, con caratteristiche come quelle che espone Bourdieu, in cui c'è effettivamente una complessa dinamica di relazioni. Le vittime stesse non sono soggetti esclusivamente passivi, secondo un’idea confusa di vittima. I minori sfruttati sessualmente adottano delle strategie variabili all’interno della propria situazione di vulnerabilità, la qual cosa rende più complessa la relazione tra sfruttato e sfruttatore così come la percezione che questi ha delle proprie azioni.

Perché lo sfruttatore si rivolge ai minori piuttosto che agli adulti per soddisfare le proprie pulsioni sessuali?

P.A.G.: Sono individui che cercano in maniera perentoria di soddisfare il proprio desiderio sessuale e cercano una tipizzazione in un oggetto. Questi individui non cercano prostitute adulte perché in qualche modo hanno una gran paura di andare con donne. Quello che più troviamo nella prostituzione femminile è che cercano adolescenti perché hanno idea che siano meno "usate". L'idea che sta dietro ciò, per la scelta dell'oggetto e l'intensità del desiderio, è che è precisamente con queste adolescenti che essi possono avere questo tipo di sessualità; tuttavia non raggiungono la soddisfazione perché vivono una perentorietà costante ed una necessità di tornare ancora a queste adolescenti per seguire in un ciclo quasi di assuefazione. Invece nella prostituzione adulta abbiamo potuto vedere che gli adolescenti si costituiscono nell'oggetto del desiderio degli omosessuali. Diciamo che nella prostituzione adulta omosessuale di uomini, il mercato è più centrato nelle caratteristiche di bellezza ed estetiche degli adolescenti ed una persona prostituta adulta uomo non è tanto gradita dentro questa ottica.

M.D.: Lo sfruttatore si muove dentro una logica di asimmetria ed egli stesso fa parte della società che giustamente riproduce. Non cerca relazioni su un piano di equità con l'altro ma, per quanto possibile, cerca di sottometterlo. Molti, in qualche momento della loro vita, hanno incominciato a cercare prostitute adulte, ma progressivamente il posto dove si sentono più comodi, più “se stessi” è con minori di età, dove ogni volta la distanza asimmetrica diventa più evidente. Ora, dal punto di vista normativo, essi sanno che stanno facendo del male. Parte della complessità di tutto ciò è che è pieno di ambiguità. Una parte dell'essere interno gli dice "no!". Si costruiscono allora una quantità di giustificazioni per riappacificare le ambiguità ed i confronti interni, ma allo stesso tempo, quando si parla loro delle conseguenze legali, sanno che lo sfruttamento sessuale è nocivo ed in questo senso hanno coscienza delle conseguenze che possono generare.

Il documento non parla di pedofilia, bensì di bambini, bambine ed adolescenti, di quelle persone cioè con uno sviluppo sessuale secondario. Perché questa scelta?

M.D.: Abbiamo insistito molto affinché si aggiungessero i minori di 12 anni nella ricerca perché le situazioni di degrado che abbiamo osservato nei vari scenari erano orribili e ci sembrava fondamentale includerli. Nella ILO c'erano, invece, ragioni per continuare ad avanzare strategicamente su differenti gruppi di età.

Quale è la relazione tra sfruttamento sessuale e criminalità?

P.A.G.: Questo tipo di attività è molto vincolato alla criminalità e alla marginalità. Per esempio nella Alameda, a Medellín, lavorano bambine, bambini ed adolescenti. Si tratta di un settore contiguo al quartiere Santa Fe che, a sua volta, è delimitato come zona di tolleranza di prostituzione adulta. Lì, gli adolescenti lavorano al margine e rimangono al di fuori delle condizioni stabilite dalla zona di tolleranza, cioè, di controlli, di sicurezza, di salubrità, etc. In uno dei posti dove abbiamo lavorato stavano sorgendo gruppi paramilitari che cominciavano a coinvolgere le bambine per organizzarle, poterle sfruttare in maniera criminale e vincolarle ad attività illecite. La situazione è estremamente cruda ed il futuro delle bambine è ignominioso: durante il lavoro di campo avevano assassinato una bambina in un motel, l'avevano squartata e l'avevano lasciata in una borsa di spazzatura. Sono così vulnerabili ed alla mercé di qualunque persona che non c'è nessuna possibilità che siano protette dalla legge, perché neanche la legge dice che bisogna proteggerle, ma al contrario protegge quelli che le sfruttano. Sono aggredite in un modo tale che finiscono sempre per perdere.

M.D.: Ovviamente in Colombia l'influenza del narcotraffico è evidente. A Medellín la vicinanza di gruppi paramilitari, come enti di controllo di questi spazi, è chiara ed è in grande crescita la relazione con la tratta di persone od il furto. Tutte le modalità di delinquenza si intrecciano fortemente attorno all'ESCI.

Come si combatte lo sfruttamento sessuale commerciale infantile?

M.D.: Un'opzione è cercare di “eliminarli” uno ad uno, ma con ogni probabilità questi continueranno ad apparire. Un'altra opzione è trasformare le condizioni che propiziano la loro riproduzione. Si tratta perciò di condurre un processo di costruzione di società in cui la promozione ed il rispetto dei diritti umani siano una realtà. Questo implica trasformare molte pratiche e valori tradizionali che reggono le relazioni economiche, generazionali e sessuali nel nostro modo di vivere. Ovviamente sono misure di lungo termine, il che non significa che azioni a breve termine non possano essere condotte: in primo luogo c'è da sottolineare il ruolo dei media affinché prendano in considerazione la domanda come fattore cruciale. La scuola può svolgere un ruolo importante e sarebbe importante che ci siano spazi con i docenti affinché questi comprendano che i lorogesti hanno un'influenza primordiale nel predisporre i ragazzi alla sottomissione di cui la ESCI costituisce una delle manifestazioni più drammatiche. L'altro lavoro importante è quello di rafforzare le vittime, che può essere anche più efficace rispetto alla semplice repressione dei “consumatori”. Sarebbe importante che in questa ottica si aprano linee di lavoro con sfruttatori o potenziali sfruttatori. Nel lungo termine bisogna promuovere invece una cultura sessuale basata su un approccio in cui il criterio per giudicare la legittimità di un incontro erotico si basi sul mutuo consenso indipendentemente dal fatto se l'incontro erotico avviene dentro istituzioni tradizionali come il matrimonio, o se avviene in modi diversi. È pertanto importante non basarsi su progetti sociali autoritari che permettano di avanzare verso una società democratica rispettosa dei diritti umani. Le politiche basate sulla repressione possono produrre risultati a breve termine, però sono anche manipolabili per generare crociate basate sul panico morale e la promozione dell'idea di andare a caccia di mostri, sviando così l'attenzione dalle trasformazioni sociali necessarie per una prevenzione integrale ed effettiva.


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