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L’alternativa non può essere una indifferenziata ripresa delle assunzioni anche se ci si sono tanti vincitori di concorso e tante graduatorie di idonei che vantano legittime aspettative. Servono alcune mosse coerenti per affrontare il tema in modo corretto. Assumere la diminuzione del numero dei dipendenti puntando alla soglia di tre milioni di dipendenti.
Raggiungere questo obiettivo gradualmente con processi di riorganizzazione delle strutture e dei servizi, una vera revisione della spesa che superi i tagli lineari, per correggere l’attuale cattiva distribuzione del personale privilegiando l’allocazione delle risorse nei luoghi di fornitura dei servizi ai cittadini e alle imprese. Questo si ottiene anche favorendo il pensionamento mirato di dipendenti pubblici nelle aree della pubblica amministrazione oggetto di veri piani industriali. Questi pensionamenti debbono poter avvenire secondo le regole ante Fornero tenuto conto che Il costo medio di un dipendente pubblico in pensione e’ di oltre 8000 euro più basso di un dipendente pubblico in servizio. Quindi ogni tre nuovi pensionati si può procedere almeno alla assunzione senza oneri aggiuntivi di un o una giovane dipendente magari con qualifiche professionali più alte.
Prendendo per buona la riduzione a tre milioni dei dipendenti pubblici questo potrebbe portare, ripeto senza costi aggiuntivi per le casse pubbliche, alla assunzione di 80/90 mila giovani e produrrebbe una importante inversione di tendenza rispetto all’invecchiamento medio oggi in corso. L’ultima mossa ma non per importanza riguarda gli investimenti, quindi spesa in conto capitale, in tecnologia, reti, strutture che la ricontrattazione del patto di stabilità e crescita in sede europea può consentire. L’obiettivo una pubblica amministrazione più giovane, più avanzata tecnologicamente, più adatta ad un paese che vuole tornare a crescere.
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