“Atti persecutori”. E’ con quest’espressione che la giurisprudenza italiana indica le azioni reiterate da un aggressore a danno di una vittima, che rientrano nel più conosciuto stalking. Esso è un fenomeno che può riguardare chiunque, nonostante le vittime più frequenti siano le donne, ed è caratterizzato da un comune denominatore: la relazione. Che si tratti di un rapporto finito, di una conoscenza che non si trasforma in relazione o di una relazione problematica, quando un soggetto reitera molestie o minacce, fino a sfociare nella violenza fisica, sessuale o psicologica a danno di una vittima, è a questo punto che si trasforma in stalking.
Ma chi è lo stalker? Secondo l’approccio psichiatrico, egli è un soggetto affetto da un qualche disturbo psicopatologico. Non si esclude, infatti, che possa presentare un quadro clinico costituito dalla coesistenza di uno o più disturbi mentali, primi fra tutti i disturbi di personalità narcisistico, istrionico, borderline, ecc…, oppure disturbo di personalità non altrimenti specificato. Sono state proprio le modalità persecutorie ad orientare, poi, la diagnosi anche verso un disturbo ossessivo – compulsivo, caratterizzato dalla presenza di pensieri ricorrenti sgradevoli a cui il soggetto, in questo caso lo stalker, trova sollievo compiendo azioni al fine di alleggerire il senso di angoscia provocato dai pensieri stessi. Elemento fondamentale del profilo psicologico dello stalker è poi anche l’asocialità distruttiva, che racchiude in sé egocentrismo, impulsività, irresponsabilità, superficialità emotiva, mancanza di empatia, sensi di colpa o rimorsi, manipolazione e persistente violazione delle leggi e delle norme sociali.
Come agisce lo stalker? Il suo scopo è quello di controllare completamente la sua vittima e per raggiungerlo egli può usare i più disparati mezzi: telefonate, invio di lettere e e-mail, sorveglianza della vittima presso la propria abitazione o il proprio luogo di lavoro, pedinamento della stessa. Generalmente, il primo approccio con la vittima è caratterizzato da gentilezza e premura al fine di avviare la relazione. Se viene rifiutata, si attiva inconsapevolmente nel futuro stalker il processo persecutorio.
Il suo modus operandi può essere diversificato. Prima di tutto bisogna considerare l’ambiente nel quale agisce, ovvero i luoghi in cui abitualmente vive la vittima, in modo da attuare una persecuzione totale. Inoltre vanno considerati poi anche la frequenza, la durata, il tipo di azione, il dislivello fra gli antagonisti, l’andamento secondo fasi successive e l’intento persecutorio.
Al fine di capire l’evoluzione del processo persecutorio è importante anche analizzare il ruolo della vittima. Nella maggior parte dei casi, come indicato precedentemente, si riscontra una relazione preesistente fra essa e lo stalker , per cui bisogna attuare delle strategie di tutela al fine di bloccare le persecuzioni.
Uno dei comportamenti “a rischio” che, spesso, vengono messi in atto dalla vittima e che non fanno che incoraggiare gli episodi di molestie, è quello di cercare di “comprendere” il comportamento dello stalker. Dinanzi alle persecuzioni sono deleteri tanto la comprensione quanto il far finta di nulla. In generale, comunque esistono tre tipologie fondamentali di vittime:
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Primarie o dirette (ex partner, ex amici, conoscenti occasionali, professionisti appartenenti alla categoria degli “helping profession”, colleghi di lavoro, personalità pubbliche);
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Secondarie o indirette (soggetti vicini alla vittima, tra cui rientrano anche gli animali domestici);
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Asserzioni pretestuose di essere vittime di molestie (qui rientrano coloro che asseriscono di essere vittime di stalking, ma, in realtà, non lo sono. Di solito fanno parte di questa categoria i simulatori, coloro che sono affetti da disturbi fittizi, disturbi deliranti di tipo persecutorio ed erotomanico o gli stessi stalker che si fingono perseguitati).
Un mezzo che, sicuramente, rende più semplice esporsi agli occhi di un possibile stalker è Internet. Nel cybercrime rientrano le frodi informatiche, i furti di identità digitale, nonché crimini che destano allarme sociale, tra cui cyberpedofilia, cyberstalking, cyberterrorismo e pedopornografia.
La Rete permette allo stalker di controllare la vittima a distanza oppure di sceglierla direttamente attraverso i suoi canali, che sono prevalentemente i social network.
Nell’ottica delle prevenzione, va prestata attenzione al modo in cui i giovani condividono informazioni personali sul web perché, se è vero che avere molte amicizie in rete consente loro di accrescere l’autostima, è anche vero che rischiano di “incontrare” soggetti con cattive intenzioni. In alcuni casi, anche stalker.
Maria Esposito
Bibliografia
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Corradini I., Chiesa R., L’anno dei data breach: un’analisi a due voci degli incidenti più eclatanti, 2011, Cybercrime Conference, Roma, Crown Plaza, 4 aprile 2012.
Curci P., Galeazzi G.M., Secchi C. (2003), La sindrome delle molestie assillanti (stalking), Bollati Boringhieri, Torino.
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Gargiulo B.C., Damiani R. (2008), Lo stalker, ovvero il persecutore in agguato. Classificazioni, assessment e profili psicocomportamentali, Franco Angeli, Milano.