L’agenzia di rating americana Standard & Poor’s, in passato molto severa con l’Italia, sfodera un moderato ottimismo nell’ultimo rapporto sul nostro Paese. La ripresa c’è, ma è lenta, debole, e non è supportata dai consumi.
Quello presentato nelle ultime ore dall’agenzia di rating Standard & Poor’s è un rapporto in chiaro-scuro sulla ripresa dell’economia italiana, che se sulla carta è certificata dalla matematica uscita dalla recessione, nelle realtà risulta ancora debole, lenta, potenzialmente fragile perché non supportata dall’aumento dei salari e dall’aumento dei consumi che ne conseguirebbe.
Quartier generale di Standard & Poor’s. Photo credit: Foter / CC BY
Insomma, la tanto agognata luce in fondo al tunnel, evocata da ogni Primo Ministro insediatosi a Palazzo Chigi negli ultimi anni, sembrerebbe finalmente visibile anche agli occhi degli economisti d’oltreoceano, seppur fioca e ancor lontana dalle aspettative. Standard & Poor’s rileva una crescita del +0,4% nel primo trimestre, e del +0,3% nel secondo, ma sottolinea che questi dati sono ancora troppo poco se confrontati con queli del resto della zona Euro, che registra una crescita nello stesso periodo del +1,2%. Nonostante gli sforzi del Governo, a parole maggiore di quelli di altri Paesi, e nonostante l’aiuto alle famiglie arrivato dal calo dei prezzi dell’energia, la crescita dei consumi è stata minore che in altre nazioni in difficoltà, Spagna in primis, dove essi sono il vero traino della ripresa.
La ripresa è troppo lenta e debole. Standard & Poor’s attribuisce la colpa di questa situazione alla mancata crescita dei salari, rimasti fermi nonostante le politiche del Governo in materia di lavoro, vedi Jobs Act introdotto a marzo. Sebbene sia presto per giudicare, l’agenzia stima che gli effetti positivi di questo provvedimento avranno presa sul mercato in tempi non brevi. Le importazioni, inoltre, sono cresciute rispetto al passato, ma non a sufficienza da essere considerate traino di una efficace ripresa. Questi ed altri fattori sulla situazione del debito pubblico e del sistema bancario fanno concludere il report con queste parole: “Dalla fine del 2014 ci sono stati segni di ripresa. Ma sarà molto lunga la strada per tornare a tassi di crescita del Pil anche solo superiori all’1,5%”.
A.S.
Tags:consumi,Debito Pubblico,esportazioni,Jobs Act,Matteo Renzi,potere d'acquisto,rating,ripresa economica,s&p,salari,sistema bancario