Secondo un sondaggio del Science Museum di Londra la bugia più frequente è "Sto bene".
Si mente quasi automaticamente, per non ammettere le proprie debolezze, per non impensierire gli altri, per paura della verità.
Ed è proprio così che si comportano i figli di Frank Goode in Stanno tutti bene, remake americano dell'omonimo film del 1990 di Giuseppe Tornatore.
Padre caparbio e fiero, lavoratore instancabile per permettere ai figli di avere un futuro dignitoso e di successo, Frank è interpretato da un De Niro in gran spolvero, con una recitazione misurata ed intensa che emoziona e coinvolge. Assieme a lui, un cast stellare di attori ottimi: Drew Barrymore, Kate Beckinsale e Sam Rockwell che confezionano un tono intimo nel racconto, una narrazione spesso in soggettiva col protagonista e una fotografia che riesce a catturare le emozioni.
La trama parte dalla perdita della moglie di Frank, che capisce così di star perdendo anche i propri figli, che educatamente declinano il suo invito a trascorrere il fine settimana assieme a lui. Ciò lo spinge ad affrontare un viaggio attraverso l'America, attraverso i ricordi e la scoperta che tutto quello che credeva, che pensava fossero e facessero i propri figli, era in realtà un'innocente bugia per farlo star bene, per non farlo preoccupare.
Abituato a vederli ancora bambini, capisce come questi siano cresciuti anche senza di lui, come fosse la moglie a tenere insieme e dirigere le fila della famiglia e si ritrova così spettatore di una farsa, di una realtà falsata dagli anni.
L'accettazione sarà dura, una pillola amara da digerire, come lo è sempre ogni menzogna, anche quella a fin di bene.
Ma in fondo Frank scopre che non è il successo, la fama a rendere unici dei figli, che le sue pretese sono troppe, troppe le pressioni, che i suoi figli stanno, nonostante tutto, bene.
E questo è sicuramente più importante di tutto il resto.
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