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Star Trek: Into Darkness. Recensione

Creato il 19 giugno 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
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thanks to Eva Rinaldi

Segnatevi questo nome: J.J. Abrams. Se non lo ricordate per Lost, Alias e Cloverfield, è probabile lo ricorderete negli anni venturi come “nuovo signore della fantascienza”.

Quattro anni fa Abrams inaugurava un nuovo inizio per Star Trek, e pochi mesi fa è arrivata la conferma che sarà sua la regia dei prossimi episodi di Guerre Stellari (Episodio 7,8,9). Intanto, per non perdere la mano, il regista americano firma il secondo appuntamento con la ciurma dell’Enterprise.

Into Darkness” mette un po’ da parte le atmosfere tipiche di Star Trek, preferendo un’approccio più simile alla fantascienza classica. John Harrison (Benedict Cumberbatch, il nuovo Sherlock televisivo) è un agente rinnegato della flotta spaziale terrestre, intento a vendicarsi di un misterioso torto con azioni terroristiche che rischiano di causare una guerra con gli alieni Klingon.

La caccia all’uomo lascia poco spazio per l’esplorazione di pianeti sconosciuti e contatti con razze aliene; tutto il film sembra un trampolino di lancio per la riscoperta dell’universo della serie classica, in cui ogni puntata rappresentava un’avventura verso l’ignoto. I fan dello Star Trek classico potranno sentire la mancanza di questo elemento, rirtrovandosi di fronte un film d’azione fantascientifico più generalista e meno “trekker”. Senza fare anticipazioni, il finale rassicura sulla direzione delle prossime pellicole, lasciando intendere che questi primi due lungometraggi sono serviti come preludio.

E’ difficile giudicare questa pellicola senza confrontarsi con le aspettative dei fan. La storia è ripartita da zero e la trama omaggia film passati reinterpretandoli secondo il gusto odierno e scremandoli di tutto il manierismo che rendeva la fantascienza classica anni 60 poco digeribile al di fuori della sua cerchia di estimatori. Mescolando un pò gli ingredienti e cambiandone altri, Abrams cerca di ricreare un pò di effetto sorpresa anche per i fan più accaniti, lasciando un senso di finto deja-vu in alcune scene.

Forse non tutti i comprimari ottengono lo spazio adatto per valorizzarli, ma si nota un certo impegno per non relegarli in ruoli di comparse (John Chu e Simon Pegg ritagliano i loro momenti per Sulu e Scotty, a discapito dei Uhura e Bones di Zoe Saldana e Karl Urban). Gran parte del film però ruota intorno al capitano Kirk (Chris Pine) e al dottor Spock (Zachary Quinto), per permettere ai due ufficiali di cementare amicizia e sinergia, aspetto classico nella serie originale, nonostante le profonde differenze che li separano. Questo è sicuramente un bene, dato che molti film del genere inciampano nel voler giustificare grandi intese tra due protagonisti giustificandole frettolosamente in pochi minuti, con situazioni pretestuose e poco credibili.

Star Trek Into Darkness prosegue lungo il binario da cui era partito con il primo capitolo del “reboot”, offrendo una fantascienza moderna, snella ed efficace, forse un pò troppo incentrata sulle scene d’azione e poco sull’esplorazione di mondi ignoti e razze aliene. Aspetto che sicuramente non dovrà mancare nella prossima pellicola, che altrimenti tradirebbe il titolo che porta.

Forse i fan della serie classica di Star Trek potranno storcere un pò il naso di fronte ad alcune libertà, o magari esserne divertiti, ma guardando questo titolo come un ulteriore “riscaldamento dei motori” in vista della partenza per un lungo viaggio, non ci si può lamentare. Anche se subissati di luci al neon (feticcio visivo di Abrams) e pressati dalla sceneggiatura a tratti frettolosa (tipica di Damon Lindelof), gli spettatori possono godere di un titolo di fantascienza imponente.

Articolo di Francesco Dovis


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