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Star Wars: episodio V - l'Impero colpisce ancora

Creato il 02 dicembre 2015 da Jeanjacques
Star Wars: episodio V - l'Impero colpisce ancora
E alla fine, come potete immaginare, ho proseguito. Capitemi, avevo undici anni e, non ricordo per quale motivo, in quell'estate del 2001 la Rai stava trasmettendo la maratona della Trilogia (unica e sola, per molti) classica di George Lucas, quindi dopo essere uscito estasiato dalla visione di Una nuova speranza l'unica cosa che potevo fare era quella di aspettare il secondo capitolo e vedere come la storia proseguiva. Ricordo anche che in quel periodo i dvd non erano ancora entrati nella mia vita, i film si guardavano in una maniera che oggi potremmo quasi definire inusuale, ovvero noleggiandoli o registrandoli sulle VHS. A questo film era toccata l'ultima sorte, perché sentivo che era un film che avrei voluto rivedere mille volte anche dopo la visione ufficiale sul canale, e infatti non mi sbagliavo. Anzi, feci davvero una buona scelta perché a mezz'ora dall'inizio - era anche l'epoca in cui i film iniziavano alle nove meno un quarto e non alle nove e mezza - vennero a trovarci a sorpresa dei parenti e dovetti interrompere la visione su costrizione dei miei genitori. E poi mi chiedono perché ho questa mia particolare visione della famiglia. Ma nonostante tutto, sentivo che la rabbia non poteva prendere il sopravvento sui miei pensieri, perché quello è il primo passo per cadere nel Lato Oscuro della Forza...

La battaglia fra l'Impero e le Forze Ribelli si è fatta più aspra che mai, dopo il ritiro di queste ultime sul gelido pianeta Hoth a seguito della vittoriosa distruzione della Morte Nera. Mentre la principessa Leila e Han Solo proseguono la guerra, Luke decide di andare sul pianeta Dagobah a incontrare il misterioso maestro Yoda, come comandatogli da una visione del suo mentore Obi-Wan Kenobi. Molte verità così verranno a galla.

Credo che questo film contenga una delle scene - anzi, LA scena - più conosciute, citate e parodiate della storia del cinema. Sì, avete capito tutti di quale sto parlando, ma per correttezza per quei pochi stolti che ancora non si sono gettati a capofitto nell'universo stellare di George Lucas non la citerò, lascerò che inizino la visione e che vengano sorpresi da quel colpo di scena. Anche se credo che sia impossibile non sapere di cosa sto parlando se si è vissuti sul pianeta Terra negli ultimi trent'anni, ma tant'è, ognuno ha i propri scheletri nell'armadio. Ne avrò moltissimi anche il piccolo Giogino col passare degli anni, ma intanto vale la pena concentrarsi unicamente su tutto quel bene che aveva fatto, e che si riesce a replicare anche in questo film. Un film strano, per certi versi, perché pur essendo la continuazione del suo travagliatissimo primo capitolo (o quarto, fate come preferite) è una pellicola molto diversa dalla precedente. Molto cupa, molto dark, con delle scene che possono lasciare abbastanza basiti se si pensa a quello che può essere un'ideale target di riferimento dell'epoca. Innanzitutto la cosa va sottolineata dal fatto che George Lucas non ha lavorato da solo, ha abbandonato la regia, lasciandola al suo ex professore Irvin Kershner (conosciuto quasi esclusivamente per questo film, va detto), e si è fatto addirittura aiutare nella stesura della sceneggiatura. E questo è stato il punto che ha dato più rogne, poiché Lucas si è limitato ad essere l'autore del soggetto, scritturando a un primo tempo la scrittrice Leigh Bracket, la regina della space opera, che diede molte idee interessanti ma che purtroppo morì prima della revisione richiesta dall'autore originale, ma gran parte delle sue intuizioni furono poi rimodellate da Lawrence Kasdan (regista di un cult come Il grande freddo) fino ad avere il progetto finale. Che rimane un gran film, coerente con quella che è stata la genesi del tutto, ma totalmente indipendente per quelle che sono state le scelte più azzeccate e coraggiose. Si nota anche che la produzione ha fornito molti più dindi, specie nel vedere le bellissime scenografie e gli effetti speciali che non sfigurano affatto rispetto a quelli attuali, ma tutto quello passa in secondo piano. Le scene che si ricordano maggiormente sono proprio quelle più spoglie, che non fanno ricordo all'azione ma solo alla storia. Sono proprio le sequenze sul pianeta Dagobah che danno un nuovo punto di lettura alla pellicola e al senso stesso della Forza, facendo intendere che alla base c'è un discorso molto più complesso e filosofico di quello che potrebbe sembrare a una prima occhiata disattenta. Il cambio di sceneggiatori influisce molto su questo perché i dialoghi appaiono molto più credibili e adatti a una certa seriosità, anche se si evita di essere troppo pesanti, ma a stonare in alcuni punti è proprio la regia di Kershner, perché rimane fin troppo legata a quella che era la tradizione imposta precedentemente da Lucas (le varie dissolvenze a ogni cambio scena, per esempio) ma sferra dei colpi inattesi proprio quando serve, rendendoli così davvero unici e marchiati a fuoco in eterno nella memoria dello spettatore - ammetto che non mi aspettavo un simile quantitativo di violenza. Si inizia a capire che i giochi sono finiti, che se prima magari si era cazzeggiato un poco adesso è il momento di fare sul serio e di prendere atto delle proprie scelte. Io ho sempre visto L'Impero colpisce ancora come il proverbiale passaggio verso l'età adulta, dove magari lo sporco - altra parentesi, ho sempre visto Guerre stellari come lo spaghetti western della fantascienza, proprio per i toni sporchi e non patinati di ogni sequenza - viene sostituito al marcio, perché crescere vuol dire prendere confidenza anche con quel lato del mondo e della propria personalità.

Ma soprattutto, era un qualcosa di grande che si era appena fatto più grandioso ed epico. E si incamminava verso un termine che sapeva già mi avrebbe sconvolto.Voto: 

Star Wars: episodio V - l'Impero colpisce ancora
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