Dopo mesi e mesi di dibattito su qualsivoglia dettaglio del nuovo Star Wars, finalmente il Risveglio della Forza è giunto a noi dalla solita galassia lontana lontana. E’ stata una gestazione lunga e complicata, fatta di teorie e speculazioni, giudizi e critiche costanti (e spesso snervanti) da parte del fandom più radicale, ma alla fine il parto è stato veloce ed indolore. Dopo la premier losangelina in gran spolvero di due giorni fa, l’Italia si fregia del titolo di apripista al box office mondiale, con un anticipo siderale di 48 ore dalla data di sbarco nel mercato USA, il mercato dove il film raccoglierà sicuramente il maggior consenso.
Il film, per chi col mito della forza ci è cresciuto, è davvero un risveglio dal letargo. Perchè chi poteva immaginare una manciata di anni addietro che la saga sarebbe continuata? Con la trilogia prequel 1999-2005 George Lucas cercò di colmare quel vuoto di concetti che avevano portato al primissimo Star Wars nel 1977, suturando con mano maldestra il taglio esistente tra vecchia e nuova generazione . Oggi però tutto cambia, perché per la prima volta davanti a noi non c’è un capitolo di Star Wars da raggiungere, ma la vastità del possibile narrativo che pesca direttamente dalla fantasia degli sceneggiatori.
Il risveglio della Forza, rispettando i canoni estetici della tradizione, inizia con lo sfondo stellato su cui scorre un rapido riassunto degli eventi trascorsi da Il ritorno delle Jedi tra le avvolgenti note create da John Williams. Il nerd che c’è in ognuno di noi vibra sottopelle e il cervello si disconnette dalla realtà attivando solo cuore e passione. Inizialmente facciamo la conoscenza del pilota di X-Wing Poe Dameron (Oscar Isaac), venuto in possesso di un importante stralcio di informazioni che permetteranno ai ribelli di congiungersi con Luke Skywalker, disperso tra le stelle da molti anni. Le informazioni passano poi in mano a BB-8, l’adorabile robottino palla che eredita il testimone di droide compagnone dall’ormai obsoleto R2-D2. Quando BB-8 cadrà nelle mani della cacciatrice di cianfrusaglie Rey e il suo nuovo amico Finn, il destino scriverà per loro una pagina memorabile in cui compariranno Han Solo, Chwebacca, il Millennium Falcon, Leila Organa e un misterioso legame tra vecchie e nuove generazioni.
Ad ostacolare i loro piani ci sarà l’erede dell’impero galattico, Il primo Ordine, guidato da un gigantesco signore oscuro (il leader supremo Snoke) e il suo spietato apprendista Kylo Ren (Adam Driver), dell’ordine dei cavalieri di Ren. Spada laser cruciforme, sguardo assassino, elmo darthvaderiano, lato oscuro. Tutte gli ingredienti necessari per fare un Sith, anche se di Sith qui non si parla. Va considerato che siamo in un’epoca dove Jedi e Sith sono miti perduti nel tempo, taciuti come racconti implausibili perfino dai due nuovi protagonisti ed in cui la contrapposizione più rimarcata nel film è tra luce e oscurità, non tra ordini che ne portano i vessilli.Questo è un aspetto molto gradevole del film poichè si riscopre il misticismo tipico di Star Wars – Una nuova Speranza e si abbandona la visione antipatica di una forza controllabile solo grazie ad un alto numero di midiclorian nel sangue. La forza è intorno a noi, pervade ogni cosa ci circondi e per controllarne il flusso bisogna aprirsi ed ascoltare, midiclorian a parte. Una visione mistica tipica delle religioni orientali che ispirarono il George Lucas dell’alba dei tempi nello scrivere la saga che noi tutti amiamo, una saga per inciso non più tirata noiosamente a lucido, dove nulla è sporco o vecchio o lercio, ma una saga dove l’idea di consumato regna grazie ad una CGI volutamente “zozza”. Le fusoliere degli X-wing sono macchiate di ruggine nello stesso modo con cui il Millennium Falcon è ritornato ad essere quel catorcio che spesso Han Solo avvia a suon di pugni. Nulla è falso nel film o luccicante, tranne l’armatura di Capitan Phasma (Gwendoline Christi) ovviamente.
Il film funziona bene e i minuti volano veloci come l’X-Wing di Dameron Poe. Harrison Ford si conferma come un’attore della vecchia guardia che, seppur attempato, gioca a rifare lo Han Solo del 1977. Stesso atteggiamento spaccone e stesse battute acide verso la principessa Leila, ormai divenuta generale della resistenza. Diversamente il potente Primo Ordine si rivela come un’organizzazione efficiente, che non procede per tentativi nella riuscita del suo piano di distruzione dei pianeti della Repubblica benchè Kylo Ren non si riveli un leader carismatico all’altezza del suo idolo ispiratore Darth Vader, osteggiato spesso per vanità ed orgoglio carrieristico dal Generale Hux (Domhnall Gleeson).Ma se tutto è così perfetto, cosa stona in questo nuovo Star Wars? Sicuramente la scarsa presenza di contese a spada laser. Il finale ci ripaga in pieno ma siamo lontanissimi dagli interminabili scontri Jedi v. Sith di un tempo, forse perchè ne Il risveglio della forza non ci sono ne gli uni ne gli altri. Se aggiunto alla scoperta autodidatta delle vie della forza, il nostro naso si storce di suo, senza controllo alcuno. Previsti 600 milioni di debutto nel primo week-end mondiale, gli analisti stimano un superamento di Avatar alla fine della sua corsa, con cifre stellari di oltre i 2.7 miliardi di dollari e JJ Abrams sarà eletto nuova gallina dalle uova d’oro, altro che Super8.