Un sequel non privo di sviste e scivoloni, ma che mantiene una sua dignità e prosegue l’epica storia dell’universo di Star Wars
Lo si aspettava da più di trent’anni e il primo sequel della vecchia trilogia di Star Wars è finalmente giunto nei cinema. Da allora sono cambiate molte cose, l’universo di questo franchise si è ingrandito a dismisura con l’Extended Universe (libri, fumetti e videogiochi), l’uscita di una trilogia che facesse da prequel e l’arrivo di Disney negli affari con l’acquisto della Lucasfilm. È stata forse esagerata la quantità di pubblicità a tema che si è vista in questi ultimi giorni sui media e per strada, ma l’obiettivo è stato centrato in pieno: il 16 Dicembre i cinema erano pieni tanto di fan accaniti quanto di persone che Star Wars lo conoscevano solo di nome. Dunque, Episodio VII: Il risveglio della Forza è all’altezza delle aspettative?
Un Lato Oscuro poco attraente…
L’ideazione di questo film deve esser stato un processo sicuramente molto difficile e delicato. C’era l’ovvia necessità di proseguire la storia che si era interrotta con Il ritorno dello Jedi, ma allo stesso tempo si sarebbero dovuti introdurre personaggi nuovi, possibilmente sconosciuti. Insomma, bisognava far contenti i nostalgici e al contempo attirare un pubblico vasto di curiosi, soprattutto fra i giovani ora che Disney aveva le mani in pasta. Il risveglio della Forza riesce in tutto ciò, ma dosa abbastanza male gli ingredienti. I protagonisti sono tutti ragazzi giovani, inesperti, qualcosa in cui gli spettatori più piccoli possono identificarsi, e fin qui tutto bene. Il problema emerge nel momento in cui anche generali di eserciti e potentissimi guerrieri che usano la Forza vengono interpretati da attori giovani, perché a questo punto il film inizia a perdere credibilità. Vi ricordate il Grand Moff Tarkin ne Una nuova speranza? L’autorità e l’austerità che la figura interpretata da Peter Cushing esercitava in coppia con Lord Vader si poteva sentire sulla pelle. Ebbene in Episodio VII manca una figura di rilievo che dia veramente un senso di unità al Primo Ordine, l’eredità dell’Impero Galattico. Azzeccatissimo, invece, è il nuovo design degli Stormtrooper, ora molto più aggressivi di prima, tanto nelle nuove armature scintillanti quanto nei modi, e decisamente più brutali. Soldati a parte, dunque, il problema degli antagonisti di questo film è che essi mancano completamente di charme: il cupo pseudo-Sith Kylo Ren, nel mostrarsi personaggio afflitto da dubbi e perplessità finisce per risultare ridicolo in più di una scena, il Generale Hux, come già accennato, ottiene un 1 sul tiro di dadi per il carisma, il Capitano Phasma, dal concept estetico molto interessante, manca completamente di un ruolo nella trama, e altri che non possono essere citati per evitare spoiler.
Il nuovo design degli Stormtrooper è davvero accattivante – Photo credit: Fotogramma del trailer ufficiale utilizzato a scopo informativo
…e un Lato Chiaro decisamente più interessante
La qualità del film si risolleva nel momento in cui si prendono in considerazione i “buoni”, con un’ottima recitazione da parte di entrambi gli attori protagonisti, Daisy Ridley nel ruolo di Rey e John Boyega in quello di Finn, a cui sono stati assegnati personaggi abbastanza accattivanti e con diversi misteri irrisolti sul loro passato che lasciano sulle spine gli spettatori al termine della visione del film. La presenza di Han Solo e di Leia era immancabile e non si riesce a non provare tenerezza vedendo Harrison Ford e Carrie Fisher così invecchiati, peccato per quel paio di scene mielose di troppo che potevano tranquillamente mancare. Su tutti risalta Oscar Isaac, nel ruolo dell’asso della Ribellione Poe Dameron, che porta sullo schermo una performance davvero ottima, seppur minata da un personaggio a volte troppo burlone per le situazioni in cui si ritrova. La comicità, infatti, aspetto caratteristico di tutti gli episodi di Star Wars usciti fin’ora, è abbastanza mediocre ne Il risveglio della Forza, alternando momenti di simpatica ironia a battute piuttosto becere.
Un’eco che rimbomba
Sono numerosissimi i riferimenti alla prima trilogia, forse sin troppi. La volontà di compiacere i fan di Star Wars pare aver accecato un po’ gli sceneggiatori, portandoli a creare un film che di base ricalca quasi punto per punto gli avvenimenti di Episodio IV: Una nuova speranza, inserendoci nel mezzo scene riprese dai due episodi successivi. Di materiale originale non rimane moltissimo, ma almeno è di buona qualità. Tralasciando questi aspetti, dunque, nel complesso la sceneggiatura è apprezzabile, sebbene siano numerosi i dialoghi che stonano completamente con il ritmo della narrazione e la linearità della trama lasci un po’ con l’amaro in bocca gli apprezzatori dei grandi complotti e di scene cariche di epicità. Molto belle sono le scene iniziali del film, nelle quali vengono presentati i protagonisti: scenari evocativi, pieni di dettagli e chicche che portano lo spettatore a riconoscere una continuità temporale con gli episodi precedenti senza finire sull’ovvio e sul banale.
Qualcuno ha detto Apocalypse Now? – Photo credit: Fotogramma del trailer ufficiale utilizzato a scopo informativo
Risveglio un po’ troppo brusco
I marchi di fabbrica che contraddistinguono l’universo di Star Wars sono senza dubbio la Forza e le spade laser. Laddove le seconde vengono inserite in modo sensato all’interno della narrazione e vengono utilizzate maldestramente da personaggi che di esperienza effettivamente non ne hanno, la Forza diventa un’elemento privo di tutte le regole a cui ci avevano abituato i film precedenti e l’Extended Universe. I personaggi che sono in grado di percepire ed usare la Forza in questo episodio hanno poteri di gran lunga esagerati per i loro ruoli: laddove Sith potenti come Vader riuscivano a lanciare qualche oggetto e a strangolare a distanza i nemici dopo anni di addestramento, ne Il risveglio della Forza i personaggi paiono avere qualche talento innato che permette loro di usare abilità molto potenti senza alcun problema. Oltretutto questa maestria nel controllo della Forza a volte c’è e a volte scompare, portando a qualche scena un p0′ imbarazzante. Questa scelta è stata probabilmente dovuta alla necessità di creare dei personaggi che potessero catturare l’attenzione dei giovani di oggi, che sono abituati a meravigliarsi vedendo ben altro che una ringhiera scagliata via con la telecinesi.
Conclusioni
Il regista J. J. Abrams ha fatto tutto sommato un buon lavoro, considerando l’onere di mandare avanti una saga così popolare e le fortissime pressioni di Disney per rendere il film consono ad una campagna di marketing adatta a tutta la famiglia. Dal punto di vista tecnico tutto è molto curato, dalle riprese alle location, dai costumi alle scene dei combattimenti, peccato per l’introduzione di qualche personaggio in una computer grafica che stona moltissimo, un po’ come era capitato con l’Orco Pallido e altri personaggi ne Lo Hobbit di Peter Jackson. Anche il doppiaggio italiano e le musiche, composte da John Williams in persona, sono azzeccati e queste ultime uniscono con perfetta armonia i pezzi già celebri a quelli ideati per l’occasione.
Sarebbe ancora prematuro fare critiche astruse su questa nuova visione del mondo di Star Wars, privo del tocco di George Lucas, i cui consigli non sono stati presi in considerazione nella realizzazione del film, e in cui l’Extended Universe è stato quasi del tutto ignorato. Bisogna però ammettere che, nonostante i numerosi alti e bassi, questo primo episodio sia nel complesso godibile e che sia un ottimo punto di partenza per un nuova interessante trilogia.
Le riprese riprendono fedelmente lo stile della vecchia trilogia di Star Wars – Photo credit: Fotogramma del trailer ufficiale utilizzato a scopo informativo
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