E’ spesso difficile la trasposizione cinematografica delle favole. Ci sono da mantenere le ambientazioni (anche se con la grafica computerizzata è un compito diventato più semplice), le atmosfere sognanti, le caratteristiche accentuate ed eclettiche dei personaggi, la morale ed i contenuti. “Stardust” di Matthew Vaughn (lo stesso di “Kick Ass” e “The pusher“) riesce in pieno in questa missione non semplice, e racconta attraverso le immagini la favola dell’amore. Ma badate bene, non bisogna lasciarsi ingannare da questa affermazione, perchè il film non è un melenso polpettone di situazioni melodrammatiche e struggenti alla maniera di Sparks, ma è a tutti gli effetti una vera e propria favola, ironica nei momenti giusti e soprattutto sognante. Non manca niente per condire l’immaginario più infantile e romantico degli spettatori e così vediamo unicorni, streghe, cacciatori di lampi, stelle cadenti, fantasmi, mondi lontani e magici, magia e tanti buoni sentimenti. La storia è quella di Tristan, baldo ma impacciato giovane interpretato da Charlie Cox, che tenta di dimostrare, alla ragazza che ama unilateralmente, i propri sentimenti e per questo decide di portarle una stella cadente (altro che l’incivile e patetica scritta sul muro di “Tre metri sopra il cielo“!): Yvaine interpretata da Claire Danes, radiosa e dolce, piuttosto distante dalla Giulietta che ha interpretato per Baz Luhrmann. Ma portare la stella cadente, che intanto è braccata da alcune streghe in cerca del suo cuore per ringiovanire, e da due discendenti al trono che si sfidano per il ruolo di re, è impresa ardua, non solo per via di imprevisti improvvisi, ma anche per via dei sentimenti che pian piano diverranno più chiari. Dunque, è una storia d’amore ma è anche molto altro. E’ una storia di coraggio e speranza, di chi insegue con ostinazione il proprio destino romantico ed è disposto a tutto per compierlo. E’ una storia di ricerca di immortalità, è un storia di finzione per mantenere il controllo, è una storia di fraticidio pur di raggiungere una posizione di potere. Sono tante storie chiuse in un’unica favola magica. Favola appunto, in cui ad affiancare i due protagonisti troviamo due veterani come Michelle Pfeiffer, ancora una volta nei panni sensuali di una sedicente strega in cerca della giovinezza eterna, e Robert De Niro, nei panni di un gaio comandante, il capitan Shakespeare, con il vizio del travestimento e di “Orpheus in the underworld” di Offenbach. Entrambi sono l’anima di questa favola romantica perchè ne incarnano la reale essenza di ironia e magia, e Vaughn non può che omaggiarli con primi piani meravigliosi e piani sequenza che ne esaltano le doti teatrali.
L’amore. La ricerca ossessiva dell’amore sta alla base della letteratura da sempre ed ovviamente il cinema non può essere immune dalla carica esplosiva di questo sentimento. Vaughn prova a spiegarcelo attraverso le vicende di due giovani, riuscendo incredibilmente a rendere le loro vicende universali nonostante “Stardust” sia una fiaba. Il destino che permette di incontrare l’amore della vita casualmente, inconsapevolmente, è un messaggio di vita. Il superamento di un amore ormai passato, in favore di uno nuovo, magari più lucente, secondo il detto popolare “chiusa una porta si apre un portone“, non può che essere un monito ma anche un urlo di speranza, purché alla fine trionfi l’amore.
La ricerca. Questo è un film sulla ricerca. Tutti i personaggi inseguono qualcosa, qualcosa che credono essere nel proprio destino, che sia l’amore vero, che sia la giovinezza di un tempo, che sia una vita oltre la propria città, che sia l’avventura, che sia il potere o la gratificazione. In questa pellicola c’è tutto il mondo, non solo quello dei giovani e degli adolescenti, ma anche il mondo degli adulti, ed ovviamente una favola è il miglior strumento per raccontare questa storia, dove il lieto fine risolve la situazione attraverso la speranza.
C’era una volta “Stardust“, e speriamo che in futuro ci siano più film come questo.
Voto 8/10