Start up: senza formazione chiude, il 50% cessa l’attività entro un anno e l’80% non arriva a 5. Max Formisano: “Importante essere motivati, ma non trascurare formazione e soft skills, come comunicazione efficace, automotivazione e motivazione dei collaboratori, gestione ottimale del tempo.”
Secondo il registro delle Camere di Commercio, in Italia sono circa 2.158 le start up, ovvero imprese neonate che rispettino determinati requisiti, tra i quali essere state costituite da meno di 4 anni ed avere un fatturato inferiore ai 5 milioni di euro. Dal 1 gennaio 2014, 400 nuove imprese hanno avviato la propria attività.
Molti di questi nuovi imprenditori sono ex lavoratori dipendenti che, avendo perso il lavoro o stanchi di aspettare un aumento che non sarebbe mai arrivato, decidono di fare tesoro delle proprie esperienze ed avviare una propria attività. E’ questo l’esercito dei nuovi manager, lavoratori con un’approfondita conoscenza pratica del settore nel quale vanno ad inserirsi ma, talvolta, senza avere alle spalle il giusto background dirigenziale.
“Avviare un’attività in proprio comporta numerosi rischi, sia di carattere economico, sia psicologico, per questo una forte motivazione deve essere alla base del progetto. E’ un grave errore pensare di mettersi in proprio come ripiego, senza sentire quella chiamata che differenzia l’animale imprenditore da tutti gli altri. E’ un lavoro difficile: senza passione è impossibile riuscire – ha commentato in una nota Max Formisano, formatore professionista specializzato proprio nella formazione di manager e figure dirigenziali – Altra cosa fondamentale è la piena consapevolezza di ciò che si sta per fare. Il lavoro dell’imprenditore è ben diverso da quello del lavoratore, seppur specializzato.
Ad esempio, il pizzaiolo che decide di aprire una pizzeria, ignora che fare una buona pizza, adesso, è solo uno dei prerequisiti che deve avere. Il suo lavoro principale ora sarà ben altro: acquisizione clienti, fidelizzazione, ottimizzazione dei costi, selezione e formazione del personale, lettura analitica di un bilancio e così via. La grande mancanza di una preparazione mirata è l’errore più diffuso tra i nuovi imprenditori, ed è il motivo per cui il 50% delle start up non dura più di un anno e l’80% non arriva a 5“.
“Per qualsiasi tipo di lavoro serve un’adeguata formazione, e questo vale in misura maggiore per quelle figure che ricoprono ruoli decisionali e che avranno il compito di gestire altre persone.Oltre a conoscere il settore dell’attività, la normativa in merito e gli aspetti relativi ad amministrazione e contabilità, il neo imprenditore deve focalizzarsi anche sulle cosiddette “soft skills“. Tra le più importanti: la conoscenza delle tecniche di comunicazione efficace, automotivazione e motivazione dei collaboratori, imparare a gestire il proprio tempo e quello dei collaboratori per incrementare l’efficacia personale, individuazione degli obiettivi da raggiungere. In questi casi io suggerisco la formula Individua l’essenziale e invalida il resto. E’ impensabile riuscire a fare tutto, si finirebbe per fare in modo approssimativo e superficiale la maggior parte delle cose. Concentrarsi su poche cose importanti aiuta ad organizzare al meglio il lavoro e a massimizzarne i risultati”.