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Startup: tra unicorni e conigli

Creato il 01 marzo 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

UnicornoLa cosa sicura è che l’ecosistema delle startup non è un luogo noioso; è sufficiente distrarsi due mesetti e salta fuori un nuovo trend o, come in questo caso, un termine che tutti usano per definire un sottoinsieme di aziende.

Nel 2015 protagonisti furono gli unicorni: le pochissime startup (152 secondo CB Insight) che riescono a raggiungere una valutazione di almeno 1 miliardo di USD e di fatto si impongono come leader globali nel loro settore.

Ciò però non vuol dire che le startup, pur senza diventare simili colossi, non possano prosperare e innovare diventando dei RABBIT, secondo molti le star del 2016. L’acronimo vuol dire Real-Actual-Business-Building-Interesting-Tech e la definizione stessa ci trasmette l’idea di aziende che sviluppano prodotti ad alta tecnologia con una buona solidità economica.

Da questa osservazione analitica viene una considerazione più generale: dopo alcuni anni passati a spiegare al pubblico, ai potenziali investitori e ai professionisti italiani che cosa sono le startup, è ora di fare un passo successivo. Le startup innovative non sono altro che iniziative imprenditoriali come tutte le altre: alcune (poche) cresceranno a dismisura, altre falliranno e molte raggiungeranno una loro dimensione che permetterà loro di fare business e, se sapranno mantenere il loro DNA originario, continuare a sviluppare nuove tecnologie da proporre come prodotti innovativi.

Così commenta Simone Cimminelli, Managing Director di iStarter, acceleratore di startup nato a Torino e ora di base a Londra: “L’Italia e’ il Paese della piccola media industria. Non abbiamo una tradizione di alta standardizzazione e volumi, noi siamo la Nazione della creativita’ e della cura maniacale del dettaglio. In questo contesto, le startup sono l’evoluzione del nostro tessuto produttivo, punto”.

A prescindere da quale sarà il trend nel mercato degli investimenti nel biennio 2016-17, la previsione più probabile è che vedremo startup già con qualche anno di esperienza dedicarsi meno alla spasmodica ricerca di investimenti e maggiormente a una crescita organica con maggiore attenzione alle vendite.

di Giovanni Testa, avvocato in Torino.

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