[e si badi bene che il titolo di questo post dice la poesia e il Natale, e non la poesia del Natale ]
Insomma, ultimo sabato pomeriggio prima del grande Avvento. Frenesia da shopping natalizio, regali last minute, corse per comprare il panettone dove sta in offerta e messaggi di gruppo su whatsapp per vedersi tutti alle 22 a casa di Luca a farsi gli auguri.
A questo solito ormai trito e rit-rito trantran, s’è aggiunto quest’anno il fenomeno Star Wars. Orde di ragazzini – pardon, ragazzoni, giacché i fan più veri so’ tutti nerd attempati – invasati ovunque, gadget futili di ogni genere (t-shirt, maschere, tazze, penne, cover per qualunque cosa sia da coverare e, chevelodicoafare, SPADE LASER come se piovessero – ci scometto, il più venduto di Natale 2015), marketing e le pubblicità hanno cavalcato l’onda, sbizzarrendosi in tutti i modi possibili – credo che il massimo sia stato vedere un pacchetto di fazzolettini per il naso con il mantello di Darth Wader – ed anche gente che sembrava perbene all’improvviso diventa fanatica e pare che aspettasse questo evento dalla notte dei tempi.
In realtà, è anche vero che ogni anno c’è l’effetto cine-panettone, quel film che tutti devono per forza andare a vedere e che, con casualità leggermente calcolata, esce proprio durante Natale (si vede che in sto periodo i cineasti sono più produttivi). Da bambini si andava a vedere la fiaba Disney, diciotto anni fa c’è stato il tormentone Titanic, il comico di turno ce prova con il suo prodotto nostrano con battute di dubbio gusto, poi c’è sempre l’infornata dei fantascientifici con guerre di alienati e alienoidi, e l’immancabile trend dei film con animali con superpoter strappalacrime.
Ho appena letto la divertentissima tavola di ZeroCalcare sul film – state tranquilli che non vi spoilera nulla – mi sono fatta due risate e mi sono convinta nuovamente che non andrò a vedere il film per il semplice motivo che 1) non mi interessa dato che 2) sono rimasta a quando Ian Solo era il protagonista ed era interpretato da Harrison Ford, e per me va benissimo così. Fuori dal cerchio magico cinematografico, posso concentrarmi su altro. Certo, i regali di Natale, il panettone e via dicendo. Ma anche su un comunicato stampa d’emergenza che arriva nella mia posta personale: leggo. Proviene dagli amici di SassiScritti ma mi stupisce il tono con cui è scritto e anche l’uso di grassetti nella mail.
Poesie per farsi coraggio è l’iniziativa di cui si parla, nata per diversi motivi: in quel dell’Alta Valle del Reno, il punto nascite dell’Ospedale di Porretta è stato chiuso, il tratto di ferrovie e di collegamento non riesce a esser terminato, il Tribunale è stato chiuso (non avevo idea che si potesse chiudere un tribunale! Ma, sarà legale?!, viene da domandarsi), 240 posti di lavoro sono in dubbio nelle fabbriche di Metalcastello e Demm, a seguito dell’acquisto da parte di Philips. L’assurdità di questa situazione che sembra aggravarsi su tutti i fronti ha portato alla mobilitazione generale dei lavoratori, che hanno costituito un presidio permanente con il sostegno dei sindaci cittadini.
Così SassiScritti ha deciso di schierarsi con gli operai dal futuro incerto, simbolo di una provincia in cui l’intero sistema si sta complicando.
Abbiamo deciso di non rimanere in silenzio, perché siamo piccoli quindi diffidenti nei confronti di queste mostruose manovre politiche-economiche e perché occupandoci ormai da anni di portare i linguaggi dell’arte in luoghi “ai margini”, ci è sembrato importante ribadire il valore della poesia e dell’arte soprattutto in momenti d’emergenza, in cui idee nichilistiche sembrano oscurare i progetti.
Tutto ciò mi ha fatto pensare a un verso di Rilke, il cui senso era all’incirca questo: «che cos’è il bello, se non l’emergere del tremendo», frase, intento e modus vivendi che non posso che condividere e che in momenti come questo realizza tutta la sua verità e compiutezza. La poesia è un’arte difficile, complicata, sia nella sua pratica che nella sua condivisione. Ciò che mi ha colpito e ho apprezzato di questo evento è il suo essere così concreto, tangibile e presente. Questo suo essere un atto di resistenza, poetica, ma anche politica e civile.
A tal proposito ho letto due articoli interessanti oggi: il primo, viene dal blog della Lipperini e denuncia non solo tutte quelle case editrici a pagamento che fanno il solito giochetto con gli autori emergenti: «ciao, ci piace come scrivi, ti pubblichiamo se ci dai i soldi, ti compri tot copie e te le distribuisci da solo!», giochino nel quale cadono molti pescetti col desiderio irrefrenabile di vedere il proprio nome su un testo; e denuncia anche una ben più grave mancanza (nel quale, nostra culpa, rientriamo anche noi di Temperamente), ossia il fatto che praticamente nessun blogger o influencer o giornalista in Italia ormai scriva e parli o recensisca poesia.
Perciò, giustamente, di cosa stiamo parlando quando parliamo di poesia
quando diciamo che la poesia è morta? Siamo noi che l’abbiamo uccisa, non curandocene, abbandonandola, astraendola, allontanandola dalla realtà, relegandola nei libri, quelli che non si toccano ma si comprano per fare bella figura e tenere in libreria, in esposizione, da prendere ogni tanto per instagrammare qualche citazione a caso. Forse è vero che “i lettori forti non sanno leggere”, titolo del secondo articolo interessante che ho letto oggi, che sottolinea quanto è facile ammantarsi di cultura solo per fare gli snob e dimenticarsi qual è il fine ultimo della lettura, e che il significato di libri, letteratura e scrittura è sempre e solo uno: dire la verità, raccontare una storia, anche inventata, ma che contenga qualcosa di vero.
Ed è propro per questo motivo che esiste la poesia, e che qualcuno la fa, per dare coraggio, resistere e sostenere, in un modo pratico e teorico insieme… in modo del tutto “poetico”, direi.
In barba a chi dice che la poesia è morta, che non se la fila più nessuno, che non ha più senso scrivere poesie e che è meglio andare al cinema. Chissà, magari poi ci sarà qualcuno che scriverà poesie su Star Wars (?), fatto sta che tra un regalo e l’altro, io di sicuro quest’anno ci infilo anche qualche libro di poesia.