Nella prima parte della serata l’attrice affronta il tema della luce, nella seconda quello del buio, e nell’ultima il problema del tempo. L'eterna domanda dell'individuo di fronte all'infinità, al mistero dell'universo, è affrontata da una donna, che è anche madre. Le risposte sono quelle della religione, della nostra tradizione biblica, ma anche quelle della poesia e del teatro, seguendo la visionarietà metafisica di Dante e la concretezza delle passioni umane in Shakespeare.
Trovano spazio anche le scienze, attraverso la figura di Einstein, che compendia in sé le ricerche della fisica sull'infinitamente grande e sull’infinitamente piccolo. Un percorso che approda a una nuova consapevolezza: "Io ora so che non raggiungerò mai la mia radice, ma che la mia radice esiste – dice Lucilla Giagnoni - Non conoscerò mai il mistero che sta là in fondo al buio, ma so che una verità c'è". Lo spettacolo è stato registrato al CERN di Ginevra, alla Sinagoga di Casale Monferrato e al Teatro Coccia di Novara.