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"stato civile?" "veneto" [cit.]

Creato il 02 marzo 2011 da Pesa

Finalmente riuscimmo a rimanere soli, io e lei. All'interno di quella piccola e silenziosa stanza niente poteva disturbarci; c'era gli sguardi indiscreti dei soliti curiosi, ma a noi sembravano lontani anni luce. 

La accarezzo, è calda, delicata, forse un po' troppo "bianca", ma non è rilevante, l'importante è che ci sia sostanza all'interno. L'involucro, il corpo, è una semplice facciata, il bello, lei, ce l'ha dentro, e nonostante ciò è un piacere anche per gli occhi; è quel tipo che vedi un po' ovunque, con il quale puoi usare la frase «Ci siamo già visti da qualche parte? Mi ricordi qualcuno». Ma io, si sa, sono un uomo rude e poco incline al romanticismo, quindi punto subito al sodo. Sfioro impercettibilmente le parti più importanti, i piccoli gemiti che emette mi fanno capire che il mio intento è stato raggiunto. È finalmente pronta.Non sta più nella pelle, inizia a muoversi, piano inizialmente, poi aumenta l'andatura. Sembra percepire un piacere che non provava da tanto tempo ormai, come se un grande dolore in passato l'avesse afflitta e ora, invece, è libera e ben disposta a compiere il suo "lavoro"; giusto ieri è stata a controllo, le hanno detto che tutti i suoi problemi son stati risolti. Una piccola cura e passa tutto. 
Io la guardo speranzoso e impaziente, non mi azzardo a proferir parola, e porto in cuor l'augurio che tutto finisca nel migliore dei modi; ma si sa, gli imprevisti son sempre dietro l'angolo.
Emette un suono stridulo, si ferma. Son un po' spaventato, dopo una piccola controllatina riprende. Io le chiedo se è il caso fermarci, ma lei non può, non vuole, aspettare. Sembra andare tutto bene quando ecco ancora una volta quel gemito. Mi fermo e sento un brivido lungo la schiena, non voglio neanche pensare cosa sta accadendo, ma devo farmi forza e non fermarmi, non è ciò che lei vuole, e nemmeno io. Metto una mano li dentro, quando la tiro fuori è umida, bagnata da un oscuro colore. Penso al peggio. Ripete per due volte sempre le stesse lamentele e gli stessi problemi. Decido infine di interrompere questo calvario e non andare oltre, non si può proseguire così, bisogna porre un rimedio. Chiedo aiuto in giro, ma nessuno può darmi una mano, tutti troppo indaffarati sui loro piccoli e inutili mondi. A questo punto la soluzione definitiva: prendo il telefono. 
«Buonasera, ascolti ieri siete venuti per ricaricare le graffette della fotocopiatrice, di fatti con quelle non abbiamo più nessun problema. Solo che ora la carta si inceppa sempre nel solito punto, quindi devo aprire e dare ogni volta una controllata, pensi che ho le mani tutte sporche di inchiostro. Riuscite a venire in giornata o rimandiamo direttamente a domani?». 
«Eh mi spiace, stasera è impossibile, quindi domani mattina, sperando che non vi serva»
«L'importante è che sia pronta per venerdì, grazie mille, buona giornata.»
Mesto abbasso la cornetta, mi giro, la guardo schifato, come si fa con il peggiore degli esseri umani, e penso: lurida stronza che non sei altra, neanche all'asilo mi riducevo così con l'inchiostro.

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