Abu Bakr al-Baghdadi, leader indiscusso dello Stato Islamico, sarebbe stato colpito durante un raid aereo delle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti e impegnata a combattere le forze jihadiste in Iraq e Siria. La notizia è stata riportata dal quotidiano britannico The Guardian, che cita una fonte accreditata dal collegamento con gruppi terroristici, secondo la quale le condizioni del Califfo sarebbero in netta ripresa, dopo alcuni momenti disperati, anche se al momento non sarebbe tornato alla guida dell’organizzazione.
Il Pentagono, però, sembra smentire la notizia. Il raid sarebbe confermato: il 18 marzo c’è stato effettivamente un raid aereo nella zona di al Baji, ma non vi è alcun motivo valido per ritenere plausibile la presenza di al–Baghdadi in quel luogo.
Le voci riguardo le sorti del leader dell’Isis sono state fin’ora numerose, da quelle fittizie in rete e sui social network, a quelle più accreditate provenienti ad esempio dal ministro degli Esteri iracheno, che a gennaio aveva affermato che il Califfo si sarebbe salvato miracolosamente da un attacco a Qaim.
L’ipotesi in questione pare però essere confermata anche da un diplomatico occidentale e da un funzionario iracheno, che hanno assistito al raid diretto contro un convoglio di tre veicoli nella zona di al Baji, mentre secondo il Pentagono, il raid non sarebbe stato rivolto verso degli obiettivi sensibili. Il funzionario, inoltre, avrebbe appreso immediatamente del ferimento di al – Baghdadi e di parte del personale al suo seguito. Notizia che, se confermata, potrebbe modificare drasticamente i deboli equilibri attuali, lasciando le forze dell’Isis senza una guida di riferimento.