"Qualsiasi sia la decisione della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione nella vicenda delle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta di Palermo l'importante è mantenere la segretezza delle telefonate del Capo dello Stato". Lo ha detto il Guardasigilli Paola Severino all'indomani della decisione del presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, di sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti della procura di Palermo.
Intercettazioni telefoniche: due pesi e due misure!
di Alessandro Sallusti. Napolitano ha denunciato la Procura di Palermo per attentato alla Costituzione che garantisce riservatezza assoluta alle conversazioni telefoniche del capo dello Stato. La vicenda riguarda la complessa e antica questione della presunta trattativa tra Stato e mafia per allentare la carcerazione dura ai boss in cambio di una sospensione degli attentati che in quegli anni, primi anni Novanta, insanguinavano l’Italia. Napolitano ne avrebbe parlato, appunto al telefono, in almeno due occasioni, con un ministro dell’epoca, Nicola Mancino, che preoccupato di essere trascinato dentro uno scandalo chiedeva protezione a destra e a manca. Quelle intercettazioni (sotto controllo era il telefono di Mancino) andavano distrutte a norma di Costituzione, ma così non è stato. Sono custodite in una cassaforte di Palermo e presto o tardi le leggeremo da qualche parte. Cosa illegale, esattamente come le conversazioni carpite a Silvio Berlusconi senza l’autorizzazione del Parlamento. E qui sta il punto. Napolitano sta subendo lo stesso trattamento criminale fino a ieri riservato dai pm all’ex premier. La sua denuncia sarebbe più credibile se come custode della Costituzione e capo del Csm, il capo dello Stato fosse intervenuto negli anni e nei mesi scorsi a difesa dei diritti del presidente del Consiglio, non certo inferiore ai suoi. Invece se ne è stato zitto, dando forza a pm imbroglioni e permettendo un linciaggio mediatico senza precedenti. Le conversazioni private di Berlusconi finirono sceneggiate in prima serata sulla Rai, perché mai quelle di Napolitano dovrebbero essere cancellate per sempre? Perché quando Berlusconi denunciava l’uso politico delle intercettazioni veniva deriso e ora Napolitano dovrebbe essere preso sul serio? E come la mettono Bersani, Casini e soci che ora non è il Cavaliere ma il capo dello Stato a sostenere che ci sono pm mascalzoni? Che fanno, portano in piazza il popolo viola con la costituzione in mano a difesa della magistratura perché «se non ora quando»? Perché il Csm non si è ribellato all’interferenza del Quirinale? Domande inutili, per tutte la risposta è una. Siamo circondati da una banda di ipocriti che usano la giustizia per fini politici. Godono delle disgrazie degli avversari anche se c’è il trucco e piangono come femminucce quando tocca a loro o ai loro amici. Noi, almeno, non cambiamo idea per convenienza e una volta tanto stiamo con Napolitano coda di paglia. Cioè dalla parte di un Paese civile.