Licia Satirico per il Simplicissimus
D’ora in poi la differenza tra prostituta semplice ed escort rileverà anche per il fisco: le Fiamme Gialle di Vicenza hanno segnalato all’Agenzia delle Entrate alcune signorine/signorini sconosciuti (solo) all’erario triste e solitario: le signore erano nullatenenti eppure proprietarie di appartamenti acquistati in contanti e di auto di lusso. Alcune si sono già accordate per pagare somme stratosferiche, sia pure a rate. Dopo mesi di indagini, la Guardia di Finanza del Veneto ha stilato una black list (o una bitch list?) di peripatetiche d’élite che non avrebbero mai denunciato i loro beni pur pubblicizzando in rete le loro attività “commerciali”. Corre voce che alcune, per limitare i danni, abbiano parlato di generose donazioni dei loro clienti, ora terrorizzati non dalle mogli ma da Equitalia: la gelosia, si sa, è sopravvalutata. I meglio organizzati erano però i gigolò: uno di loro dichiarava al fisco mille euro l’anno essendo proprietario di tre Suv, cinque fabbricati, quattro terreni e di un conto corrente dell’ammontare di 500.000 euro.
Ora capiamo a cosa si riferisse il presidente del Consiglio nel dire, durante la presentazione della nuova task-force anti-evasori, che contro l’evasione “si può e si deve fare di più”: indagare nel sommerso del mestiere più antico del mondo può essere più redditizio di un blitz a Cortina, a Sanremo o a Trastevere il sabato sera. Ruby e le Olgettine non dormono più sonni tranquilli: accantonato il premier benefattore con Leporello contabile, d’ora in avanti saranno cittadine come tutte le altre. Da Berlusconi a Befera, come a dire dal lettone di Putin al letto di Procuste: la sobrietà montiana è anche questa. Ma dovranno rilasciare ricevuta, scontrino, fattura o limitarsi a pagare le imposte sul patrimonio immobiliare? In tal caso, potranno rivolgersi a un prestanome di provata moralità per ottenere qualche agevolazione? E il cliente potrà includere la prestazione sessuale come spesa terapeutica, deducibile dal 730?
La notizia porta con sé una serie di riflessioni semiserie sul rapporto patologico tra questo Paese e il fisco. Sembra che la Guardia di Finanza si accorga dell’esistenza di indigenti possidenti solo ora che non abbiamo più un premier indulgente verso l’evasione fiscale, oltre che verso le escort. Eppure l’esistenza di redditi occulti può essere da tempo verificata attraverso una serie di controlli incrociati facilissimi da eseguire. Forse la presenza di inermi lavoratori dipendenti su cui infierire con continui aumenti di tasse ha rappresentato un efficace alibi contro una lotta costante alla fuga perenne dall’erario. Forse l’idea del condono, così simile a quella cristiana del perdono, era più gradita della ricerca di chi non voleva essere condonato né notato, senza tuttavia nascondere nulla delle sue provvidenziali rendite.
Impossibile, a questo punto, non pensare alle recenti dichiarazioni di Claudio Scajola sulla mafia come fattore di sviluppo e di modernizzazione. In una prospettiva del genere, perché non chiedere anche alla criminalità organizzata di mettersi a posto col fisco, in modo da evitare di fare la fine di Al Capone? La prostituzione è una delle principali fonti di reddito di queste organizzazioni, e se passa il principio per cui la prostituta deve pagare le tasse sarà necessario coinvolgere su larga scala tutti i soggetti della catena imprenditoriale. Un’impresa illecita che paga le tasse diventa virtuosa: magari può essere addirittura inserita nelle white list che rischiano di sostituire l’obsoleta certificazione antimafia.
Tacendo sulla tendenza perversa a stilare liste di buoni, di cattivi, di indesiderabili, e attendendo ancora la lotta ai grandi evasori (quelli dei conti correnti alle Cayman, dei patrimoni intestati a società fantasma, dei passaggi di denaro a scatole cinesi), non possiamo non pensare alla considerazione bipolare della prostituta.
Escort e battone dividono il Paese per censo e per status: le prime ornamento per pochi, costose attrazioni seriali per priapici plutocrati compulsivi, le seconde sfruttate e ridotte a cose, malviste dalla gente per l’oltraggio al decoro delle pubbliche vie e al buon costume. La prostituzione di strada scandalizza, preoccupa, sollecita punizioni esemplari per i clienti. Quella d’alto bordo viene invece tollerata e adesso sdoganata dal fisco come attività redditizia: a cinquantaquattro anni dalla legge Merlin lo Stato, magnanimo (o magnaccia?), incassa nuovamente la sua percentuale.