E’ ancora presto per brindare ma questa potrebbe essere la volta buona, la volta che l’Italia cambia sul serio. Il faccia a faccia di oltre due ore fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, infatti, potrebbe passare alla storia se solamente uno dei tre temi politici affrontati nell’incontro – riforma del titolo quinto della Costituzione, trasformazione del Senato in camera della autonomie, nuova legge elettorale sul modello bipolare – andasse in porto; se invece fossero approvati tutti e tre, allora si tratterebbe di vera rivoluzione e proprio per questo conviene rimanere cauti.
Del resto, il naufragio della Bicamerale, che per quindici mesi vide settanta parlamentari di entrambi gli schieramenti impegnati a riscrivere regole comuni e Costituzione, è ancora un ricordo fresco benché risalga al giugno 1998. La prudenza non deve però impedirci di vedere un fatto, e cioè che l’incontro nella sede Pd di largo del Nazareno da parte dei leader due principali schieramenti (eccettuato il polo grillino), segna a tutti gli effetti la nascita della Terza Repubblica, del tramonto dell’incomunicabilità muscolare fra destra e sinistra che ha drammaticamente segnato la Seconda.
La nuova era politica il cui primo vagito è stato il travolgente successo del Movimento5Stelle alle ultime elezioni politiche, si è definitivamente materializzata ieri. E c’è da augurarsi che alla sensazione di un cambiamento segua anche la sua realizzazione: i troppi treni persi – l’ultimo, la bocciatura referendaria della riforma costituzionale approvata nel 2005 dal governo Berlusconi, che era perfettibile finché si vuole, ma era una riforma - hanno fatto pagare al nostro Paese un prezzo altissimo. Spiazzando tutti, il sindaco di Firenze e il Cavaliere hanno dunque siglato un armistizio storico: speriamo che sia di buon auspicio.