di Nicola Pucci
Alla faccia di chi afferma che il numero 17 non porta sfiga. E’ il pettorale olimpico di Stefano Gross e per un niente non trova posto sul podio dello slalom a cinque cerchi di Sochi 2014, vinto da Mario Matt.
Stefano Gross – da it.eurosport.yahoo.com
E’ una medaglia di bronzo che non ti aspetteresti, quella che il ventisettenne bolzanino si vede soffiare da sotto il naso. Perchè la stagione di Coppa del Mondo non lo ha visto quasi mai comparire tra i migliori; perchè dopo la scoppiettante 2012 chiuso con tre piazzamenti sul podio è indietreggiato nelle classifiche l’anno dopo; perchè i risultati anonimi degli ultimi mesi hanno minato la sua sicurezza relegandolo ai margini del gotha della specialità. Ma l’Olimpiade, è arcinoto, è competizione che confonde i valori tecnici ed esula da pronostici certi e quindi… quindi sovente a far la differenza è più la spavalderia ed un tocco di sana incoscienza che la classe vera e calcoli da ragioniere.
La prima manche sulla Rosa Khutor Alpine Center pare disegnata apposta per i primi tre della starting-list, che si trovano sotto i piedi una pista liscia e priva di trabocchetti. Sono svedesi i primi due che scendono a valle, Andrè Myhrer che vanta cinque vittorie in carriera, e Mattias Hargin che ha palmares meno nobile. Li sopravanza un drago dei pali stretti, pettorale numero 3, Mario Matt, che col tempo di 46secondi 70centesmi balza al comando con un buon margine di vantaggio. L’austriaco è doppio campione mondiale dello slalom, St.Anton 2001 e Are 2007, e transita in testa ad ogni rilevazione intermedia. La sua sciata è pulita, efficace, esente da pecche e costringe gli avversari a dare il massimo per sperare di avvicinarlo. Non ci riesce il principe asburgico, Hirscher, che dopo la delusione del quarto posto in gigante si piazza nono ad 1secondo 28centesimi di distacco; ancor più lontano staziona il gioiellino norvegese Kristoffersen, incapace di ripetere le prodezze eseguite in Coppa del Mondo. A ridosso del terzetto in testa alla classifica provvisoria ecco invece un poker di talenti pericolosissimi nel gioco per le medaglie: Grange il francese che riemerge, Ligety l’americano che è fenomeno del gigante e non solo, Neureuther il teutonico che attende di piazzare la botta vincente, Pinturault l’atro transalpino che conosce l’arte dell’azzardo. Ma è Stefano Gross, numero 17 appunto al cancellotto di partenza, che azzecca la serpentina della vita e ferma il cronometro a 47secondi 45centesimi, pari merito con Hargin, in terza posizione.
Mario Matt – da sports.fr (foto reuters)
Si va alle manche decisiva e la vicenda accende l’entusiasmo per l’ultima prova di sci alpino alle Olimpiadi 2014. Giuliano Razzoli, campione olimpico a Vancouver 2010, abdica con una prova opaca fotografia della stagione e di un quadriennio più di ombre che di luci, Moelgg ci prova ma non ha fortuna. Il tracciato è aritmico, disegnato da quella volpe di Ante Kostelic, padre di Ivica che non è più quello di un tempo, e miete vittime illustri. Kristoffersen rinviene da lontano e chiuderà sul podio, terzo; tocca ad Hirscher e la sua seconda manche è degna del fuoriclasse quale lui è. La pressione è sulle spalle degli avversari che scendono dopo l’asburgico, Pinturault, Neureuther, Ligety e Grange vanno fuori, Hargin è lontano e per l’inezia di 5centesimi Stefano Gross, meraviglioso, si piazza quarto. Perchè poi Myhrer incespica sulla doppia angolatissima che tradisce i suoi sogni di medaglia e Mario Matt, campione assoluto, si va a prendere l’oro olimpico.
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